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Silvia Baraldini

Silvia Baraldini (Roma, 12 dicembre 1947) è un'attivista italiana, condannata negli Stati Uniti per "associazione sovversiva". Ha fatto parte negli anni sessanta, settanta e ottanta negli Stati Uniti del movimento rivoluzionario Black Panther Party che combatteva per i diritti civili dei neri. Fu membro anche di un'associazione parallela al BPP, l'"Organizzazione 19 maggio", legata al Black Liberation Army (BLA). Nel 1983 è stata condannata a una pena cumulativa di 43 anni di carcere (di cui molti passati in isolamento e carceri di massima sicurezza) negli Stati Uniti per i reati di concorso in evasione, associazione sovversiva (comprendente anche due tentate rapine a cui non partecipò personalmente, e tramutata in associazione a delinquere per commettere cospirazione secondo la legge RICO, una legge nata in origine per colpire la mafia) e ingiuria al tribunale, per non aver fornito i nomi dei compagni. Dopo la condanna si sono sviluppati negli Stati Uniti e in Italia gruppi di appoggio che ritenevano la pena sproporzionata e persecutoria, in quanto la Baraldini non partecipò direttamente a fatti di sangue e ipotizzando che, nella legislazione italiana, tali reati - corrispondenti pressappoco ai reati di procurata evasione aggravata, concorso morale in rapina e associazione sovversiva oppure associazione con finalità di terrorismo - avrebbero forse comportato una pena di circa 10 anni e probabilmente senza l'applicazione del c.d. carcere duro. Il forte sostegno alla sua causa da parte dei partiti di sinistra e di organizzazioni umanitarie ha portato alla sua estradizione in Italia nel 1999. Dopo alcuni anni di arresti domiciliari Silvia Baraldini è stata scarcerata il 26 settembre 2006 per effetto dell'indulto. In totale ha scontato circa 23 anni di reclusione.

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