Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Il sonetto è un componimento poetico, tipico soprattutto della letteratura italiana, il cui nome deriva dal provenzale sonet (piccolo suono, diminutivo di son: suono, melodia). Nella sua forma tipica, è composto da quattordici versi endecasillabi raggruppati in due quartine a rima alternata o incrociata e in due terzine a rima varia.
I Sonetti (Shakespeare's Sonnets) è il titolo di una collezione di 154 sonetti di William Shakespeare, che spaziano dai temi come lo scorrere del tempo, l'amore, alla bellezza, alla caducità e alla mortalità. I primi 126 sono indirizzati a un uomo, gli ultimi 28 a una donna. L'opera fu pubblicata da Thomas Thorpe in un in quarto nel 1609 col titolo stilizzato SHAKE-SPEARS SONNETS. Never Before Imprinted (sebbene quelli numero 138 e 144 fossero apparsi già nella miscellanea del 1599 The Passionate Pilgrim). Il quarto termina con un A Lover's Compliant, un poema narrativo. Il dibattito critico sulla paternità dell'autore è antico. Ai tempi non esisteva il diritto d'autore: chiunque poteva stampare opere senza il suo consenso, era sufficiente iscriversi all'apposito registro. Nonostante Shakespeare fosse ancora in vita, pare improbabile avesse dato la sua adesione alla pubblicazione. I motivi sono molteplici: non si menziona il suo nome nella dedica del frontespizio, l'ordine di successione dei sonetti è arbitrario e non lascia presumere una revisione dell'autore in vista della pubblicazione, alcune composizioni sono scadenti, imperfette e (le ultime due) di improbabile attribuzione a Shakespeare stesso, il quale avrebbe eliminato i componimenti dai risultati estetici meno felici. Il contenuto dei sonetti oltretutto, poteva apparire di carattere privato e non edificante, per molti. Nel 1640 si ha notizia di una ristampa ad opera di John Benson che, oltre a sopprimere otto sonetti, alterarne l'ordine e dividerli in sezioni intitolate arbitrariamente, trasformò tutti i pronomi maschili in femminili, cosicché apparissero indirizzati ad una donna, invece che al Fair Youth.
Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli (Roma, 7 settembre 1791 – Roma, 21 dicembre 1863) è stato un poeta italiano. Nei suoi 2279 Sonetti romaneschi, composti in vernacolo romanesco, raccolse la voce del popolo della Roma del XIX secolo.
Il Canzoniere, meno comunemente conosciuto con il titolo originale in latino Rerum vulgarium fragmenta (o, comprensivo del nome dell'autore, Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta, "Frammenti di componimenti in volgare di Francesco Petrarca, poeta coronato d'alloro"), la storia, raccontata attraverso la poesia, della vita interiore di Francesco Petrarca. Composto a pi riprese nel corso di tutta la vita del poeta, il Canzoniere comprende 366 componimenti in versi italiani ed una delle opere principali della letteratura italiana.
Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo è un sonetto di Guido Guinizzelli. Il sonetto descrive le emozioni del poeta al passaggio e al saluto dell'amata: l'amore assale e fa perdere ogni ragione all'amante. Tutto il componimento verte sullo sgomento creato alla vista dell'amata, che viene espresso molto efficacemente attraverso similitudini come il fulmine che entra dentro alla finestra di una torre (vv 9-10) e la mancanza di vita della statua d'ottone (vv 12-13). In complesso l'amore generato dall'apparizione della donna, rispetto agli altri componimenti, non produce più un gioioso stupore ma piuttosto un profondo sgomento. L'amore viene quasi percepito come un qualcosa di minaccioso o pericoloso. Viene trattato il tema dell'Afasia, cioè la consapevolezza della inadeguatezza degli strumenti del poeta per la descrizione dell'Amata, e per ciò il poeta soffre. E qui che Guido Guinizzeli ci sta dicendo che: "L'amore può uccidere se tu non sei pronto a riceve una bellezza tale, e tu potresti morire."
Guido di Guinizello di Magnano, più noto come Guido Guinizelli ma da alcuni citato come Guido Guinizzelli (Bologna, 1237 – Monselice, 1276), è stato un poeta e giudice italiano. Poeta di grande novità rispetto alla precedente Scuola siciliana e a quella toscana, è considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce stil novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo di cui la sua canzone Al cor gentil rempaira sempre amore è considerata il manifesto ufficiale. Anche se la sua biografia mantiene zone d'ombra, Guinizelli occupa un posto di rilievo nella storia della letteratura italiana; la sua produzione lirica fu molto apprezzata dai contemporanei e dallo stesso Dante Alighieri, che non esitò a dichiararlo, con ammirazione e commozione, padre suo e quindi maestro, nel canto XXVI del Purgatorio. È anche noto come giullare, che faceva divertire gli ammalati donando loro un po' di sorriso e affetto.
Amorum libri tres, conosciuto anche semplicemente come Canzoniere, è un'opera del poeta rinascimentale Matteo Maria Boiardo, probabilmente la più nota dopo l'Orlando innamorato. La raccolta si compone di 180 testi, scritti fra il 1469 e il 1476, ordinati secondo uno schema preciso di 60 componimenti per libro. Nel primo libro è espressa la gioia dell'amore corrisposto; nel secondo il dolore per il tradimento della donna amata; nel terzo l'aspirazione a un'elevazione spirituale. Il modello è il Canzoniere di Francesco Petrarca, ma vi sono differenze evidenti, sia nella vitalità della rappresentazione della natura (ricca di luci, colori, sensazioni), sia nel linguaggio, che conserva una forte impronta emiliana. Il titolo, di ispirazione ovidiana, si riferisce alla divisione dell'opera in tre libri. Ogni libro è formato di 50 sonetti, e 10 tra canzoni e ballate. L'opera è dedicata ad Antonia Caprara (citata anche nella prima ottava del secondo libro dell'Innamorato, canto sesto), conosciuta nel 1469 e a lui infedele, tanto di averla lasciata nel 1471, per quanto abbia continuato a scrivere il canzoniere per altri cinque anni. Il tono è sempre cortese e delicatamente lirico, la lingua è quella tipica del Boiardo ricca di dialettismi e latinismi. Le composizioni scorrono in modo melodioso ed armonico e formano un quadro incantato ed idillico riguardante il più cortese e gentile sentimento d'amore. Da notarsi i titoli che a volte il Boiardo pone alle composizioni, e in particolar modo a "Capitalias". Capita in Latino sono le lettere iniziali. Con Capitalias (ovvero con le lettere iniziali), il poeta ci suggerisce di guardare la lettera iniziale di ogni verso e, leggendole in verticale, vedremo il nome di Antonia Caprara. L'espediente metrico si rende perfettamente evidente nei primi quattordici sonetti del primo libro dove la prima lettera di ogni sonetto forma il nome dell'amata e a sua volta il quattordicesimo è un Capitalis. Piccole sottigliezze queste che contribuiscono a fare di questo canzoniere uno dei più raffinati e perfetti di tutta la letteratura italiana. Le atmosfere che si avvertono nell'opera sono delicate, sognanti, fluttuanti e il poeta sembra declamare i suoi versi, ma anche sussurrarli sottovoce preso dai tormenti dell'amore, ora vagheggiando la Primavera, ora lodando l'amata, ora lamentando la crudeltà d'Amore. Il testo è stato pubblicato nel dicembre 1489 a Reggio Emilia dallo stampatore Francesco Mazolo e nel marzo 1501 a Venezia, quindi da Antonio Panizzi nel 1835, da Gaetano Melzi nel 1845 e da Angelo Solerti nel 1894 (sulla base del Codice 1999 del Museo Britannico [fondo Egerton], datato gennaio 1477 e ritenuto da Carlo Steiner apografo). Un altro codice del XV secolo è il n. 47 di Oxford. Sulla raccolta hanno scritto, tra i primi, Enrico Thovez e Giulio Bertoni.
Alla sera è un sonetto composto da Ugo Foscolo nel 1803 e inserito dall'autore in testa ai dodici sonetti nella definitiva edizione delle Poesie. Esso è, infatti, una sorta di premessa generale al momento di disagio umano e politico che Foscolo stava attraversando. La sera offre, nel suo silenzio immobile, una momentanea immagine del dileguarsi di ogni forma di vita; il crepuscolo non è più sentito dal poeta come una drammatica sfida al destino, bensì come il perdersi dolce del sensibile e della vita stessa.
A Zacinto - originariamente conosciuto come Né più mai toccherò le sacre sponde, dal primo verso - è uno dei più celebri sonetti endecasillabi di Ugo Foscolo, scritto a Milano negli ultimi mesi del 1802 e nei primissimi del 1803. Il componimento è dedicato all'isola del mar Ionio (l'odierna Zante) dove Foscolo nacque, ed affronta il tema dell'esilio, da lui autoproclamato dopo la cessione della Repubblica di Venezia, che allora comprendeva Zante, da parte di Napoleone agli Austriaci, e della nostalgia della terra. Il poeta paragona la sua condizione a quella di Ulisse, che però fu più fortunato di lui in quanto riuscì a rimettere piede sulla sua amata Itaca, mentre Foscolo è condannato ad una "illacrimata sepoltura" (una sepoltura in una tomba su cui nessuno potrà venire a piangere) in terra straniera.