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Raffaello Matarazzo (Roma, 17 agosto 1909 – Roma, 17 maggio 1966) è stato un regista e sceneggiatore italiano.
L'intrusa è un film del 1956 diretto da Raffaello Matarazzo. Il film è tratto dal dramma La moglie del dottore (e questo è stato il titolo provvisorio di lavorazione del film) di Silvio Zambaldi rappresentato in teatro da diverse compagnie.
L'angelo bianco è un film del 1955 diretto da Raffaello Matarazzo. È il seguito di I figli di nessuno (1951).
Il serpente a sonagli è un film del 1935 diretto da Raffaello Matarazzo. È un giallo all'italiana ed è considerato un film perduto.
I figli di nessuno è un film del 1951 diretto da Raffaello Matarazzo, con Amedeo Nazzari ed Yvonne Sanson, tratto dall'omonimo dramma teatrale di Ruggiero Rindi e Vittorio Salvoni. È l'unico melodramma di Matarazzo a non avere un lieto fine. Matarazzo diresse anche un seguito: L'angelo bianco (1955).
Il cinema italiano è attivo sin dall'epoca dei fratelli Lumière. I primi filmati risalgono al 1896 e sono stati realizzati nelle principali città della penisola. Questi brevi esperimenti incontrano subito la curiosità del ceto popolare incoraggiando gli operatori a produrre nuove pellicole fino a porre le basi per la nascita di una vera industria cinematografica. Nei primi anni del novecento si sviluppa il cinema muto che avrà il merito di portare alla ribalta numerosi divi italiani e che troverà una battuta d'arresto alla fine della prima guerra mondiale.Negli anni trenta, con l'avvento del sonoro e la nascita di Cinecittà, il cinema italiano vive nuove fasi produttive, sotto il controllo politico e finanziario del regime fascista. Una nuova stagione si compie alla fine della seconda guerra mondiale con la nascita del cinema neorealista che raggiunge per tutto il dopoguerra un vasto consenso di pubblico e critica. Dalla metà degli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta, grazie al cinema d'autore, alla commedia all'italiana ed a molti altri generi, il cinema italiano raggiunge una posizione di grande prestigio sia nazionale che estera. A partire dagli anni ottanta, a causa di molteplici fattori, la produzione italiana attraversa una profonda crisi che non ha impedito la realizzazione di pellicole di qualità, premiate ed apprezzate in tutto il mondo.
Il cinema dei telefoni bianchi è un sottogenere cinematografico della commedia in voga in Italia tra il 1936 ed il 1943. Il nome deriva dalla presenza di telefoni di colore bianco nelle sequenze dei primi film prodotti in questo periodo, sintomatica di benessere sociale: uno status symbol atto a marcare la differenza dai telefoni "popolari" in bachelite, più economici e dunque maggiormente diffusi, che invece erano di colore nero. Altra definizione data a questi film è cinema déco per la forte presenza di oggetti di arredamento che richiamano lo stile internazionale déco, in voga in quegli anni. Parte della critica in anni più recenti la definisce anche commedia all'ungherese (con la famosa frase: "Andiamo a Budapest..."), perché, nonostante siano produzioni italiane, i soggetti e le sceneggiature di questi film sono spesso attinti da autori teatrali ungheresi, molto di moda in quel periodo storico; tali film erano spesso ambientati in stati immaginari dell'est europeo per ragioni censorie, in quanto argomento ricorrente di queste edulcorate commedie sentimentali era una minaccia di divorzio (all'epoca illegale in Italia) oppure d'adulterio (allora perseguibile come reato contro la morale).