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Stereotipi sugli ebrei

Gli stereotipi nei confronti degli ebrei sono rappresentazioni estremamente generalizzate degli ebrei, spesso di natura caricaturale e con una forte componente di pregiudizio e antisemitismo. La diaspora ebraica è stata stereotipata per oltre duemila anni come capro espiatorio per una moltitudine di problemi sociali, come ad esempio: gli ebrei che agiscono sempre con una spiacevole ostilità nei confronti dei cristiani, i riti religiosi ebraici pensati come una minaccia verso la Chiesa e lo Stato e gli ebrei comunemente intesi come assassini di cristiani con le loro azioni estreme. L'antisemitismo è poi proseguito e si è sviluppato nel corso dei secoli fino a raggiungere il suo culmine nella Germania nazista e durante la seconda guerra mondiale con la "Shoah". Gli ebrei moderni dei giorni nostri risultano ancora essere stereotipati come avidi, critici fino alla pignoleria, sordidi e taccagni, spesso rappresentati in caricature, fumetti e manifesti di propaganda mentre stanno contando mucchi di denaro o collezionando diamanti. Il film muto del 1904 intitolato Cohen's Advertising Scheme ha stereotipato gli ebrei come dei mercanti intriganti. Oggetti, frasi e tradizioni comuni utilizzate per enfatizzare o ridicolizzare l'ebraismo includono la pasta lievitata del bagel, i suonatori di violino, la tradizione musicale del Klezmer, il sottoporsi alla circoncisione, il lagnarsi piagnucoloso, il disputare e mercanteggiare ad ogni piè sospinto e l'espressione di varie frasi yiddish come Mazel tov, shalom e "Oy vey". Altri stereotipi ebraici sono quelli del rabbino, della madre ebrea lamentosa ed afflitta dal senso di colpa, spesso insieme ad un docile, simpatico e nerd ragazzo ebreo, fino alla "principessa" ebrea americana viziata e materialista.

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