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Storia del clavicembalo

Strumento specifico della musica europea, il clavicembalo apparve per la prima volta nel corso del XIV secolo in Borgogna e in Italia. Nelle sue varie forme, (spinetta, virginale, clavicembalo di grandi dimensioni, clavicitherium), conobbe un rapido sviluppo tecnico e diffusione geografica nei paesi dell'Europa occidentale, conquistandosi il favore dei principi e dei nobili, e successivamente della borghesia, per le sue ampie possibilità musicali e per il suo carattere di oggetto di lusso e di prestigio. Il clavicembalo divenne uno degli strumenti più apprezzati nel campo della musica profana; i progressi nella costruzione stimolarono o accompagnarono lo sviluppo di un ampio repertorio musicale a partire dal XV secolo; inizialmente, questo repertorio è in comune con l'organo, ma trova poi una propria indipendenza e specificità di carattere durante il periodo barocco, nel quale il clavicembalo può assumere ruolo di strumento concertante o solista, o ancora di vettore principale del basso continuo. Intimamente legato all'estetica barocca ed al primato del contrappunto, simbolo musicale dell'Ancien Régime, venne praticamente abbandonato verso la fine del XVIII secolo per lasciar posto al pianoforte. Questa eclisse durò più di un secolo. Il clavicembalo ricominciò progressivamente a suscitare qualche interesse a partire dalla fine del XIX secolo, con la riscoperta della musica antica. Inizialmente vennero applicate numerose modifiche tecniche con lo scopo di apportare dei miglioramenti, ma dalla seconda metà del XX secolo si è preferito tornare ai principi ed ai metodi di costruzione originari. Da questo momento, il clavicembalo ritrova un posto significativo nell'interpretazione delle opere antiche e contemporanee. La storia del clavicembalo, in quanto tale, è una scienza recente, dal momento che non vi è alcuna trattazione generale su questo argomento prima dell'epoca attuale. Essa basa le sue ricerche sull'iconografia, su documenti sparsi di varia natura e sullo studio degli strumenti antichi conservati nei musei e nelle collezioni private, spesso profondamente modificati nel corso della loro esistenza; se numerosi sono quelli che riportano la firma del costruttore, molti altri sono anonimi ed aprono ancora un vasto campo d'investigazione agli esperti.

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