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La pena di morte (detta anche pena capitale) è una sanzione penale la cui esecuzione consiste nel togliere la vita al condannato. In alcuni ordinamenti giuridici è prevista per le sole colpe più gravi come l'omicidio e l'alto tradimento; in altri si applica anche ad altri crimini violenti, come la rapina o lo stupro, o legati al traffico di droga; in alcuni paesi infine è prevista per reati d'opinione come l'apostasia o per orientamenti e comportamenti sessuali come l'omosessualità o l'incesto. La pena di morte è stata abolita o non è applicata nella maggioranza degli stati del mondo mentre è ancora in vigore in altri paesi come ad esempio la Cina, la Bielorussia, l'India, il Giappone, la Corea del Nord, l'Iran e gli Stati Uniti d'America.
La pena di morte in Italia è stata in vigore fino al 1889 nel codice penale, fu reintrodotta sotto il fascismo dal 1926 al 1947, rimase fino al 1994 nel Codice Penale Militare di Guerra quando fu abolita da una legge, e fino al 2007 nella Costituzione quando fu rimossa definitivamente.
Dei delitti e delle pene è un breve saggio scritto dall'illuminista italiano Cesare Beccaria pubblicato nel 1764. In questo saggio breve, Beccaria si pone con spirito illuminista delle domande circa le modalità di accertamento dei delitti e circa le pene allora in uso.
La pena di morte nel mondo è stata ampiamente utilizzata, durante la storia dell'umanità.
La legge di riforma della legislazione criminale toscana, meglio nota come Codice leopoldino o Leopoldina, fu una consolidazione del diritto penale del Granducato di Toscana emanata il 30 novembre 1786 dal granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo. Con questa normativa il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire formalmente la pena di morte. Dal 2000 la Toscana ricorda la ricorrenza con la festa della Toscana, che si festeggia il 30 novembre, giorno di promulgazione del Codice leopoldino.
Liutprando (690 circa – Pavia ?, gennaio 744) è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 712 al 744. Tra i più grandi sovrani longobardi, cattolico, fu "litterarum quidem ignarus" ("alquanto ignorante nelle lettere", secondo quanto dice Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum), ma intelligente, energico ed ambizioso. La sua volontà di potere derivava dalla consapevolezza di essere stato oggetto di una speciale scelta divina, come annuncia lui stesso nel prologo alle Liutprandi Leges. Fu amato e temuto dal suo popolo, che ammirava la saggezza del legislatore, l'efficacia del comandante militare e anche il coraggio personale - manifestato per esempio quando sfidò a duello, solo, due guerrieri che architettavano un attentato contro di lui. Accentrò il governo del regno longobardo nelle sue mani, limitando fortemente l'autonomia dei duchi, arricchendo la legislazione e portando avanti con decisione l'integrazione tra la cultura germanica e quella latina in Italia. Accrebbe i possedimenti del regno, contenne il potere del papato e svolse una politica di respiro europeo. Fu, accanto a Grimoaldo, il sovrano longobardo che più si avvicinò al progetto di divenire nei fatti ciò che tutti i re di Pavia proclamavano di essere: rex totius Italiae.
Cesare Beccaria Bonesana, marchese di Gualdrasco e di Villareggio (Milano, 15 marzo 1738 Milano, 28 novembre 1794), stato un giurista, filosofo, economista e letterato italiano considerato tra i massimi esponenti dell'Illuminismo italiano, figura di spicco della scuola illuministica milanese. La sua opera principale, il trattato Dei delitti e delle pene, in cui viene condotta un'analisi politica e giuridica contro la pena di morte e la tortura sulla base del razionalismo e del pragmatismo di stampo utilitarista, tra i testi pi influenti della storia del diritto penale ed ispir tra gli altri il codice penale voluto dal granduca Pietro Leopoldo di Toscana, ed i Padri fondatori degli Stati Uniti d'America nella stesura di parte della costituzione statunitense. Nonno materno di Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria considerato inoltre come uno dei padri fondatori della teoria classica del diritto penale e della criminologia di scuola liberale.
Delitto e castigo (in russo: Преступление и наказание?, Prestuplénie i nakazànie, /prʲɪstup'lʲɛnɪɪ i nəkʌ'zanɪɪ/) è un romanzo di Fëdor Dostoevskij scritto nel 1866, che insieme a Guerra e Pace di Lev Tolstoj costituisce uno dei romanzi russi più noti e più venduti in tutto il mondo. Il tema principale del romanzo è il conseguimento del perdono attraverso la sofferenza, accompagnato dalla pura essenza della visione esistenzialista di Dostoevskij e concentrato sui valori morali della religione. Il titolo, letteralmente dal russo, significa "Il delitto e la pena". È un chiaro riferimento al saggio Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, tradotto in lingua russa nel 1803. Tuttavia, nella prima traduzione italiana (1889) ricorse il titolo "Il delitto e il castigo", poiché ritradotto dal francese Le crime et le châtiment, dove il termine châtiment in italiano può essere tradotto solo con la parola castigo.
Il delitto di Novi Ligure fu un caso di duplice omicidio avvenuto il 21 febbraio 2001 nella città italiana di Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Erika De Nardo (Novi Ligure, 28 aprile 1984) di sedici anni e l'allora fidanzato Mauro Favaro, detto "Omar" (Novi Ligure, 15 maggio 1983) di diciassette anni, uccisero premeditatamente a colpi di coltello da cucina Susanna Cassini detta "Susy" (Novi Ligure, 15 settembre 1959), madre di Erika, 41 anni, contabile, e il fratello undicenne Gianluca De Nardo (Novi Ligure, 27 novembre 1989). Secondo l'accusa i due giovani avevano progettato di uccidere anche Francesco De Nardo (Maida, 19 giugno 1956), il padre, ingegnere e dirigente dell'azienda dolciaria Pernigotti, ma avrebbero poi desistito perché Omar, feritosi a una mano nel corso del duplice delitto, era ormai stanco e aveva deciso di andarsene. Il caso ebbe un ampio interesse mediatico.