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Strage di Addis Abeba

La strage di Addis Abeba (conosciuto nella storiografia italiana anche come attentato a Graziani e in lingua inglese come Graziani massacre) fu un insieme di episodi di indiscriminata e brutale rappresaglia, compiuti tra il 19 e il 21 febbraio 1937 nella capitale dell'Etiopia da parte di civili italiani, militari del Regio Esercito e squadre fasciste contro civili etiopici. La repressione seguì il fallito attentato contro il viceré d'Etiopia Rodolfo Graziani, compiuto nella tarda mattinata del 19 febbraio da due giovani eritrei della resistenza etiope, Abraham Deboch e Mogus Asghedom, i quali tentarono di assassinare il viceré e le autorità italiane ed etiopi presenti durante una cerimonia presso il recinto del Piccolo Ghebì del palazzo Guennet Leul di Addis Abeba con il lancio di alcune bombe a mano. L'attentato causò la morte di sette persone e il ferimento di circa cinquanta presenti, tra cui Graziani, i generali Aurelio Liotta e Italo Gariboldi, il vice-governatore generale Arnaldo Petretti e il governatore di Addis Abeba Alfredo Siniscalchi. La reazione delle forze armate e della popolazione italiana presente in quel momento nella capitale scaturì una violenta rappresaglia che causò un massacro della popolazione etiopica che nei due giorni successivi causò la morte di migliaia di persone, la distruzione di migliaia di abitazioni e l'arresto di chiunque fosse ritenuto anche solo lontanamente sospettato o connivente nell'aggressione al viceré. L'azione dei due attentatori venne poi utilizzata dalle autorità italiane per giustificare un pesante allargamento della repressione in tutte le regioni dell'Impero d'Etiopia, con azioni definite di "grande polizia coloniale", nel tentativo di eliminare con la forza la classe notabile e militare etiopica, senza distinzione tra chi avversava il nuovo governo italiano e chi collaborava con esso. L'ampiezza e la ferocia del massacro di Addis Abeba, ma soprattutto del suo allargamento indiscriminato nei mesi successivi, ebbe un effetto determinante sullo sviluppo del movimento patriottico di resistenza etiope degli arbegnuoc, che impegnò fortemente le forze militari e il sistema di sicurezza italiano durante tutto il periodo di occupazione tra il 1936 e il 1941. Nel dopoguerra, a ricordo dei fatti accaduti in quel 19 febbraio, che nel calendario etiopico corrisponde al giorno Yekatit 12, una piazza del quartiere di Sidist Kilo, nel centro di Addis Abeba, venne rinominata Yekatit 12 adebabay (amarico የካቲት ፲፪ አደባባይ) e vi venne eretto un imponente obelisco dedicato alle vittime della strage.

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