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Alfio (Vaste, III secolo – Lentini, 10 maggio 253), Filadelfo (Vaste, III secolo – Lentini, 10 maggio 253) e Cirino (Vaste, III secolo – Lentini, 10 maggio 253) sono stati tre fratelli, figli del Principe Vitale (o Vitalio) e Benedetta di Locuste, due patrizi di fede cristiana: i tre giovani, che sarebbero stati uccisi durante l'epoca delle persecuzioni ordinate dall'imperatore Decio, sono considerati santi martiri dalla Chiesa cattolica nonché dalla Chiesa ortodossa che li ricorda il 10 maggio, giorno corrispondente al loro dies natalis. I santi martiri sono Patroni/Compatroni tutelari delle città di Lentini, San Fratello, Sant'Alfio, Scifì (frazione di Forza d'Agrò), Trecastagni, Vaste (frazione di Poggiardo). Sant'Alfio è considerato il Patrono dei muti.
Via Giulia è una strada di Roma, importante per motivi storici e architettonici. La strada, il cui progetto fu commissionato da Giulio II a Donato Bramante, fu una delle prime importanti realizzazioni urbanistiche della Roma papale. La sua apertura rispondeva a tre scopi: la creazione di un'arteria di scorrimento inserita in una nuovo sistema di strade sovrapposto al dedalo di vicoli della Roma medievale; l'edificazione di un grande viale circondato da sontuosi edifici per testimoniare la rinnovata grandezza della chiesa; e infine, la fondazione di un nuovo centro amministrativo e bancario vicino al Vaticano, sede dei papi, e lontano dal tradizionale centro cittadino del Campidoglio, dominato dalle famiglie baronali romane avversarie della chiesa. Nonostante l'interruzione del progetto dovuto alla Pax Romana del 1511 e alla morte del papa due anni dopo, la nuova strada divenne da subito uno dei centri principali del Rinascimento a Roma. Numerosi palazzi e chiese furono costruiti dai più importanti architetti dell'epoca, come Raffaello Sanzio e Antonio da Sangallo il Giovane, i quali spesso scelsero anche di trasferirsi nella via. A questi si affiancarono diverse famiglie nobili, mentre le nazioni europee e le città stato italiane scelsero di costruire le loro chiese nella via o nelle immediate vicinanze. Nel periodo barocco l'attività edilizia, diretta dai migliori artisti dell'epoca come Francesco Borromini, Carlo Maderno e Pietro da Cortona, proseguì senza sosta, mentre la strada, indirizzo favorito della nobiltà romana, divenne teatro di tornei, feste e sfilate carnevalesche. In questo periodo i papi e i mecenati privati continuarono ad occuparsi della strada fondando istituti di carità e fornendo acqua potabile alla zona. Dalla metà del 18º secolo, lo spostamento del centro della città verso il Campo Marzio causò la cessazione dell'attività edilizia e l'abbandono della strada da parte della nobiltà. Questa venne sostituita da una popolazione artigiana con le sue botteghe, e Via Giulia assunse quell'aspetto solitario e solenne che l'avrebbe caratterizzata per duecento anni. Dopo un declino di due secoli, a partire dalla metà del Novecento la strada ha vissuto una rinascita, e ora è di nuovo uno degli indirizzi più prestigiosi della città.
Oppido Mamertina (Oppitu, Ofidus in dialetto greco-calabro) è un comune italiano di 5.317 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria. È sede della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. La città fu fondata sull'antica Oppidum a sua volta fondata su un antico insediamento costruito dal popolo dei Mamertini, spostatosi dalla vicina Mella (III-I sec. a.C.) dove aveva trovato rifugio unendosi alla popolazione italica del posto e dando alla luce la mitica Mamerto. Nel 1056 fu conquistata da Ruggero il Normanno e divenne ducato durante la dominazione angioina, fu a lungo contesa tra angioini ed aragonesi.
Giovanni Battista Gastone de' Medici, meglio noto come Gian Gastone (Firenze, 25 maggio 1671 – Firenze, 9 luglio 1737), figlio di Cosimo III de' Medici e Margherita Luisa d'Orléans, è stato il settimo Granduca di Toscana, ultimo Granduca appartenente alla dinastia dei Medici. Come principe cadetto, Gian Gastone non ebbe un ruolo preminente nella politica toscana fino al fallimento del matrimonio del fratello maggiore Ferdinando, quando il giovane fu fatto sposare nel 1697 alla principessa Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg. Gian Gastone, uomo mite, colto, amante della pace e apertamente omosessuale, mal si trovò con la moglie, caratterialmente agli antipodi. Datosi all'alcolismo e a vizi sfrenati per sopperire alla malinconia di cui soffriva, Gian Gastone successe al padre nel 1723 al trono di Toscana, ormai oggetto di mercanzia delle grandi potenze europee per mancanza di eredi della casata medicea. Nei suoi quattordici anni di regno, nonostante il cattivo stato di salute, tentò di rimediare al malgoverno paterno, stabilendo la separazione tra Chiesa e Stato, ridando vitalità alla cultura e abbassando le tasse. Costretto a dichiarare erede prima don Carlos dalla Spagna, e poi Francesco Stefano di Lorena dall'Austria, Gian Gastone non seppe tenere una politica estera indipendente, lasciando la Toscana in eredità agli Asburgo-Lorena.
La commemorazione di tutti i fedeli defunti (in latino: Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum), comunemente detta "giorno dei morti", è una ricorrenza della Chiesa latina celebrata il 2 novembre di ogni anno, il giorno successivo alla solennità di Tutti i Santi. Secondo il calendario liturgico romano è anch'essa una solennità, e come tale ha precedenza sulla domenica; nella forma straordinaria del rito romano, invece, quando il 2 novembre cade di domenica la commemorazione dei defunti viene spostata al giorno successivo, lunedì 3 novembre. Pur essendo una solennità, non è comunque annoverata fra le feste di precetto. La ricorrenza è preceduta da un tempo di preparazione e preghiera in suffragio dei defunti della durata di nove giorni: la cosiddetta novena dei morti, che incomincia il giorno 24 ottobre. Alla commemorazione dei defunti è connessa la possibilità di acquistare un'indulgenza, parziale o plenaria, secondo le indicazioni della Chiesa cattolica. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la commemorazione dei defunti non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile. Il colore liturgico di questa commemorazione è il nero, che nella forma ordinaria del rito romano può essere sostituito con il violaceo, il colore della penitenza utilizzato, a scelta del celebrante, anche nei funerali.
La battaglia di Lepanto (L panto; chiamata Efpaktos dagli abitanti, Lepanto dai veneziani e nebaht in turco), detta anche battaglia delle Echinadi o Curzolari, fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane (federate sotto le insegne pontificie) della Lega Santa che riuniva le forze navali la cui met era della Repubblica di Venezia da sola e l'altra met composta congiuntamente dalle galee dell'Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca (che partecip all'armamento delle galee genovesi), del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova. La battaglia, quarta in ordine di tempo e la maggiore, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d'Austria, su quelle ottomane di M ezzinzade Al Pasci , che mor nello scontro.