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Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. Partendo da una posizione di estremo pessimismo personale, causato dalla perdita della gioventù, egli approda a un pessimismo cosmico, consapevole dell'«infinita vanità del tutto», comprendente l'umanità e l'intero universo. Leopardi colloca l'unica felicità possibile della vita umana nell'adolescenza, carica di aspettative e illusioni riguardo l'età adulta da cui resteranno tuttavia disingannate, per concludere che il piacere non è uno stato duraturo, ma solo un passaggio transitorio dal dolore alla noia, come sostenuto nel Sabato del villaggio dove l'attesa della festa è destinata a spegnersi nella deludente domenica, o nella Quiete dopo la tempesta per il quale esso è «figlio d'affanno». Pur ritenendo la morte migliore della vita, egli non rinuncia tuttavia alla speranza e alla solidarietà, anche per la tematica tipicamente romantica della morte eroica contro il fato e la natura «matrigna», e quindi in un certo senso, paradossalmente, all'amore per la vita e per le illusioni dell'arte e della poesia.Il pessimismo filosofico di Leopardi ha le sue origini nel materialismo e nel sensismo del Settecento (d'Holbach, Condillac) derivato diretto dal razionalismo propugnato dall'illuminismo, dall'atomismo greco e dal pessimismo mostrato da alcuni autori antichi, come Omero e Lucrezio, con qualche influsso del romanticismo. Esso presenta alcune analogie con il contemporaneo pensiero di Schopenhauer e con l'esistenzialismo successivo, a partire da Nietzsche, anche per la ricerca di un senso nascosto dell'esistenza, che pure è pensato razionalmente come inesistente, la sfida titanico-romantica al «brutto poter che ascoso a comun danno impera» in nome della propria nobiltà intellettuale e d'animo, e la sensibilità acuta per la precarietà e la fragilità dell'essere umano, dei viventi preda di una feroce selezione naturale, e in generale di ogni cosa esistente.
Conte Giacomo Leopardi (al battesimo Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi; Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837) è stato un poeta, filosofo, scrittore, filologo italiano. È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo letterario, sebbene criticherà sempre la corrente romantica di cui rifiuta l'arido vero, ritenendosi vicino al Classicismo. La profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana – di ispirazione sensista e materialista – ne fa anche un filosofo di spessore. La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca. Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana, ammirata tramite le letture e le traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto, Luciano ed altri, approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, quali Byron, Shelley, Chateaubriand, Foscolo, divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialiste – derivate principalmente dall'Illuminismo – si formarono invece sulla lettura di filosofi come il barone d'Holbach, Pietro Verri e Condillac, a cui egli unisce però il proprio pessimismo, originariamente probabile effetto di una grave patologia che lo affliggeva ma sviluppatesi successivamente in un compiuto sistema filosofico e poetico. Morì nel 1837 poco prima di compiere 39 anni, di edema polmonare o scompenso cardiaco, durante la grande epidemia di colera di Napoli. Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento esistenziale. Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore dell'Esistenzialismo.
Alla luna è una delle liriche dei Canti di Giacomo Leopardi, composta a Recanati presumibilmente nel 1819. Si tratta di un componimento poetico molto significativo, in quanto qui troviamo un tema che sarà molto frequente nella lirica leopardiana: il ricordo (lo stesso titolo originario della poesia era La ricordanza).
Altri tempi - Zibaldone n. 1 è un film collettivo del 1952 diretto da Alessandro Blasetti. È composto da 8 episodi, più uno di collegamento (Il carrettino dei libri vecchi), tratti dalla novellistica dell'Ottocento, che tratteggiano un quadro dell'Italia del periodo: adulteri non consumati e tradimenti più o meno nascosti, teneri idilli bruscamente interrotti e partenza dei soldati per la guerra, litigi per futili motivi e processi per tentato avvelenamento del coniuge. Il film ha avuto un seguito, molto tartassato dalla censura, Tempi nostri - Zibaldone n. 2 (1954).
Turi Pandolfini, all'anagrafe Salvatore Pandolfini (Catania, 10 novembre 1883 – Catania, 6 marzo 1962), è stato un attore italiano. Nipote di Angelo Musco, lavorò a lungo nella sua compagnia teatrale.
Alessandro Blasetti (Roma, 3 luglio 1900 – Roma, 1º febbraio 1987) è stato un regista, sceneggiatore, montatore e critico cinematografico italiano, fra i più celebri e significativi del suo tempo, tanto da poter essere definito «padre fondatore del moderno cinema italiano». Viene considerato, insieme a Mario Camerini, il massimo regista italiano del cinema di propaganda fascista, del quale fu anche, in qualche caso, apologeta: Sole (1929), il suo film d'esordio, è un'epica esaltazione delle bonifiche del regime e piacque molto a Benito Mussolini; Vecchia guardia (1935) è un'apologia della marcia su Roma. Nei cinque decenni della sua attività, si è misurato con successo nei generi più diversi, dall'epopea storica alla commedia sentimentale, inventandone letteralmente di nuovi (il fantasy con La corona di ferro del 1941, il film a episodi con Altri tempi - Zibaldone n. 1 del 1952, il reportage-sexy con Europa di notte del 1958), ed è stato tra i primi registi cinematografici a cimentarsi con il mezzo televisivo. È stato un grande innovatore, ha sperimentato per primo in Italia il sonoro (Resurrectio del 1930) e il colore (Caccia alla volpe nella campagna romana del 1938), ha forzato i limiti di quanto fosse lecito mostrare su grande schermo, proponendo le prime nudità del cinema italiano (La corona di ferro del 1941 e La cena delle beffe del 1942), ha lanciato nuovi autori come Pietro Germi e la coppia divistica Sophia Loren-Marcello Mastroianni (Peccato che sia una canaglia del 1954), e rilanciato come attore brillante Vittorio De Sica (Altri tempi, 1951), dopo il suo successo neorealistico.
Galeazzo Benti, nome d'arte di Galeazzo Bentivoglio (Firenze, 6 agosto 1923 – Bracciano, 20 aprile 1993), è stato un attore e sceneggiatore italiano.
I Commonplace books (o commonplace) sono un modo per compilare conoscenza, di solito scrivendo informazioni all'interno dei libri. Questi libri sono essenzialmente album riempiti con elementi di ogni genere: ricette, citazioni, lettere, poesie, tabelle di pesi e misure, proverbi, preghiere, formule legali. I commonplace sono usati da lettori, scrittori, studenti e studiosi come supporto per ricordare concetti o fatti utili che hanno imparato. Ogni commonplace book è unico per i particolari interessi del suo creatore. Essi sono diventati significativi nell'Europa premoderna. "Commonplace" è la traduzione inglese dell'espressione latina locus communis (dal greco tópos koinós, vedi topos) che significa letteralmente "luogo comune", quale può essere un detto, un proverbio o una citazione. Nel senso originario del termine, dunque, i commonplace book erano raccolte di proverbi, come ad esempio il commonplace book di John Milton. Gli studiosi hanno esteso quest'uso, portando a concepire il commonplace book come il manoscritto di un individuo che raccoglie materiale su un tema comune. In italiano l'espressione "commonplace book" può trovare il suo corrispondente nel termine "zibaldone". Sebbene esso sia usato anche per indicare una "mescolanza confusa di cose o persone diverse" e una "pietanza composta di molti ingredienti", in realtà il termine, in virtù dell'associazione alla gigantesca raccolta di appunti personali - Zibaldone di pensieri - di Giacomo Leopardi, ha assunto come significato preponderante quello di quaderno non sistematico di appunti, riflessioni sparse, bozze, su cui le annotazioni sono fatte così come càpitano.I Commonplace book non sono diari personali né diari di viaggio, con i quali essi possono essere messi in contrasto. Il filosofo illuminista inglese John Locke nel 1706 scrisse il libro A New Method of Making Common-Place-Books, "in cui sono state formulate tecniche per l'inserimento di proverbi, citazioni, idee, discorsi. Locke ha dato consigli specifici su come organizzare il materiale per argomento e categoria, usando argomenti chiave come l'amore, la politica o la religione. I commonplace book, va sottolineato, non sono diari, che sono cronologici e introspettivi".All'inizio del XVIII secolo essi sono diventati un espediente di gestione dell'informazione in cui un "prendi-appunti" ha raccolto citazioni, osservazioni e definizioni. Essi sono stati utilizzati perfino da influenti scienziati. Carl Linnaeus, per esempio, usava tecniche di commonplacing per inventare e organizzare la nomenclatura del suo Systema Naturae (che è la base per il sistema utilizzato oggi dagli scienzati).