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Miseria della filosofia è un'opera scritta da Karl Marx tra la fine del 1846 e l'inizio di aprile 1847. Fu pubblicata in francese nel 1847, a Parigi da A. Frank e Bruxelles da C. G. Vogler. In essa Marx critica con toni aspri gli argomenti economici e filosofici dell'opera di Pierre-Joseph Proudhon Sistema delle contraddizioni economiche, anche conosciuta come “Filosofia della miseria”, esponendo quelli che in seguito definirà «i punti decisivi della nostra (sua e di Engels - nda) concezione».Marx contesta l'idea di Proudhon secondo la quale «il valore del lavoro è un'espressione figurata», asserendo che il valore della forza-lavoro è un fattore imprescindibile nella produzione delle merci e non una semplice idealizzazione. Nella Miseria della filosofia Marx fa grandi passi avanti verso l'elaborazione della teoria del valore, che sarà poi uno degli argomenti principali dell'opera Il Capitale. Lenin, nel suo saggio Carlo Marx, osserva che in quest'opera «vengono esposti il programma e la tattica delle lotte economiche e del movimento sindacale per alcuni decenni, per tutto il lungo periodo di preparazione delle forze del proletariato "per la futura battaglia"».
Il Capitale (Das Kapital) è l'opera maggiore di Karl Marx, considerata il testo-chiave del marxismo e una delle opere principali per la filosofia marxista. Il Libro I del Capitale fu pubblicato quando l'autore era ancora in vita (l'11 settembre 1867), gli altri due uscirono postumi. Il Libro II ed il III uscirono a cura di Friedrich Engels rispettivamente nel 1885 e nel 1894, mentre il Libro IV venne pubblicato (1905-1910) da Karl Kautsky con il titolo di Teorie del plusvalore.
Adam Smith, talvolta italianizzato in Adamo Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17 luglio 1790), è stato un filosofo ed economista scozzese. Dopo aver studiato filosofia sociale e morale - non essendo ancora l'economia una disciplina accademica - all'Università di Glasgow e al Balliol College di Oxford, gettò le basi dell'economia politica classica e viene pertanto considerato unanimemente il primo degli economisti classici, sebbene non sia facile individuare con precisione la fine del mercantilismo e l'inizio dell'economia politica classica, poiché per un certo periodo ci fu una sovrapposizione tra le due correnti di pensiero. Spesso è stato anche definito il padre della scienza economica; in effetti, molti precursori dell'economia classica produssero tessere o parti del mosaico, ma nessuno di essi fu in grado di fornire in un'unica opera il quadro generale delle forze che determinassero la ricchezza delle nazioni, delle politiche economiche più appropriate per promuovere la crescita e lo sviluppo e del modo in cui milioni di decisioni economiche prese autonomamente vengano effettivamente coordinate tramite il mercato. L'opera più importante è intitolata Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776), che chiude il periodo dei mercantilisti e dei fisiocratici, da lui così definiti e criticati, dando avvio alla serie di economisti classici, diventando il testo di riferimento per tutti gli economisti classici del XVIII e XIX secolo, come David Ricardo, Thomas Robert Malthus, Jean-Baptiste Say, John Stuart Mill, che o ne ripresero il contenuto per elaborare le proprie posizioni, anche divergenti fra di loro, oppure la criticarono alla ricerca di nuove vie, oltre a rappresentare un importante libro di storia economica dove vengono descritte le trasformazioni dell'economia inglese del tempo. La sua concezione a proposito dello scopo della scienza economica segue quella dei mercantilisti, tendente alla spiegazione della natura e delle cause della ricchezza delle nazioni, mentre in termini moderni si direbbe che fu un teorico della macroeconomia, interessato alle forze che determinano la crescita economica, anche se queste erano ben più ampie rispetto all'ambito della moderna economia. Il suo modello economico è ricco di considerazioni di tipo politico, sociologico e storico.