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La terapia occupazionale (TO), definita anche ergoterapia, e in inglese occupational therapy, è una disciplina riabilitativa che utilizza la valutazione e il trattamento per sviluppare, recuperare o mantenere le competenze della vita quotidiana e lavorativa delle persone con disabilità cognitive, fisiche, psichiche tramite attività. Si occupa anche dell'individuazione e dell'eliminazione di barriere ambientali per incrementare l'autonomia e l'indipendenza e la partecipazione alle attività quotidiane, lavorative, sociali. La pratica della terapia occupazionale è client-centred. Il terapista occupazionale è quella figura professionale che, in possesso del diploma universitario abilitante, opera nell'ambito della prevenzione e riabilitazione di soggetti affetti da malattie e disordini fisici o psichici, sia con disabilità temporanee o permanenti, utilizzando attività manuali, ludiche, di vita quotidiana. Il terapista occupazionale opera in ambito sanitario al fine di aumentare l'autonomia e la partecipazione sociale tramite attività di interesse che sono parte della vita quotidiana di una persona. I terapisti occupazionali spesso lavorano a stretto contatto con i professionisti in fisiatria, neuropsicomotricità, fisioterapia, logopedia, infermieristica, tecnico della riabilitazione psichiatrica, terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, educatore professionale, assistente sociale, psicologo, medico, ostetrica.
La terapia intensiva (in sigla TI) è il reparto ospedaliero dove vengono garantite cure intense a pazienti con particolari stati di salute di media o alta gravità, quali ad esempio il supporto delle funzioni vitali (respiratore meccanico, farmaci inotropi, ecc.), dopo recente intervento chirurgico maggiore, necessità di monitoraggio continuo e intervento immediato.
La terapia elettroconvulsivante (TEC), comunemente nota come elettroshock, è una tecnica terapeutica usata in psichiatria e basata sull'induzione di convulsioni nel paziente mediante passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello. La terapia fu sviluppata e introdotta negli anni trenta dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini. L'effettiva utilità e opportunità di questa tecnica sono tutt'oggi molto dibattute. Alcuni tipi di pazienti presentano oggettivi miglioramenti in seguito al trattamento (depressione cronica grave e depressione catatonica), in altri casi i pazienti subiscono effetti indesiderati. Il dizionario medico Larousse nell'edizione del 1974 riporta: «la maggior parte degli psichiatri pensano che nessuna terapia ha dato in psichiatria risultati comparabili alla TEC». La terapia ha comunemente una fama negativa, a causa sia dell'abuso e della pratica aggressiva che se ne è fatta in taluni casi in passato, sia della presentazione che ne è stata a volte data in letteratura e cinematografia.
La terapia di conversione, anche detta terapia riparativa o terapia di riorientamento sessuale, è una pratica pseudoscientifica intesa a cambiare l'orientamento sessuale di una persona dall'omosessualità originaria all'eterosessualità, oppure ad eliminare o quantomeno ridurre i suoi desideri e comportamenti omosessuali. Sono state tentate diverse tecniche, incluse modificazione del comportamento, terapia dell'avversione, psicoanalisi, preghiera e terapie religiose quali l'esorcismo. La terapia di conversione è strettamente associata con il movimento degli ex-gay, il quale presenta una componente religiosa più spiccata. I gruppi di ex-gay tendono principalmente ad evitare le attività sessuali tra persone dello stesso sesso, e solo secondariamente (o a volte per nulla) a cambiare l'orientamento sessuale che sta alla base di quei comportamenti. Le ricerche condotte dalla comunità scientifica non sono mai riuscite a riprodurre i risultati dichiarati dalle associazioni che promuovono queste pratiche. Al contrario, tali ricerche ne hanno evidenziato la pericolosità. Di conseguenza, l'opinione delle organizzazioni mediche e psichiatriche è che "non esiste una ricerca scientificamente adeguata che dimostri che la terapia [...] sia sicura oppure efficace", e che esistano anzi alcune prove di quanto essa sia potenzialmente dannosa. Tutte le maggiori organizzazioni per la salute mentale hanno espresso preoccupazioni al riguardo di questi trattamenti. L'Associazione degli Psicologi Americani (American Psychological Association) ha affermato che «sembra probabile che la promozione di terapie di cambiamento rinforzi gli stereotipi e contribuisca ad un clima negativo per le persone lesbiche, gay e bisessuali.» Le linee guida etiche delle maggiori organizzazioni per la salute mentale nel mondo variano da inviti ammonitori sulla sicurezza e l'efficacia di queste pratiche e sui pericoli dei pregiudizi ad essa associati, alle raccomandazioni rivolte ai medici professionisti di astenersi dall'utilizzare il trattamento o dall'indirizzare i pazienti ad altri medici che ne facciano uso. Sebbene le organizzazioni rispettino comunque il diritto all'autodeterminazione del paziente, in conseguenza dell'opinione medica, emarginano ampiamente la terapia di conversione. I suoi sostenitori odierni, nonostante i suddetti elementi medici e scientifici, rivendicano l'importanza etica della libertà della persona di autodeterminarsi. Il cambiamento dell'orientamento sessuale è divenuto un argomento molto politicizzato, e i dibattiti seguenti «hanno oscurato i dati scientifici chiamando in causa le motivazioni e persino i caratteri degli individui da entrambi i lati del problema.» La National Gay and Lesbian Task Force ha descritto il fenomeno come «la destra cristiana [che] ripresenta la sua campagna anti-gay in termini più edulcorati. Invece di denunciare semplicemente gli omosessuali come individui moralmente e socialmente corrotti, la destra cristiana ha cambiato strategia enfatizzando [...] il movimento ex-gay. Dietro questa maschera di compassione, comunque, l'obiettivo rimane lo stesso: ri-eliminare la protezione legale per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali [...]». Di contro, alcune persone, che affermavano di aver tratto beneficio dalla terapia di conversione sono state attaccate dai gruppi per i diritti delle persone omosessuali, che li definivano "poster boys", ovvero "ragazzi immagine" (delle terapie). In molti casi queste persone hanno poi ammesso di essere stati costretti a definirsi ex-gay dalla pressione sociale o familiare, pur non essendolo. Randy Thomas ha detto: «Come ex-omosessuale, quando negli anni 80 collaboravo a promuovere la liberazione dei gay, il nostro unico scopo era di ottenere la tolleranza, mentre l'attivismo politico odierno si è spostato dalla tolleranza alla dominazione politica e al potere. È sconcertante guardare un gruppo formato da persone che si dichiaravano oppresse diventare esso stesso oppressore.» Tuttavia nel 2015, come nel caso di John Paulk, anche Randy Thomas ha ammesso di non essere affatto un ex-gay, ma di essere sempre stato gay.
La psicoterapia è una pratica terapeutica della psicologia clinica e della psichiatria, ad opera di uno psicoterapeuta (psicologo o medico, adeguatamente specializzati), che si occupa della cura di disturbi psicopatologici di natura ed entità diversa, che vanno dal modesto disadattamento o disagio personale fino alla sintomatologia grave, e che possono manifestarsi in sintomi nevrotici oppure psicotici tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo, causando fattiva disabilità nella vita dell'individuo. Etimologicamente la parola psicoterapia - "cura dell'anima" - riconduce alle terapie della psiche realizzate con strumenti psicologici quali il colloquio, l'analisi interiore, il confronto, la relazione ecc., nella finalità del cambiamento dei processi psicologici dai quali dipende il malessere o lo stile di vita inadeguato, e connotati spesso da sintomi come ansia, depressione, fobie, ecc. A tal fine la psicoterapia si avvale di tecniche applicative della psicologia, dalle quali prende specificazione nei suoi svariati orientamenti teorici: psicoterapia psicodinamica, psicoterapia cognitivo-comportamentale, psicoterapia adleriana, psicoterapia ericksoniana, psicoterapia sistemica, psicosintesi, psicoterapia umanistica, psicoterapia con la procedura immaginativa ecc...
Il disturbo ossessivo-compulsivo o DOC (in inglese obsessive-compulsive disorder o OCD) un disturbo mentale che viene chiamato anche sindrome ossessivo-compulsiva o SOC (in inglese obsessive-compulsive syndrome o OCS). In alcuni testi conosciuto come disturbo ossessivo-coattivo, sindrome ossessivo-coattiva o semplicemente come disturbo ossessivo e sindrome ossessiva e, prima dell'uscita della terza edizione rivisitata del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-III-R), come (psico)nevrosi ossessivo-compulsiva, (psico)nevrosi ossessivo-coattiva o semplicemente come (psico)nevrosi ossessiva e (psico)nevrosi coatta. In psicoanalisi tuttora definito nevrosi ossessiva. Tale disturbo consiste in un disordine psichiatrico che si manifesta in una gran variet di forme, ma principalmente caratterizzato dall'anancasmo, una sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire), che tentano di neutralizzare l'ossessione. Il disturbo ossessivo-compulsivo, pur essendo classificato tra i disturbi d'ansia dal DSM-IV-TR, dal 2010 ICD-9-CM, dall'ICD-10 e dal Manuale Merck di diagnosi e terapia, da molti considerato invece, in virt della sua incerta rispondenza al trattamento con farmaci ansiolitici, come entit nosografica autonoma, con un definito nucleo psicopatologico, con un decorso e una sintomatologia peculiari e con dei correlati biologici che vanno a poco a poco delineandosi. In particolare nel DSM-5 stata creata la sottocategoria denominata Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati o disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo, comprendenti oltre al DOC vero e proprio, il disturbo da accumulo, il disturbo di dismorfismo corporeo, la tricotillomania, la dermatillomania (disturbo da escoriazione), la sindrome da acquisto compulsivo e tutti i disturbi da controllo degli impulsi (da non confondere con le dipendenze e i disturbi dell'alimentazione, spesso con componente compulsiva). Il disturbo ossessivo-compulsivo d'ansia non deve essere confuso con il disturbo ossessivo-compulsivo di personalit (OCPD), patologia che appartiene invece ai disturbi di personalit .
In psicologia e psichiatria un disturbo psichico o mentale (in inglese: mental disorder) è una condizione patologica che colpisce la sfera comportamentale, relazionale, cognitiva o affettiva di una persona in modo disadattativo, vale a dire sufficientemente forte da rendere problematica la sua integrazione socio-lavorativa e/o causargli una sofferenza personale soggettiva.Quando il disagio diventa particolarmente importante, disadattativo, durevole o invalidante si parla spesso di malattia mentale. Le malattie mentali sono dunque alterazioni psicologiche e/o comportamentali relative alla personalità dell'individuo che causano pericolo o disabilità e non fanno parte del normale sviluppo psichico della persona. Lo studio e la cura delle malattie mentali rientra nel campo di studi della psicologia e della psichiatria.
Il disturbo depressivo maggiore, noto anche come depressione clinica, depressione maggiore, depressione endogena, depressione unipolare, disturbo unipolare o depressione ricorrente (nel caso di ripetuti episodi) è una patologia psichiatrica o disturbo dell'umore, caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati principalmente da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli (anedonia). Questo gruppo di sintomi (sindrome) è stato identificato, descritto e classificato come uno dei disturbi dell'umore nell'edizione del 1980 del manuale diagnostico edito dall'American Psychiatric Association. È una malattia invalidante che coinvolge spesso sia la sfera affettiva che cognitiva della persona, influendo negativamente in modo disadattativo sulla vita familiare, lavorativa, sullo studio, sulle abitudini alimentari e riguardo al sonno, sulla salute fisica con forte impatto dunque sullo stile di vita e la qualità della vita in generale. La diagnosi si basa sulle esperienze auto-riferite dal paziente, sul comportamento riportato da parenti o amici e un esame dello stato mentale. Non esiste attualmente un test di laboratorio per la sua diagnosi. Il momento più comune di esordio è tra i 20 e i 30 anni, con un picco tra i 30 e i 40 anni.Tipicamente i pazienti sono trattati con farmaci antidepressivi e spesso, in maniera complementare, anche con la psicoterapia. L'ospedalizzazione può essere necessaria quando vi è un auto-abbandono o quando esiste un significativo rischio di danno per sé o per altri. Il decorso della malattia è molto variabile: da un episodio unico della durata di alcune settimane fino ad un disordine perdurante per tutta la vita con ricorrenti episodi di depressione maggiore. La comprensione della natura e delle cause della depressione si è evoluta nel corso dei secoli, anche se è tuttora considerata incompleta. Le cause proposte includono fattori psicologici, psicosociali, ambientali, ereditari, evolutivi e biologici. Un uso a lungo termine e l'abuso di alcuni farmaci e/o sostanze, è noto per causare e peggiorare i sintomi depressivi. La maggior parte delle teorie biologiche si concentrano sui neurotrasmettitori monoamine come la serotonina, la norepinefrina e la dopamina, che sono naturalmente presenti nel cervello per facilitare la comunicazione tra le cellule nervose. In Italia la depressione colpisce, secondo uno studio condotto congiuntamente dalla AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, circa undici milioni di persone, che quotidianamente assumono farmaci contro tale patologia. La percentuale di italiani che soffrono di depressione arriverebbe, dunque, secondo tale studio, quasi al 20 per cento della popolazione, con una incidenza di quattro volte la media europea.