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Territorio, in termini geografici, indica la porzione di spazio che viene identificata per le sue particolarità fisiche come le sue determinate forme anche le diversi trà biologiche, geologiche e gli elementi idrografici. Sempre come territorio vanno intese le differenti qualità di antropizzazione (gruppi umani, insediamenti urbani e/o abitativi in generale) dove lo stesso termine viene però legato ad un senso decisamente più ampio ed utilizzato anche in relazione a discipline od ambiti non strettamente geografici, quali il controllo politico o sociale di un determinato spazio terrestre. Ad oggi il termine territorio, oltre a connotare elementi giurisdizionali (territorio dello Stato, territorio di appartenenza, ecc.) è al centro di numerosi dibattiti e riconsiderazioni, in quanto viene sempre più considerato in relazione agli insediamenti umani, quindi al multiforme concetto di territorializzazione. Quest'ultimo, indica in breve il processo di azione umana su un dato territorio che, partendo da un ipotetico tempo 0, procede mediante la costante evoluzione e cambiamento del gruppo umano che di volta in volta vi si insedia, perpetrando modifiche di differente livello che ne costituiranno poi le caratteristiche effettive e peculiari.
I territori d'oltremare britannici (in inglese: British Overseas Territories) sono quattordici entità territoriali sparse per il globo che si trovano sotto la sovranità del Regno Unito.
Lo Stato esercita la sovranità su un determinato territorio e costituisce un elemento essenziale. Il territorio comprende: la terraferma che è delimitata da confini che sono stabiliti tramite accordi bilaterali tra gli stati. Oltre alla terraferma il territorio dello Stato comprende: il sottosuolo fino alla profondità raggiungibile dall'uomo lo spazio atmosferico che si trova al di sopra della terraferma; lo Stato ha diritto di impedire a qualsiasi velivolo di sorvolare il proprio territorio senza il suo consenso ex convenzione di Chicago 1954.Lo spazio extraterritoriale è di tutti. Le acque territoriali: zona ecologica esclusiva 200,000 miglia oltre le acque territoriali, include il tratto di mare lungo le coste, convenzione di Montego Bay del 1982 zona riservata all'utilizzazione delle risorse marine ma è consentito il transito di imbarcazioni di altri paesi, posizionamento di cavi, oleodotti e tubature; piattaforma continentale 200'000 miglia dalla costa convenzione di Ginevra 1958 sfruttamento esclusivo e ricerca di gas e petrolio le navi e gli aerei che sono soggetti alla sovranità dello Stato di cui battono bandiera anche quando si trovano al di fuori dei suoi confini. Extraterritorialità la sovranità di uno Stato si estende a parti del territorio che sono oltre i confini dello Stato in spazi internazionali (navi-aerei civili) o di un altro Stato (navi-aerei militari).
L'India è una federazione di stati con parlamenti e governi autonomi. Sono 29 stati e 7 territori, fra cui quello della capitale, Delhi. La maggior parte degli stati segue nei confini le frontiere linguistiche. Certe regioni rivendicano l'autonomia come nuove entità statali. Chandigarh è un caso particolare: il Punjab e l'Haryana formavano un solo stato. Nel 1966 sono stati separati in base alla lingua ma hanno mantenuto la capitale d'origine che è stata posta in un territorio separato. Tre nuovi stati sono nati nel 2001, uno, il Telangana, in passato parte dell'Andhra Pradesh, nel 2014.
Il Collio (Cuei in friulano, Brda in sloveno) è un'area geografica collinare divisa tra Italia (provincia di Gorizia) e Slovenia (Goriziano), che si estende tra il corso del fiume Isonzo ed il suo affluente di destra, fiume Iudrio, delimitata a sud dalla pianura friulana e a nord dalle frazioni di Mernico (Dolegna del Collio), Cobaler (Canale d'Isonzo) e Lasizze (Canale d'Isonzo), confinando a nord con il territorio della zona delle valli del Natisone e rientrando nella parte italiana nell'UTI Collio - Alto Isonzo.
La Palestina, ufficialmente Stato di Palestina (in arabo دولة فلسطين, traslitterabile come Dawlat Filasṭīn), è uno Stato a riconoscimento limitato del Vicino Oriente, non membro delle Nazioni Unite, de facto occupato in gran parte da Israele. Lo Stato di Palestina rivendica sovranità sui territori palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza, con Gerusalemme Est come capitale designata, sebbene il suo centro amministrativo si trovi a Ramallah. Tali territori sono occupati da Israele dal 1967 a seguito della Guerra dei sei giorni. La Palestina ha una popolazione di 5.051.953 abitanti a febbraio 2020, al 121º posto nel mondo.Il 15 novembre 1988, Yasser Arafat, Presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ad Algeri, proclamò l'indipendenza dello Stato di Palestina. Un anno dopo la firma degli Accordi di Oslo nel 1993, venne istituita l'Autorità Nazionale Palestinese per governare le aree A e B in Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Gaza sarebbe in seguito stata governata da Hamas dal 2007, due anni dopo il ritiro unilaterale israeliano da Gaza. L'ONU ha riconosciuto la Palestina come Stato non membro con status di osservatore permanente con la Risoluzione 67/19 dell'Assemblea generale del 29 novembre 2012. A seguito di ciò, dal 3 gennaio 2013 l'Autorità Nazionale Palestinese ha adottato il nome di Stato di Palestina sui documenti ufficiali. Il capo dello Stato è il presidente Mahmoud Abbas, mentre il governo è guidato dal premier Mohammad Shtayyeh. La Palestina è membro della Lega araba, dell'Organizzazione della cooperazione islamica, del G77, del Comitato Olimpico Internazionale, dell'Unesco e di varie altre organizzazioni internazionali. L'Unione europea, così come la maggior parte dei suoi Stati membri, mantiene rapporti diplomatici con l'Autorità nazionale palestinese, istituita nell'ambito degli accordi di Oslo. Leila Shahid, già rappresentante dell'ANP in Francia dal 1984, è stato nominato nel novembre del 2005 come rappresentante dell'ANP per l'Unione europea. Vi è un'ampia varietà di punti di vista riguardo allo status dello Stato palestinese, sia tra gli stati della comunità internazionale che tra studiosi legali. L'esistenza di uno Stato della Palestina, sebbene controversa, è una realtà nelle opinioni degli Stati che hanno instaurato relazioni diplomatiche bilaterali.
La pianificazione territoriale è la disciplina che regola l'utilizzo del territorio ed organizza lo sviluppo delle attività umane svolte su di esso: proprio per questo è una disciplina che coinvolge gli aspetti geologici, architettonici, ingegneristici e produttivi di un'area. Lo scopo di una buona pianificazione territoriale è organizzare una corretta interazione tra le attività umane e il territorio su cui esse sono svolte, in modo da dare vita ad uno sviluppo territoriale sicuro ed uno sviluppo produttivo economicamente sostenibile. Fanno parte della pianificazione territoriale l'insieme degli strumenti mediante i quali lo Stato si sforza di ripartire geograficamente la popolazione e le attività economiche, per rendere più omogeneo il territorio, accelerarne o regolarne lo sviluppo, o ancora migliorare la posizione di un'area nel gioco della concorrenza internazionale. Anche il semplice tracciamento delle vie di comunicazione, così come le grandi opere pubbliche, hanno infatti ripercussioni sulla strutturazione della vita economica: la visione unitaria delle strutture urbane nel contesto delle reti stradali, dei sistemi produttivi e/o abitativi, nonché dei valori ambientali distribuiti anche al loro esterno, determina l'approccio analitico tipico della pianificazione territoriale. La pianificazione territoriale si occupa anche di studiare e regolamentare i processi di gestione del territorio e di valutarne le conseguenti dinamiche evolutive, è l'attività attraverso la quale si definiscono gli assetti complessivi dell'ambiente: rappresenta uno degli strumenti funzionali all'analisi e alla valutazione degli effetti che specifiche azioni progettuali possono avere sul territorio ed ha lo scopo di arginare e regolare fenomeni quali lo sfruttamento delle risorse naturali o una crescita economica e tecnologica disorganizzata o non regolamentata. Una buona pianificazione può essere descritta come quell'insieme di azioni programmate, volte ad affrontare e risolvere i problemi reali, attraverso delle scelte progettuali disegnate su strategie partecipative e basate sulla consapevolezza dell'incertezza di controllare gli eventi futuri. Il labile equilibrio di coesistenza tra dinamiche antropiche e il sistema ambientale, hanno fatto sì che i processi di trasformazione territoriale siano diventati oggetto di interesse scientifico e abbiano assunto notevole rilevanza politica. I principi che ispirano le moderne teorie della pianificazione devono seguire linee progettuali coerenti con i principi di sviluppo sostenibile e di tutela dell'ambiente, sia nel tentativo di porre un freno all'antropizzazione, la cui espansione frenetica è capace di trasformare in modo irreversibile i sistemi naturali, sia nel tentativo di migliorare la qualità di vita delle generazioni presenti e future. L'informazione, il dialogo, la valutazione e la decisione costituiscono i fondamenti della pianificazione territoriale. L'analisi di tali forme di conoscenza e l'utilizzo delle migliori tecnologie informatiche, la cui tecnica permette di agevolare l'elaborazione dell'informazione e di ottimizzazione i metodi di valutazione e i criteri di scelta, consentiranno di conseguire le migliori soluzioni tecniche e progettuali al fine di raggiungere gli obiettivi desiderati.
La condizione femminile, i diritti delle donne e il loro status in Russia sono stati influenzati dalla cultura, dalla religione e dai discorsi sociali.
I diritti delle donne in Afghanistan sono cambiati in maniera significativa nel corso degli ultimi anni, in particolare dopo il 2001, con la caduta del regime islamico, il quale aveva imposto terribili limitazioni ai loro danni. Le donne afgane, de jure, hanno gli stessi diritti dell'uomo dal 26 gennaio 2004, rifacendosi alla Costituzione del 1964. Dopo la caduta del regime i diritti delle donne sono tornati a fiorire e al giorno d'oggi godono di certo un migliore status rispetto al periodo precedente. Nonostante sia stato ripristinato il codice civile del 1976 e quello della famiglia del 1971, dove la donna afgana gode di buoni diritti, la mentalità da sempre estremamente conservatrice da parte degli afgani non è comunque d'aiuto all'emancipazione femminile, in quanto, de facto, la donna ha molte limitazioni lavorative e sociali nelle zone rurali dove i talebani o i capi villaggio contano più della legislazione nazionale stessa, ripristinata nel 2001. Ancora oggi la violenza contro le donne in tutto il paese è molto alta, anche se la situazione sta poco per volta progredendo grazie anche all'aiuto della comunità internazionale. Il Global Gender Gap Report non ha mai analizzato l'Afghanistan come paese per quanto riguarda i diritti delle donne, ma di certo non è uno dei paesi più femministi al mondo. Nelle zone rurali infatti, dove i capi tribù decidono tutto della vita delle persone, l'adulterio può essere anche punibile con la lapidazione; mentre in altre le adultere possono essere punite con una piccola reclusione presso le case aiutando e servendo i loro capo tribù. Il codice civile afghano del 1976 restaurato nel 2001, prevede invece che la donna adultera venga punita con la reclusione. Sempre nelle zone rurali è spesso imposto l'utilizzo del burqa, che secolarmente imprigiona le donne afghane rurali; mentre nelle zone più sviluppate, come nella capitale Kabul, è abbastanza comune vedere anche donne che indossano l'hijab o che utilizzano anche abiti considerati un po' occidentali, come anche pantaloni o camicie. Infatti, negli ultimi anni, l'utilizzo del burqa nelle zone più urbanizzate e ricche sembra diminuito significativamente. Nonostante i progressi fatti al giorno d'oggi, l'Afghanistan è considerato ancora uno dei Paesi peggiori in cui essere donna, proprio a causa del fortissimo dislivello sociale nelle zone rurali e in quelle urbanizzate.