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La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija, SFRJ) fu la forma istituzionale assunta dalla Jugoslavia dal 1945 al 1992, anno della sua dissoluzione a seguito delle guerre jugoslave: in ambito locale ci si riferisce anche come «Druga Jugoslavija» («Seconda Iugoslavia») o anche «Bivša Jugoslavija» («Ex Iugoslavia»). Confinava a nord con l'Austria e l'Ungheria, a est con la Romania e la Bulgaria, a sud con l'Albania e la Grecia e ad ovest con l'Italia e il mare Adriatico. Durante la Guerra fredda fu un importante membro dei paesi non allineati.
La Iugoslavia, o Jugoslavia (AFI: /juɡozˈlavja/; in croato e in sloveno Jugoslavija, in serbo e in macedone Југославија; letteralmente "terra degli slavi del sud") fu uno Stato esistito tra il 1929 e il 2003 passando per diversi assetti istituzionali, che hanno amministrato il territorio della Penisola balcanica occidentale nel corso del XX secolo. Negli ultimi anni gli stati ex-iugoslavi stanno rinsaldando sempre più i legami economici, politici e sociali, formando quella che oggi è definita Iugosfera.
Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001. Influenti anche le motivazioni economiche, culturali, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e musulmani), fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Con dissoluzione della Jugoslavia si identificano diversi eventi che nei primi anni '90 hanno portato alla fine della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e alla nascita della Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia e Macedonia, oggi Macedonia del Nord. La RSF Jugoslavia si formò all'indomani della vittoria alleata durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) ed era formata da sei stati federati: la Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina, la Repubblica Socialista di Croazia, la Repubblica Socialista di Macedonia, la Repubblica Socialista di Montenegro, la Repubblica Socialista di Serbia, la Provincia Socialista Autonoma della Voivodina, la Provincia Socialista Autonoma del Kosovo e la Repubblica Socialista di Slovenia. Questo modello rappresentò una "via di mezzo" tra l'economia pianificata e quella liberale, garantendo un periodo di forte crescita economica e stabilità politica sotto la guida di Josip Broz Tito. Alla morte del maresciallo Tito nel 1980, il governo federale si indebolì considerevolmente, lasciando spazio, tra le Repubbliche costituenti, a sentimenti nazionalistici e indipendentistici. Nei primi anni '90, lo scontro tra le Repubbliche si acuì con l'elezione in Serbia di Slobodan Milošević, più concentrato sull'espansione del dominio serbo che sulla conservazione dell'unità jugoslava. Nel 1990, la Lega dei Comunisti di Jugoslavia si sciolse e i socialisti iniziarono a cedere il passo ai separatisti, fino alla dichiarazione d'indipendenza di quattro delle sei Repubbliche socialiste, mentre Serbia e Montenegro rimasero federate. Le crescenti tensioni etniche tra i popoli sparsi in Jugoslavia, principalmente serbi, croati e bosgnacchi, portò allo scoppio delle guerre jugoslave, dapprima in Slovenia, poi in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e infine in Macedonia. Questi conflitti furono segnati da diversi eccidi qualificabili come tentativi di pulizia etnica, e considerati pertanto sia crimini di guerra che crimini contro l'umanità.