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Orìgene, noto anche come Origene di Alessandria (in greco antico: Ὠριγένης, Ōrigénēs, detto Adamanzio; in latino: Origenes Adamantius, «resistente come il diamante»; Alessandria d'Egitto, 185 – Tiro, 254), è stato un teologo e filosofo greco antico. È considerato uno tra i principali scrittori e teologi cristiani dei primi tre secoli. Di famiglia greca, fu direttore della Scuola catechetica di Alessandria. Interpretò la transizione dalla filosofia pagana al cristianesimo e fu l'ideatore del primo grande sistema di filosofia cristiana. Scrisse molti testi di natura teologica, anche se, per umiltà, non alluse quasi mai a se stesso nelle sue opere. Tuttavia, Eusebio di Cesarea gli dedicò quasi l'intero sesto libro della Storia ecclesiastica; inoltre, in collaborazione con Panfilo di Cesarea compose l'Apologia per Origene; tale opera, che pure ai suoi tempi poteva essere considerata di parte, dimostra tuttavia che Eusebio era ben informato sui dettagli della vita e del pensiero di Origene. Delle sue opere si trovano tracce anche nelle opere di Gregorio Taumaturgo, nelle controversie tra Sofronio, Eusebio di Cesarea, Girolamo e Tirannio Rufino, in Epifanio di Salamina e in Fozio I di Costantinopoli. Origene Adamanzio non deve essere confuso con l'omonimo filosofo pagano.
Mario Pieri (Corfù, 24 febbraio 1776 – Firenze, 20 maggio 1852) è stato un letterato greco.
Giovan Battista Marino, anche Giambattista Marino e Giovanni Battista Marino, talora anche Marini (Napoli, 14 ottobre 1569 – Napoli, 25 marzo 1625) è stato un poeta e scrittore italiano. È considerato il fondatore della poesia barocca, nonché il suo massimo esponente italiano. La sua influenza sulla letteratura italiana ed europea del Seicento fu immensa. L'opera del Marino è all'origine di una concezione poetica che andò presto affermandosi in tutti i maggiori paesi del continente, sfociando in correnti letterarie quali il preziosismo in Francia, l'eufuismo in Inghilterra e il culteranismo in Spagna. La straordinaria importanza dell'opera mariniana e l'enorme successo di cui il Marino poté godere fra i suoi contemporanei sono ben illustrate dal celebre giudizio di Francesco de Sanctis: "Il re del secolo, il gran maestro della parola, fu il cavalier Marino, onorato, festeggiato, pensionato, tenuto principe de' poeti antichi e moderni, e non da plebe, ma da' più chiari uomini di quel tempo [...]. Marino fu l'ingegno del secolo, il secolo stesso nella maggior forza e chiarezza della sua espressione".