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La lingua romagnola è una lingua romanza appartenente al gruppo gallo-italico parlata nell'Italia Settentrionale in Romagna e nella Repubblica di San Marino, nei comuni toscani (in modo promiscuo con il toscano) della Romagna toscana e nella provincia di Pesaro e Urbino. In quest'ultimo territorio è infatti diffuso il gallo-piceno, che le classificazioni tradizionali ascrivono o considerano direttamente collegato al romagnolo, a sua volta facente parte del più ampio continuum linguistico emiliano-romagnolo. Tuttavia, uno studio più recente illustra la non completa adesione del gallo-piceno al romagnolo alla luce degli elementi di tipo italo-centrale, affiancati ai fenomeni gallo-italici penetrati dalla Romagna orientale, dei quali quest'insieme dialettale è anticipatore. Appartenendo al gruppo gallo-italico, il romagnolo è quindi affine alle lingue di gran parte del Nord Italia. È caratterizzato da una notevole moltiplicazione dei fonemi vocalici (rispetto all'italiano, che ne ha solo sette) e da un forte rilievo delle consonanti, che caratterizzano il fraseggio, specie nelle frasi interrogative e negative. Esistono varie forme locali della lingua stessa. Ad esempio, il romagnolo di Ravenna è abbastanza differente da quello di Forlì o di Cesena, ma anche diverso da quello di Rimini. Nella Romagna toscana si notano interessanti influenze toscane sulla parlata, dovute a motivi sia geografici sia storici.
Carlo Zauli (Faenza, 19 agosto 1926 – Faenza, 14 gennaio 2002) è stato un ceramista, scultore e insegnante italiano. Insegnante presso l'Istituto d'arte Gaetano Ballardini di Faenza insieme ad Angelo Biancini, ebbe fra i tanti allievi lo scultore e ceramista Romano Mazzini. Acquisì fama come ceramista a partire dagli anni cinquanta, quando realizzò un grande fregio per la reggia di Baghdad. Partecipò a diverse edizioni del Premio Faenza (che vinse nel 1953, 1958 e 1962), della Triennale di Milano e della Quadriennale di Roma, che gli garantirono un notevole successo commerciale, talvolta ritenuto soffocante per la ricerca artistica e creativa, pur di notevole qualità. Dopo la morte fu inaugurato nella città natale il Museo Carlo Zauli, e gli vennero dedicate mostre retrospettive al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza (2002), al Museo nazionale d'arte moderna di Tokyo (2008), alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia (2014) e ai Musei civici d'arte antica di Bologna (2015).
Canti Orfici è una raccolta di componimenti letterari in prosimetro scritta da Dino Campana. Fu originariamente composta nel 1913, in una prima ed unica stesura che portava il titolo Il più lungo giorno, che fu consegnata per la pubblicazione a Giovanni Papini e ad Ardengo Soffici; quest'ultimo perse però il manoscritto originale, costringendo Campana a riscrivere l'opera quasi interamente a memoria. Per lungo tempo l'autografo dell'originale si considerò perduto: venne ritrovato solamente nel 1971, tra le carte di Soffici.