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Veleno è un film drammatico del 2017 diretto da Diego Olivares, tratto da una storia vera. È stato presentato alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia 2017.
Per veleno si intende una sostanza che, assunta da un organismo vivente, ha effetti dannosi temporanei o permanenti, fino ad essere letali, attraverso un meccanismo chimico. Non sono invece considerate veleni le sostanze che hanno effetti dannosi per azione meccanica (ad esempio esplosivi) o per emissione di radiazioni (ad esempio uranio e altre sostanze radioattive). L'assunzione di un veleno da parte di un uomo o di un animale si dice "avvelenamento". Una sostanza in grado di contrastare l'azione di un veleno è chiamata "antidoto". I veleni possono essere sia di origine naturale, sia prodotti da attività antropica. I veleni prodotti da organismi viventi sono anche detti "tossine".
Raccontami è una serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 per due stagioni dal 2006 al 2008, con protagonisti Massimo Ghini e Lunetta Savino. La serie è realizzata da Riccardo Donna e Tiziana Aristarco ed è ispirata alla serie televisiva spagnola Cuéntame cómo pasó di TVE, che racconta la vita di una famiglia della classe media spagnola, gli Alcántara, dal 1968 alla seconda metà degli anni 80. Nell'estate del 2014, del 2016 e del 2017 la serie è in replica su Rai Premium. Nel 2019, le repliche sono trasmesse su San Marino RTV.
I Cor Veleno sono un gruppo musicale hardcore hip hop italiano, costituito dal produttore DJ Squarta e dai rapper Grandi Numeri e Primo Brown, quest'ultimo scomparso nel 2016.
I colori e simboli della Juventus Football Club hanno svolto un ruolo decisivo nella costituzione dell'identità societaria e visiva del club al di fuori dell'ambito strettamente sportivo dalla fine del XIX secolo. All'esordio ufficiale nel campionato nazionale del 1900, le tinte sociali della Juventus erano il rosa e il nero, allora i colori sportivi del liceo in cui studiarono i fondatori e primi soci del club. Quella che diverrà la canonica tenuta di gioco della squadra, oltreché una tra le più iconiche del panorama sportivo mondiale in virtù dei successi della squadra, la diffusione della propria tifoseria e la propria influenza sui colori sociali — tra altri simboli bianconeri — adottati da numerose squadre sportive a livello internazionale, — ispirata alla casacca degli inglesi del Notts County —, venne portata al debutto tre anni più tardi; questa, bianca e nera a strisce verticali — da cui il soprannome di Bianconeri — fu scelta da Gordon Thomas Savage, uno dei soci juventini nonché, in precedenza, il primo giocatore d'origine non italiana dell'undici torinese, a rappresentare «divise da gioco più professionali» nonché un «simbolo d'aggressività e potere» grazie alle sue tinte bianche e nere associate, rispettivamente, alla purezza e all'autorità. Nel corso del Novecento, dopo la svolta verso il professionismo del calcio italiano, sulla maglia di gioco vennero inseriti distintivi quali la numerazione tattica, alla fine degli anni 1930, e i marchi degli sponsor tecnici e ufficiali del club, a cavallo tra gli anni 1970 e 1980. Infine, lo stemma societario fu cucito sulle divise bianconere per la prima volta a metà degli anni 1990. Lo stemma della Juventus, reso pubblico per la prima volta nel 1905, non subì variazioni in termini di disegno dalla fine della prima guerra mondiale, diventando un simbolo sportivo perenne nel tempo. Esso racchiude, tra i suoi principali elementi, il nome del club, i colori societari adottati nei primi anni del XX secolo e il toro furioso preso dall'araldica cittadina; durante gli anni 1970, per un breve periodo tale figura fu sostituita dalla stilizzazione di una zebra rampante, anch'essa già simbolo associato alla squadra dall'inizio del Novecento. Altre caratteristiche essenziali della società bianconera sono la longevità della sua proprietà, che perdura in maniera pressoché ininterrotta dagli anni 1920, un particolare modello di gestione riassunto nell'endiatri nota come «tre S» — «Semplicità, Serietà, Sobrietà» —, l'estesa diffusione che contraddistingue la propria tifoseria, slegata da confini geografici o classi sociali, e «un'invidia [nei confronti del club] altrettanto diffusa».