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Il contesto politico italiano è nel pieno del movimento mazziniano; la Giovine Italia poneva in secondo piano la fede e quei conformismi politici di ossequio nei confronti del papato, inoltre l'attivismo insurrezionale si traduceva in un vano sacrificio di giovani vite. Tutto ciò trova di fronte l'opposizione del ceto cattolico-liberale, che vede in Gioberti una propria rappresentazione politica. Ne Il primato morale e civile degli Italiani Vincenzo Gioberti rivela il suo pensiero politico basato su un progetto riformistico, moderato facente leva sugli antichi valori cristiani, che a suo giudizio hanno da sempre accomunato tutti gli italiani, il cui obiettivo era la creazione di una federazione nazionale dei vari stati della penisola sotto la presidenza del papa. Occorreva creare un movimento d'opinione che utilizzasse la forza del cattolicesimo e dei principi, per poi tradursi politicamente in un partito cattolico italiano, nazionale e moderno. L'opera ebbe un grande successo e da essa nacque il cosiddetto partito neoguelfo che ispirerà poi la partecipazione di vari stati italiani alla prima guerra di indipendenza. Il neoguelfismo apparve come un mito di straordinaria, anche se effimera, efficacia. In effetti l'opera era manchevole almeno sotto due aspetti: in primo luogo trascurava il fatto che il futuro presidente della lega avrebbe dovuto essere l'allora papa Gregorio XVI, pontefice reazionario, l'autore dell'enciclica Mirari vos con la quale veniva condannata ogni forma di pensiero liberale; in secondo luogo, Gioberti sembrava non considerare che dalla lega sarebbe rimasto fuori il Lombardo-Veneto, sotto la dominazione austriaca. L'opera venne attaccata da destra dai gesuiti e da sinistra dai mazziniani repubblicani che lo accusarono di clericalismo. Per rispondere a questa accuse Gioberti scrive I prolegomeni del Primato, opera pubblicata postuma a Bruxelles nel 1865, dove innanzitutto chiarisce che "Il primato [...] aveva la funzione di propagandare il progetto federativo e che quello che importava era la lega [...] chiunque ne fosse poi il presidente, o il papa o il re di Sardegna". Gioberti dunque è amareggiato dalle reazioni acutamente critiche che gli sono mosse dagli stessi ambienti ecclesiastici. Il fulcro del suo pensiero politico dunque sposta il baricentro sulla "pubblica opinione come regina del mondo": inevitabile il riferimento alla classe borghese, classe sociale non più soltanto dirigente bensì anche dominante, l'unica realtà in grado di sopravvivere al mito del proletariato e all'aristocrazia reazionaria. Ma chi avrebbe dovuto realizzare la lega? Secondo Gioberti sarà la forza dell'opinione pubblica che è incarnata dalla borghesia, ceto dialettico, per sua natura tendente alla moderazione e capace di assorbire gli opposti estremismi del patriziato e della plebe, per cui la borghesia è destinata a divenire ceto universale unico. Questa spinta in avanti del pensiero giobertiano sarà poi sociologicamente additata come nociva dal pensiero di Gaetano Mosca, che scorgerà nella borghesia l'espressione più forte di élite del XIX secolo. Da questo punto di vista Gioberti, a parere dello storico Giorgio Rumi, si rivela una sorta di profeta politico, "se pensiamo alla scomparsa, ai nostri giorni, di quello che era il proletariato e a quella progressiva del sottoproletariato, di pasoliniana memoria, sostituito anch'esso dalla classe degli emarginati (gli immigrati, i nuovi poveri ecc.). Oggi in effetti constatiamo la presenza di un'unica grande classe borghese, dove le distinzioni sono ormai al suo interno: la grande, media e piccola borghesia. (cfr. G.Rumi, Gioberti, Bologna 2000) La borghesia, dice Gioberti, non è ne clericale né anticlericale ma laica e potrà però realizzare il suo progetto, solo se sarà in grado di fondare un moderno partito cattolico, un partito integralista, che assuma il Vangelo come suo programma politico. E ancora una volta Gioberti sembra profetizzare l'avvento di una futura Democrazia Cristiana che governerà a lungo il nostro paese. (cfr. Francesco Traniello, Da Gioberti a Moro: percorsi di una cultura politica, Milano, 1990)
Il liceo classico statale Vincenzo Gioberti di Torino è uno dei più antichi licei italiani. Si tratta di uno dei quattro licei classici statali della città, insieme al D'Azeglio, il Cavour e l'Alfieri.
L'Italia (/iˈtalja/, ), ufficialmente Repubblica Italiana, è uno Stato situato nell'Europa meridionale, il cui territorio coincide in gran parte con l'omonima regione geografica. L'Italia è una repubblica parlamentare e conta una popolazione di circa 60 milioni di abitanti. La capitale è Roma. La parte continentale, delimitata dall'arco alpino, confina a nord, da ovest a est, con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; il resto del territorio, circondato dai mari Ligure, Tirreno, Ionio e Adriatico, si protende nel mar Mediterraneo, occupando la penisola italiana e numerose isole (le maggiori sono Sicilia e Sardegna), per un totale di 302072,84 km². Gli Stati della Città del Vaticano e di San Marino sono enclavi della Repubblica mentre Campione d'Italia è l'unica exclave italiana. Con l'ascesa di Roma, che fu capitale della Repubblica romana e poi dell'Impero romano, si ebbe il primo processo di unificazione della penisola, destinata a rimanere per secoli il centro politico e culturale della civiltà occidentale. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'Italia medievale fu soggetta a invasioni e dominazioni di popolazioni germaniche, come gli Ostrogoti, i Longobardi e i Normanni, perdendo la propria unità politica. Nel XV secolo, con la diffusione del Rinascimento, ridivenne il centro culturale del mondo occidentale, ma dopo le guerre d'Italia del XVI secolo ricadde sotto l'egemonia delle potenze straniere, quali Francia, Spagna e Austria. Durante il Risorgimento gli italiani combatterono per l'indipendenza nazionale e per l'Unità d'Italia, finché nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia, che completò la riunificazione con la presa di Roma del 20 settembre 1870 e la vittoria nella prima guerra mondiale. Dal 1882 al 1960 l'Italia ha posseduto un impero coloniale. Nel 1946, dopo il ventennio fascista, la sconfitta nella seconda guerra mondiale e la guerra civile, a seguito di un referendum istituzionale lo Stato italiano divenne una repubblica. Nel 2020 l'Italia, ottava potenza economica mondiale e terza nell'Unione europea, è un paese con un alto standard di vita: l'indice di sviluppo umano è molto alto, 0.883, e la speranza di vita è di 83,4 anni. È membro fondatore dell'Unione europea, della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'OCSE; aderisce all'ONU e al trattato di Schengen. È inoltre membro del G7 e del G20, partecipa al progetto di condivisione nucleare della NATO, è una grande potenza regionale europea, in grado di esercitare influenza politica anche su scelte e decisioni di ordine extra-europeo e globale, e si colloca in nona posizione nel mondo per spesa militare. In virtù della sua storia ultramillenaria, l'Italia vanta insieme alla Cina il maggior numero di siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il federalismo italiano è un'ideologia politica che vorrebbe la trasformazione della Repubblica Italiana in uno Stato federale.
Il Vincenzo Gioberti è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.
Vincenzo Cuoco (Civitacampomarano, 1º ottobre 1770 – Napoli, 14 dicembre 1823) è stato uno scrittore, giurista, politico, storico ed economista italiano.
L'idealismo o neoidealismo italiano, nato dall'interesse per quello tedesco e per la dottrina hegeliana in particolare, si sviluppò in Italia nei primi decenni del Novecento, preparato dallo spiritualismo della tradizione risorgimentale, e culminato nei suoi due massimi esponenti: Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Comune ad ogni idealista, si ritrova in costoro la convinzione che la sola realtà sia quella concepita dal soggetto, come riflesso della sua Idea e interiorità.
Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati (Rovereto, 24 marzo 1797 – Stresa, 1º luglio 1855) è stato un filosofo, teologo e presbitero italiano. La chiesa cattolica lo venera come beato dal 18 novembre 2007.
Galileo Ferraris (Livorno Piemonte, 30 ottobre 1847 – Torino, 7 febbraio 1897) è stato un ingegnere e scienziato italiano, scopritore del campo magnetico rotante e ideatore del motore elettrico in corrente alternata.