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Medaglia miracolosa (o medaglia della Madonna delle Grazie, o medaglia dell'Immacolata) è il nome che la tradizione cattolica ha dato alla medaglia realizzata in seguito a quanto accaduto nel 1830 a Parigi, in rue du Bac n. 140, a Santa Caterina Labouré, novizia nel convento delle figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli, la quale avrebbe avuto delle apparizioni mariane. Secondo quanto riferito da suor Labouré, questa medaglia fu coniata — in seguito a quanto richiesto dalla Madonna durante la seconda apparizione (27 novembre 1830) — come segno di amore, pegno di protezione e sorgente di grazie. I papi Gregorio XVI e Pio IX ne hanno fatto uso (Laurentin, 1996). Da allora, la cosiddetta "Cappella delle Apparizioni" è divenuta un frequentato luogo di culto, aperto a tutti i fedeli.
La mariologia dei papi è uno studio teologico relativo al pensiero sviluppato dai vari pontefici nel corso della storia sul ruolo, sulle dottrine e sulle devozioni relative alla Beata Vergine Maria. Lo sviluppo della mariologia nei secoli è stata influenzata da un numero variabile di fattori, tra i quali spiccano certamente le direttive pontificie che spesso hanno rappresentato pietre miliari. Esempi di influenze papali includono le feste mariane, le preghiere, l'accettazione di nuove congregazioni mariane, le indulgenze, il supporto alle apparizioni mariane (ad esempio nei casi emblematici di Lourdes e di Fátima) e le proclamazioni di dogmi mariani. Diversi papi hanno fatto dei temi mariani una parte chiave del loro pontificato come ad esempio Leone XIII che ha dedicato undici encicliche al rosario, Pio XII che ha invocato (una sola volta nel suo pontificato) ex cathedra l'infallibilità papale per proclamare il dogma mariano e Giovanni Paolo II che ha costruito il suo stemma personale sulla croce mariana. I papi hanno anche sottolineato i principali temi mariologici in collegamento con gli studi su Maria e sulla cristologia, come ad esempio nelle encicliche Mystici Corporis Christi di Pio XII e Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II.
L'Immacolata Concezione un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento; tale dogma non va confuso con il concepimento verginale di Ges da parte di Maria. Il dogma dell'Immacolata Concezione riguarda il peccato originale: per la Chiesa cattolica infatti ogni essere umano nasce con il peccato originale e solo la Madre di Cristo ne fu esente: in vista della venuta e della missione sulla Terra del Messia, a Dio dunque piacque che la Vergine dovesse essere la dimora senza peccato per custodire in grembo in modo degno e perfetto il Figlio divino fattosi uomo. La Chiesa cattolica celebra la solennit dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria l'8 dicembre. Nella devozione cattolica l'Immacolata collegata con le apparizioni di Lourdes (1858) e iconograficamente con le precedenti apparizioni di Rue du Bac a Parigi (1830).
I documenti papali mariologici sono una serie di documenti promulgati dai pontefici nel corso dei secoli aventi per argomento Maria e la mariologia. Quest'ultima disciplina è stata sviluppata dai teologi sulla base non solo delle Scritture e della tradizione cristiana, ma anche sul sensus fidei dei fedeli nel loro complesso, "dai vescovi all'ultimo dei fedeli", e i documenti papali hanno raccolto questi sviluppi, definendo dei dogmi mariani, contribuendo a diffondere delle dottrine e ad incoraggiare devozioni all'interno della Chiesa cattolica. Certi papi sono stati molto influenti nello sviluppo della dottrina e della venerazione della Beata Vergine Maria. Essi presero delle decisioni non solo nel campo delle credenze mariane ma anche nelle pratiche e nelle devozioni alla Madonna. Prima del XX secolo, i papi promulgavano la venerazione alla Madonna autorizzando nuove feste mariane, preghiere, iniziative e concedendo specifici privilegi a ordini, chiese e santuari. A partire da papa Leone XIII, i papi hanno iniziato a promulgare encicliche, lettere apostoliche e dogmi (Immacolata Concezione e Assunzione di Maria) di spirito prettamente mariologico.
La chiesa di San Francesco è un edificio liturgico di Montone, in Umbria. La chiesa è stata eretta sul luogo nel quale era edificato Castelvecchio (Capanneto), uno dei sei castelli costruiti a scopo difensivo e di controllo, della vallata tra il fiume Carpina ed il fiume Tevere, in epoca medievale. È qui che l'ordine dei frati minori, fino ad allora insediato in Sant'Ubaldo fuori le mura, si è stabilito a partire dal 29 aprile 1308, sotto il pontificato di Clemente V e con il consenso del concilio di Vienne. La tipologia architettonica della chiesa è quella tipica degli Ordini mendicanti: forme semplici e lineari, unica navata, abside poligonale con volte a costoloni finemente affrescate e copertura a capriate. È orientata canonicamente ad occidente e la luce penetra attraverso le tre finestre absidali, di cui una bifora centrale, e attraverso le sei monofore delle pareti laterali. Alla facciata è addossato un portico aggiunto probabilmente tra il XVII e il XVIII secolo. Adiacente alla parete sinistra della chiesa, invece, si trova il convento. La chiesa, completamente affrescata fin dall'inizio del Trecento, fu poi interessata da nuovi ed ampi interventi decorativi, che si sono sovrapposti per ben tre volte agli affreschi originari. Gli esiti più alti, da un punto di vista artistico, si ebbero comunque nel secolo successivo, quando questo edificio divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci. Da sempre legati all'Ordine francescano, il suddetto casato contribuì generosamente al suo abbellimento facendo innalzare altari e corredandola di suppellettili e dipinti. Le opere che hanno commissionato riflettono il gusto cortese della loro cultura familiare. Tra il 1423 ed il 1424, su committenza di Braccio da Montone, Antonio Alberti da Ferrara fu chiamato a dipingere gli Episodi della vita di San Francesco e le scene del Giudizio universale nel sottarco. Nel 1486 il conte Carlo Fortebracci, figlio del capitano Braccio da Montone, fece erigere un altare a metà della parete di sinistra della chiesa come ex voto per la nascita del figlio Bernardino. Nel timpano che sovrasta la parata d'altare è contenuto lo stemma della famiglia Fortebracci riconoscibile dal mezzo ariete con lateralmente le lettere C 0 Conte e K = Karrolus Carlo Fortebracci, a indicare il nome del committente. È inoltre presente lo stemma dei Malatesta con i due elefanti, chiaro richiamo alla nobile famiglia riminese, alla quale apparteneva Margherita moglie di Carlo. Il figlio Bernardino, come visibile sull'iscrizione posta sulla targa in basso, commissionò al perugino Bartolomeo Caporali (1420-1505) un affresco a completamento dell'altare voluto dal padre. Al centro della scena campeggia Sant'Antonio di Padova tra il Battista sulla sinistra e l'Arcangelo Raffaele che reca per mano Tobiolo sulla destra. I secoli successivi non videro modifiche strutturali né interventi di tipo pittorico, anzi si susseguirono processi distruttivi come quello operato dall'occupazione francese. Nel 1810 il convento venne temporaneamente chiuso e nel 1866 divenne di proprietà statale. I restauri avvenuti negli anni novanta dello scorso secolo hanno portato al ripristino dell'intero complesso e trasformato parte dell'ex convento nell'attuale Pinacoteca e nel Museo Etnografico Il tamburo parlante. Molte opere provenienti sia dall'ex chiesa di San Francesco sia da altre chiese del territorio comunale trovano oggi la loro collocazione all'interno di questi spazi.
Alessandro Vitelli (Città di Castello, 1500 – Citerna, 1554) è stato un condottiero italiano, conte di Montone, Citerna, signore di Amatrice. Fu al servizio dell'Impero, del Papa e del Granducato di Toscana.