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Il vitigno autoctono è una particolare varietà di vite utilizzata per la produzione di vino, coltivato e diffuso nella stessa zona storica di origine del vitigno stesso, trattasi quindi di un vitigno non trapiantato da altre aree. Ogni vitigno autoctono presenta una sua caratteristica e distintiva forma e colore del grappolo, del chicco e delle foglie e conferisce al vino, da esso ottenuto, alcune caratteristiche organolettiche ben precise e tipiche. La coltivazione e la difesa dei vitigni autoctoni, ed anche la riscoperta di vitigni quasi scomparsi dal panorama agricolo viene intrapresa nell'ambito dello sviluppo dell'industria enologia verso la creazione di prodotti di qualità, a denominazione locale, in grado di combattere l'importazione di vini provenienti dal altre regioni o aree del mondo ed anche a contrastare, se possibile, la commercializzazione dei vini commerciali a basso costo e privi di specifiche proprietà organolettiche. In Italia sono circa 350 i vitigni autoctoni registrati ufficialmente, e tutte le principali regioni agricole italiane, con produzione vinicola hanno un elenco di vitigni autoctoni locali.
Il Passerina è un vitigno a bacca bianca, originario dell'area del medio Adriatico.
Lo Chardonnay è un vitigno a bacca bianca, internazionale, coltivato in tutte le aree viticole del mondo. Viene utilizzato anche per vini spumanti "metodo classico". Infatti entra negli uvaggi dei più noti spumanti, ad esempio Champagne, Trentodoc e Franciacorta, ma anche negli spumanti prodotti nel Nuovo Mondo (California, Australia e Nuova Zelanda). Lo chardonnay e il merlot sono, tra i vitigni francesi cosiddetti "internazionali", quelli più coltivati in ogni parte del mondo, anche grazie alla loro elevata adattabilità.