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Autore principale: Istituto degli Innocenti
Pubblicazione: Firenze : Istituto degli Innocenti, 2004
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il lavoro minorile o infantile o sfruttamento minorile è definito come una qualsiasi attività lavorativa che priva lo studio e libertà nella fase infantile, della dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-fisico. Genericamente sono definite lavoro minorile tutte le forme di lavoro svolte da minori al di sotto di un’età minima stabilita per legge, che può variare da paese in paese. Il lavoro minorile è un fenomeno di dimensioni globali. Secondo le recenti stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), sono ancora 152 milioni i bambini — 68 milioni sono bambine e 88 milioni sono bambini — vittime di lavoro minorile. Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività di lavoro pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza e il loro sviluppo morale. Il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta, in quanto sottoprodotto della povertà, che contribuisce anche a riprodurre. Tuttavia, non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali del Nord del mondo.
Durante la seconda guerra mondiale i bambini, sia maschi che femmine, furono frequentemente protagonisti di eventi insurrezionali, nonché arruolati (volontariamente, coercitivamente o perché mentivano sulla propria età) da parte sia delle potenze dell'Asse e dagli Alleati, che da altri stati belligeranti e da gruppi ebraici. Erano dediti a servizi di vario tipo sia in luoghi non oggetto di combattimento diretto che nelle retrovie, fino ad essere impiegati in azioni belliche. La tutela dell’infanzia era solo agli albori. In sistemi sociali nei quali lo sfruttamento minorile era consuetudine e non eccezione, agli occhi delle generazioni passate la partecipazione di fanciulli ad azioni belliche, sebbene rivestisse carattere di assoluta emergenza, poteva svolgere una funzione di riscatto sociale. Bambini di tutte le parti in conflitto furono nel contempo vittime ed attori a diversi livelli nelle alterne fasi della guerra. Dopo il termine della guerra, una coltre di imbarazzato silenzio cadde su queste vicende, raramente evocate con pudore dai protagonisti (ad esempio il cancelliere tedesco Helmut Kohl).
Maria Tecla Artemisia Montessori, nota come Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870 – Noordwijk, 6 maggio 1952) è stata un'educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, elementari, medie e superiori in tutto il mondo; fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia.
Una scuola è un'istituzione destinata all'educazione e all'istruzione di studenti e allievi sotto la guida di varie tipologie di figure professionali appartenenti al settore dei lavoratori della conoscenza. Il termine deriva dalla parola latina schola, Il termine greco significava inizialmente "tempo libero", per poi evolversi: da "tempo libero" è passato a descrivere il "luogo in cui veniva speso maggiormente il tempo libero", cioè il luogo in cui si tenevano discussioni filosofiche o scientifiche durante il tempo libero, per poi descrivere il "luogo di lettura", fino a descrivere il luogo d'istruzione per eccellenza.
Le leggi razziali fasciste furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) applicati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana. Esse furono rivolte prevalentemente contro le persone ebree. Il loro contenuto fu annunciato per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini, da un palco posto davanti al Municipio in Piazza Unità d'Italia, in occasione di una sua visita alla città. Furono abrogate con i regi decreti-legge n. 25 e 26 del 20 gennaio 1944, emanati durante il Regno del Sud.
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