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Titolo uniforme: La bataille de la Marne.
Autore principale: Isselin, Henri
Serie: Attualità storica Sansoni ; 13
La prima battaglia della Marna fu uno scontro decisivo avvenuto nella regione compresa tra i fiumi Marna e Ourcq, a est di Parigi, nelle prime fasi della prima guerra mondiale sul fronte occidentale. L'esercito tedesco, impegnato nella grande offensiva generale prevista dal piano Schlieffen e arrivato fino a pochi chilometri dalla capitale francese, venne inaspettatamente contrattaccato dall'esercito francese che nonostante la lunga ritirata aveva mantenuto la coesione e lo spirito offensivo; agli scontri parteciparono anche i soldati del piccolo Corpo di spedizione britannico. La battaglia si svolse tra il 5 e il 12 settembre 1914 e si concluse con la vittoria anglo-francese grazie anche a una serie di errori strategici dell'Alto comando germanico; i tedeschi dovettero ripiegare dietro la Marna e poi sull'Aisne. La prima battaglia della Marna segnò un momento decisivo della prima guerra mondiale, decretò il fallimento degli ambiziosi piani tedeschi e delle loro speranze di vittoria entro sei settimane, rinsaldò la resistenza e la volontà combattiva degli Alleati e trasformò la guerra in una lunga lotta di logoramento nelle trincee che sarebbe continuata per altri quattro anni fino alla sconfitta finale della Germania imperiale.
La prima guerra mondiale fu un conflitto mondiale che coinvolse le principali potenze e molte di quelle minori tra il 28 luglio 1914 e l'11 novembre 1918. Chiamata inizialmente dai contemporanei "guerra europea", con il coinvolgimento successivo delle colonie dell'Impero britannico e di altri paesi extraeuropei tra cui gli Stati Uniti d'America e l'Impero giapponese prese il nome di guerra mondiale o Grande Guerra: fu infatti il più grande conflitto armato mai combattuto fino alla successiva seconda guerra mondiale. Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo da Gavrilo Princip A causa del gioco di alleanze formatesi negli ultimi decenni del XIX secolo, la guerra vide schierarsi le maggiori potenze mondiali, e rispettive colonie, in due blocchi contrapposti: da una parte gli Imperi centrali (Germania, Impero austro-ungarico e Impero ottomano), dall'altra gli Alleati rappresentati principalmente da Francia, Regno Unito, Impero russo, Impero giapponese e, dal 1915, Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa) di cui oltre 9 milioni non tornarono più a casa; si dovettero registrare anche circa 7 milioni di vittime civili, non solo per i diretti effetti delle operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie. Le prime operazioni militari del conflitto videro la fulminea avanzata dell'esercito tedesco in Belgio e nel nord della Francia, azione fermata però dagli anglo-francesi nel corso della prima battaglia della Marna nel settembre 1914; il contemporaneo attacco dei russi da est infranse le speranze tedesche in una guerra breve e vittoriosa, e il conflitto degenerò in una logorante guerra di trincea che si replicò su tutti i fronti e perdurò fino al termine delle ostilità. A mano a mano che procedeva, la guerra raggiunse una scala mondiale con la partecipazione di molte altre nazioni, come Bulgaria, Persia, Romania, Portogallo, Brasile, Cina, Siam e Grecia; determinante per l'esito finale fu, nel 1917, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America a fianco degli Alleati. La guerra si concluse definitivamente l'11 novembre 1918 quando la Germania, ultimo degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio imposto dagli Alleati. Alcuni dei maggiori imperi esistenti al mondo – tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo – si estinsero, generando diversi stati nazionali che ridisegnarono completamente la geografia politica dell'Europa.
La battaglia di Verdun (in francese Bataille de Verdun, IPA: [ba'taj də vɛʁ'dœ̃]; in tedesco Schlacht um Verdun, IPA: ['ʃlaxt ˀʊm vɛɐ'dœŋ]), nome in codice operazione Gericht ("giudizio"), fu l'unica grande offensiva tedesca avvenuta tra la prima battaglia della Marna del 1914 e l'ultima offensiva del generale Erich Ludendorff nella primavera del 1918. Fu una delle più violente e sanguinose battaglie di tutto il fronte occidentale della prima guerra mondiale; ebbe inizio il 21 febbraio 1916 e terminò il 19 dicembre dello stesso anno, vedendo contrapposti l'esercito tedesco, guidato dal capo di stato maggiore, generale Erich von Falkenhayn, e l'esercito francese, guidato dal comandante supremo Joseph Joffre sostituito al termine del 1916 con il generale Robert Georges Nivelle. Verdun costituì un punto di svolta cruciale della guerra in quanto segnò il momento in cui il peso principale delle operazioni nel fronte occidentale passò dalla Francia all'Impero britannico, fece svanire le ancora concrete possibilità della Germania di vincere la guerra e influenzò in parte l'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America nel conflitto. Questa spaventosa battaglia divenne una sacra leggenda nazionale in Francia, sinonimo di forza, eroismo e sofferenza, i cui effetti e ricordi perdurano ancora oggi; la battaglia coinvolse quasi i tre quarti delle armate francesi, e benché nella storia, e nella stessa prima guerra mondiale, ci siano state battaglie anche più cruente, Verdun detiene probabilmente il non invidiabile primato di campo di battaglia con la maggior densità di morti per metro quadro. Il fatto d'armi che più si avvicina a Verdun fu la battaglia di Stalingrado nella seconda guerra mondiale, spesso considerata una «Verdun russa», ma, mentre a Stalingrado l'esercito tedesco tentò la conquista di una città strategicamente importante, a Verdun lo scopo dell'offensiva di Falkenhayn fu quello di "dissanguare goccia a goccia" l'esercito francese. Nei piani del capo di stato maggiore generale tedesco, l'importanza morale e propagandistica di un attacco a Verdun avrebbe fatto in modo che tutto lo sforzo francese si riversasse nella difesa di un caposaldo ritenuto di primaria importanza per la Francia. Lo scopo era quello di convogliare il maggior numero di truppe nemiche in un solo settore, per poi colpirlo con la massima potenza possibile con il violento impiego di artiglieria, in modo da infliggergli il maggior numero di perdite possibile.
L'offensiva della Mosa-Argonne, anche detta "battaglia della foresta dell'Argonne" o "battaglia delle Argonne", avvenne tra il 26 settembre e l'11 novembre 1918, lungo il Fronte occidentale della prima guerra mondiale. Quest'offensiva fa parte dell'offensiva dei cento giorni, nella quale gli eserciti alleati costrinsero alla ritirata i tedeschi e riconquistarono gran parte del territorio francese occupato dall'Impero tedesco. L'offensiva venne condotta principalmente dalle forze statunitensi dell'American Expeditionary Forces guidato dal generale John J. Pershing che peraltro, mostrarono gravi carenze tattiche e mancanza di esperienza; i ripetuti attacchi frontali vennero respinti dalle forze tedesche schierate a difesa sulla cosiddetta Linea Crimilde e fino al 1 novembre 1918 gli americani furono praticamente bloccati. L'offensiva delle Argonne costò pesanti perdite al corpo di spedizione americano e costituisce ancora la battaglia della storia in cui le truppe statunitensi subirono il maggior numero di morti e feriti.
Per storia dell'Europa si intende convenzionalmente la storia dell'omonimo continente e dei popoli che l'hanno abitato e che lo abitano. In un'accezione più ristretta per storia dell'Europa si intende invece la storia dell'Unione europea, dalla creazione della Comunità economica europea con i trattati di Roma (1957) fino a oggi.
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