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Autore principale: Spinelli, Santa
Pubblicazione: Poggibonsi : Lalli, 1987
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il segno della croce è il gesto con cui i cristiani tracciano la figura di una croce in forma piccola o grande su se stessi, su altre persone o su oggetti, sia direttamente sia a distanza. Tale usanza era tradizione già consolidata dei cristiani al tempo di Tertulliano (155 circa – 230 circa) e di Origene (185–254).Essa rimane in uso generale fra i cristiani di oggi con eccezione di alcune confessioni protestanti. In un certo senso il primo segno di croce, ricordato da tutti i successivi, fu quello dello stesso Cristo crocifisso: «si è lasciato inchiodare sulla croce» stendendo «le braccia fra il cielo e la terra in segno di perenne alleanza» . Secondo i contesti, il gesto del segno della croce può essere professione di fede, preghiera, dedicazione o benedizione.Il gesto può essere compiuto senza pronunciare neanche mentalmente alcuna formula. Per esempio nella santa messa si accompagna l'annuncio del brano evangelico ("Dal Vangelo secondo ...") tracciandosi una piccola croce sulla fronte, sulle labbra e sul petto. La formula che accompagna solitamente il gesto è "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen."
La Chiesa ortodossa, talvolta indicata anche come Chiesa ortodossa orientale, Chiesa cristiana d'Oriente o Chiesa cattolica ortodossa, è una comunione di Chiese cristiane nazionali, che sono o autocefale (cioè il cui capo non riconosce alcuna autorità religiosa in terra al di sopra di sé) o autonome (cioè dipendenti da un patriarcato, ma da esso distinte). Delle Chiese autocefale, nove sono patriarcati, storici o moderni. Come è indicato nelle pubblicazioni del Dipartimento di Statistiche delle Nazioni Unite, le denominazioni usate dai vari stati per indicare le religioni non sono uniformi. Così i cattolici sono identificati come "cattolici" in Portogallo, ma "cattolici romani" in Germania, e il termine "ortodosso", che in Etiopia indica soprattutto appartenenza alla Chiesa ortodossa etiope, una delle Chiese ortodosse orientali, in Romania indica soprattutto l'essere membri della Chiesa ortodossa romena, una delle Chiese che in inglese e tedesco sono anch'esse chiamate orientali (usando però Eastern, un vocabolo distinto da Oriental, anche se sinonimo), ma che in lingue che non dispongono di una simile coppia di sinonimi sono chiamate bizantine o calcedonesi. Queste ultime lingue attualmente riservano l'aggettivo "orientali" per le Chiese che non accettano il Concilio di Calcedonia.La Chiesa ortodossa, erede della cristianità dell'antico Impero romano, ridotto poi in quello chiamato dagli storici l'Impero bizantino, è ora suddivisa negli antichi quattro Patriarcati storici di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme della Pentarchia (senza il quinto, d'Occidente) e in diverse altre chiese autocefale (delle quali non tutte si chiamano patriarcati). Essa ritiene che solo al proprio interno, quindi in via esclusiva, sussista la continuità della Chiesa universale fondata da Gesù Cristo (proprio come lo ritiene, da parte sua, la Chiesa cattolica romana).
I rapporti tra cristianesimo ed ebraismo sono spesso stati oggetto di dibattito; sebbene entrambe le religioni condividano radici storiche nel periodo del Secondo Tempio, queste stesse religioni si sono separate, con profondi cambiamenti, nei primi secoli dell'era volgare.
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