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Pubblicazione: Firenze : Polistampa, [2004]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Gli scavi nell'area archeologica di Fiesole comprendono un teatro romano, le terme, un tempio etrusco-romano e un museo archeologico. Si trovano tra via Duprè, via delle Mura Etrusche e via Bandini. Contiene reperti dal III secolo a.C. al II secolo d.C.. Nel 1809, il barone prussiano Friedman Schellersheim fu il primo a far eseguire degli scavi in un podere, detto Buche delle Fate, dove trovò ruderi di epoca romana. Egli fece ricerche fino al 1814, poi i lavori furono sospesi e ripresi successivamente nel 1870. Il Comune nel 1873 acquistò il terreno dove gli scavi continuavano e nel 1878 venne istituito nel palazzo Pretorio un primo museo col materiale venuto alla luce. Il direttore degli scavi nominato dal comune fu il professor Demostene Macciò, che sostenne l'incarico fino al 1910. Nella spianata degli scavi si trovava l'antico foro di Faesulae, nella convalle tra i colli di San Francesco e di Sant'Apollinare.
Il Monumento ai Tre Carabinieri è una scultura situata nel Parco della Rimembranza dedicata ai Martiri di Fiesole, realizzata da Marcello Guasti nel 1964.
La Cappella Sistina (Latino: Sacellum Sixtinum), dedicata a Maria Assunta in Cielo, è la principale cappella del palazzo apostolico, nonché uno dei più famosi tesori culturali e artistici della Città del Vaticano, inserita nel percorso dei Musei Vaticani. Fu costruita tra il 1475 e il 1481 circa, all'epoca di papa Sisto IV della Rovere, da cui prese il nome. È conosciuta in tutto il mondo sia per essere il luogo nel quale si tengono il conclave e altre cerimonie ufficiali del papa (in passato anche alcune incoronazioni papali), sia per essere decorata da opere d'arte tra più le più conosciute e celebrate della civiltà artistica occidentale, tra le quali spiccano i celeberrimi affreschi di Michelangelo, che ricoprono la volta (1508-1512 circa) e la parete di fondo (del Giudizio universale) sopra l'altare (1535-1541 circa). È considerata forse la più completa e importante di quella «teologia visiva, che è stata chiamata Biblia pauperum». Le pareti sono decorate da una serie di affreschi di alcuni dei più grandi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento (Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Pinturicchio, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Piero di Cosimo, Cosimo Rosselli e altri). Esiste anche una "Cappella Sistina" nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, edificata da Sisto V, e una nella cattedrale di Savona, fatta edificare da Sisto IV come mausoleo per i propri genitori.
Via del Proconsolo è una via di Firenze tra piazza del Duomo e piazza San Firenze. La via seguiva più o meno il tracciato della prima cerchia di mura romane: la pianta di due antiche torri romane sono visibili sul tracciato stradale e negli scavi sotto all'edificio all'angolo con via Dante Alighieri. Il nome odierno della strada deriva dalla carica del proconsolo, il capo dell'Arte dei Giudici e Notai, che nella Repubblica Fiorentina divenne in seguito il capo di tutte le Arti maggiori e minori, secondo solo al Gonfaloniere di Giustizia. Il palazzo dell'Arte dei Giudici e Notai si trova infatti su questa strada, al numero 6, come si legge in un'epigrafe datata 1878. All'inizio della strada si apre il minuscolo slargo della piazza di Santa Maria in Campo dove si affaccia l'omonima chiesetta. Di origine molto antica ha un aspetto piuttosto disadorno. Una curiosità è che sebbene sia a pochi passi dal Duomo di Firenze essa dipenda dalla Diocesi di Fiesole. All'angolo con Borgo Albizi si trova il Palazzo Nonfinito, oggi sede del Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia, dal curioso aspetto multiforme, come dice il nome stesso. Vi lavorarono architetti come Bernardo Buontalenti, Ludovico Cardi detto il Cigoli, Santi di Tito e Giovanni Caccini. Il museo Antropologico è il più antico d'Italia ed uno dei più ricchi in Europa. Tra gli straordinari reperti si contano le collezioni del capitano James Cook e di Fosco Maraini. Al numero 10 si affaccia il Palazzo Pazzi Quaratesi, uno dei più belli di Firenze. Disegnato forse da Giuliano da Maiano tra il 1458 e il 1469, ha un armonioso cortile ad arcate con colonne su eleganti capitelli di ispirazione ionica, con le volute costituite dai delfini, come quelli presenti nello stemma di famiglia. Davanti al palazzo sul lato opposto di via del Proconsolo si trovava uno degli antichi Monti di Pietà della città. Poco più avanti sul lato ovest si può intravedere l'antica zona absidale della Badia fiorentina. In realtà oggi la chiesa ha tutt'altro orientamento, ma sui muri esterni sono rimaste le strutture e le finestre del periodo gotico, ormai prive di corrispondenza con l'interno. La Badia è una delle chiese antiche di Firenze, fondata nel X secolo dal marchese Ugo di Toscana come abbazia benedettina. Oggi conserva tra i capolavori opere di Filippino Lippi, Mino da Fiesole e Bernardo Rossellino. Della ristrutturazione gotica, forse ad opera di Arnolfo di Cambio, resta lo slanciato campanile esagonale (1333). Un ciclo di affreschi si trova nel chiostro degli Aranci. Attorno alla badia fiorentina esisteva la zona dei librai fiorentini, qui chiamati cartolai, un vero e proprio distretto di produzione libraria, dove erano concentrate le botteghe che si occupavano dalla produzione della pergamena, della copiatura calligrafica, della legatura e della miniatura dei libri. Da queste botteghe uscirono intere biblioteche destinate a monarchi di tutta Europa, soprattutto nel periodo d'oro in cui vi visse l'"imprenditore" librario Vespasiano da Bisticci. Alla fine del 1846 anche la Libreria Editrice Felice Paggi si trasferì in questa via, al numero 5, di fronte al Palazzo Nonfinito. Il Palazzo del Bargello era la sede dei priori prima del Palazzo della Signoria e nei secoli di storia ospitò un tribunale, la sede della polizia cittadina, un carcere e, solo dal 1865, l'attuale museo. Specializzato in scultura e arte applicata, conserva uno straordinario numero di capolavori, tra i quali si possono citare le quattro sculture di Michelangelo, i bronzi di Giambologna e Benvenuto Cellini, i capolavori di Donatello, Andrea Verrocchio, ecc.
Le incisioni rupestri (dette anche petroglifi o graffiti) sono segni scavati nella roccia con strumenti appuntiti di vario genere, come una punta di roccia più dura a forma di scalpello, utilizzando una tecnica di picchiettatura, guidata o meno da un percussore o una punta metallica (tipo pugnale, di bronzo o di ferro), o per mezzo di una tecnica di raschiatura a graffio, da cui il nome graffito. Le figure formate in alcuni casi, da una fitta concentrazione di buchi, dette coppelle, si pensa potessero essere ricoperte di sostanze coloranti, in alcuni casi servivano per veicolare il sangue di animali sacrificati, durante riti animistici. Si trovano incisioni rupestri ancestrali a partire da quando è comparso l'Homo sapiens, fino in epoca recente. In tutto il mondo solitamente si trovano in alpeggi da pascolo, vicino a fonti e a laghi. Rappresentano sia realtà della vita quotidiana pastorale e agricola, sia figure simboliche e fantastiche. L'interpretazione di queste figure è discussa e varia da quella magico-simbolica, legata a riti religiosi di tipo sciamanico, a quella di figure fatte prevalentemente per passatempo da pastori fermi a guardia di greggi che pascolavano nei dintorni o che si abbeveravano. Per l'osservazione il momento migliore è l'alba o il tramonto, a causa delle ombre marcate create dai raggi solari radenti, che le rendono più facilmente visibili.
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