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Autore principale: Chiappelli, Alessandro
L'Orlando furioso è un poema cavalleresco di Ludovico Ariosto pubblicato per la prima volta nel 1516 a Ferrara. Il poema, composto da 46 canti in ottave, ruota attorno al personaggio di Orlando, cui è dedicato il titolo, e a molti altri personaggi. L'opera, riprendendo la tradizione del ciclo carolingio e parzialmente del ciclo bretone, si pone a continuazione (gionta) dell'incompiuto Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo; in seguito, tuttavia, Ariosto considererà l'Orlando innamorato solo come una fonte a cui attingere, a causa della non attualità dei temi del poema, dovuti alla materia cavalleresca, ma riuscirà a risolvere questo problema apportando modificazioni interne all'opera - tra cui l'introduzione di tecniche narrative sconosciute al Boiardo - e soprattutto intervenendo spesso nel corso del poema spiegando al lettore il vero fine degli avvenimenti.Caratteristica fondamentale dell'opera è il continuo intrecciarsi delle vicende dei diversi personaggi, che costituiscono molteplici fili narrativi (secondo la tecnica dell'entrelacement, eredità del romanzo medievale), tutti armonicamente tessuti insieme. La trama è convenzionalmente riassunta in relazione a tre vicende principali, emblemi anche del sovrapporsi nel poema di diversi generi letterari: in primis la linea epica della guerra tra musulmani (Saraceni) e cristiani, che fa da sfondo all'intera narrazione e si conclude con la vittoria dei secondi. La vicenda amorosa è incentrata invece sulla bellissima Angelica, in fuga da numerosi spasimanti, tra i quali il paladino Orlando, di cui viene sin dalle prime ottave preannunciata la pazzia, portando all'estremo la dimensione del cavaliere cristiano della chanson de geste votato alla fede. Le inchieste dei vari cavalieri per conquistare Angelica si rivelano tutte vane, dal momento che (prima di uscire definitivamente dal poema nel XXIX canto, per giunta a testa in giù sulla sabbia) la donna sposerà il musulmano Medoro, causando la follia di Orlando e l'ira degli altri cavalieri. Il terzo motivo, quello encomiastico o celebrativo (su cui tuttavia persistono all'interno del poema una serie di ombre), consiste nelle peripezie che portano alla realizzazione dell'amore tra Ruggiero, cavaliere pagano discendente del troiano Ettore, e Bradamante, guerriera cristiana, i quali riusciranno a congiungersi solo dopo la conversione di Ruggiero al termine della guerra: da questa unione discenderà infatti la Casa d'Este.
La storia di Pistoia si estende per oltre due millenni. Ricordata come oppidum romano nel II secolo a.C. da Ammiano Marcellino, dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, nel 477, fu distrutta dagli Ostrogoti. Fu quindi assoggettata al potere dei Longobardi. Durante il dominio di questi ultimi, la città visse un periodo di splendore e forte rinascita economica. Divenuta Comune durante il Medioevo, durante l'epoca rinascimentale fece parte dei territori della signoria medicea, evolutasi in seguito nel Granducato di Toscana. Dopo l'unità d'Italia, la città divenne, con l'avvento del Fascismo, capoluogo dell'omonima provincia.
Girolamo Chiti (Siena, 19 gennaio 1679 – Roma, 4 settembre 1759) è stato un compositore italiano. Ancora adolescente iniziò gli studi musicali a Siena sotto la guida di Giuseppe Ottavio Cini e del nipote di questo Tommaso Redi. Dal 1708 fu maestro di cappella del Collegio Tolomei. Nel 1712 si recò a Roma dove studiò con Giuseppe Ottavio Pitoni e Antonio Caldara. Nel 1717 divenne maestro di cappella della Pia casa degli Orfani di Santa Maria in Aquiro a Roma. Nel 1726 fu nominato coadiutore del maestro di cappella Francesco Gasparini nella basilica di San Giovanni in Laterano. Morto Gasparini, dall'aprile 1727 gli succedette nella carica di maestro di cappella della basilica, mantenendola fino alla morte. Nel 1735 divenne anche cappellano custode della cappella Corsini allora fatta costruire da Clemente XII nella basilica lateranense. Dal settembre 1745 al maggio 1759 Chiti mantenne una fitta corrispondenza con il compositore e teorico della musica bolognese Giovanni Battista Martini, contribuendo notevolmente all'accrescimento della biblioteca musicale di quest'ultimo. Coltivò sempre un forte interesse verso la musica polifonica dei secoli XVI e XVII, e in particolare verso la musica sacra di Palestrina. Restano di Chiti oltre 3000 composizioni da chiesa, in gran parte conservate nell'archivio della basilica lateranense, sia in stile a cappella, sia in stile concertato, con e senza strumenti.Morì a Roma il 4 settembre 1759 Lasciò per testamento alla biblioteca del cardinale Neri Corsini i libri di teoria musicale e di musica pratica, manoscritti e stampati, da lui raccolti in oltre quarant'anni. La raccolta è tuttora conservata nella biblioteca Corsiniana e dell'Accademia dei Lincei a Roma.
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