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Autore principale: Associazione degli industriali della provincia di Pistoia
Pubblicazione: Pistoia : s.n., 1998-2000
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: seriale, Lingua: ita, Paese: IT
Costanzo Preve (Valenza, 14 aprile 1943 – Torino, 23 novembre 2013) è stato un filosofo, saggista, insegnante e politologo italiano. Di ispirazione marxiana ed hegeliana, Preve ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero.
Il giansenismo fu un movimento religioso, filosofico e politico che proponeva un'interpretazione del cattolicesimo sulla base della teologia elaborata nel XVII secolo da Giansenio. L'impianto di base del giansenismo si fonda sull'idea che l'essere umano nasca essenzialmente corrotto e, quindi, inevitabilmente destinato a commettere il male. Senza la grazia divina l'uomo non può far altro che peccare e disobbedire alla volontà di Dio; ciononostante alcuni esseri umani sono predestinati alla salvezza (mentre altri non lo sono). Con tale teologia Giansenio intendeva ricondurre il cattolicesimo a quella che egli riteneva la dottrina originaria di Agostino d'Ippona, in contrapposizione al molinismo (dal gesuita spagnolo Luis de Molina) allora prevalente, che concepiva la salvezza come sempre possibile per l'uomo dotato di buona volontà. Il giansenismo fu un fenomeno estremamente complesso: partito da un problema eminentemente teologico, entrò ben presto in campo etico, assunse posizioni ecclesiologiche estremiste e si mosse anche come una specie di partito politico; influenzò, infine, pratiche di religiosità popolare. Il movimento giansenista accompagnò la storia della Francia lungo tutta l'epoca dell'ancien Régime e conobbe anche un'importante ramificazione italiana nel Sette-Ottocento, di impronta giurisdizionalista e riformatrice. La Chiesa cattolico-romana condannò il giansenismo come eretico e vicino al protestantesimo, per il suo teorizzare la negazione del libero arbitrio di fronte alla grazia divina e suggerire l'idea di una salvezza predestinata. Il giansenismo fu quindi condannato dapprima dalla Congregazione dell'Indice nel 1641, poi con successive lettere pontificie, tra cui le bolle In eminenti (1642), Cum occasione (1653), Ad sacram beati Petri sedem (1656), Regiminis Apostolici (1664) e Unigenitus Dei Filius (1713).
La poesia burlesca è un genere poetico caratterizzato dall'uso di ironia, parodia e comico. Le sue origini non sono molto chiare, nel senso che si sospetta sia sempre esistito poiché i primi versi a cui molti poeti si sono poi ispirati, erano canzoni di strada che prendevano in giro scene, nobili, persone e storie di svariati luoghi. Si può dire che le canzoni di strada cantate nelle osterie, su navi, insomma tutto quello che era tra il comico-grottesco fu il principio della poesia-burlesca. Tale genere prese piede proprio perché interessava non solo gli intellettuali, ma un po' tutti. Solo che gli intellettuali si accorsero che “ironizzare, burlare, fare parodie” la messa in ridicolo insomma, era un'arma molto più potente dello scontro diretto. Inoltre, questo modo di fare proteste aiutava chiunque volesse dire la propria opinione senza poi scontare condanne e torture per le proprie idee celate tra metafore, parole dal dubbio significato e accostamenti con scene inverosimili, ricercando la loro espressività nei ceti più popolari.
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