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Autore principale: Polacci, Marcello
Pubblicazione: Pietrasanta : Petrartedizioni, 1999
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Robert Mapplethorpe (New York, 4 novembre 1946 – Boston, 9 marzo 1989) è stato un fotografo statunitense. La maggior parte delle sue foto è realizzata in studio. I suoi temi più comuni furono ritratti di celebrità (tra cui Andy Warhol, Deborah Harry, Patti Smith e Amanda Lear), soggetti sadomaso (che ritraevano da vicino e senza filtri la sottocultura omosessuale di New York di cui Mapplethorpe stesso faceva parte), e studi di nudo spesso maschili e omoerotici, con le notevoli eccezioni della serie di nudo femminile della culturista Lisa Lyon. Robert Mapplethorpe morì di complicazioni conseguenti all'AIDS nel 1989. Nel 2016 è stato distribuito un documentario sulla sua vita, intitolato "Look at the pictures".
La storia della Thailandia è riferita ai territori dove si trova l'odierno Regno di Thailandia, ai popoli che li hanno abitati e agli Stati che hanno esercitato su di essi il proprio dominio. In un'accezione più ristretta, la storia di Thailandia si riferisce allo Stato unitario che ha unificato tali territori, noto fino al 1939 come Siam e che in seguito ha assunto la denominazione di Regno di Thailandia, nonché agli eventi che portarono alla sua formazione. Tali eventi si possono ricondurre alla progressiva affermazione nella regione dei vari Stati costituiti a partire dal XIII secolo dal popolo thai, che comprendono in ordine cronologico i regni di Sukhothai, Ayutthaya, Thonburi e Rattanakosin, denominazioni che prendevano dalle rispettive capitali. Esiste una sostanziale differenza tra la storiografia più recente e quella insegnata nelle scuole thailandesi, che è quella più diffusa tra la popolazione thai e che maggiormente influenza la moderna letteratura nazionale. Questa storiografia si basa sugli scritti di Damrong Rajanubhab - fratello di re Rama V - che visse negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Damrong viene considerato in patria il padre della storiografia moderna thai, ma la storiografia più recente gli ha imputato uno stravolgimento della realtà storica secondo uno stile nazionalista, paternalista e conservatore devoto alla gloria della locale dinastia regnante Chakri.
Il cavallo domestico (Equus ferus caballus Linnaeus, 1758) è un mammifero perissodattilo di medio-grossa taglia appartenente alla famiglia degli Equidi. Con l'avvento dell'addomesticamento si è distinto dal cavallo selvatico, di cui è considerato una sottospecie. L'evoluzione del cavallo è cominciata dai 55 ai 45 milioni di anni fa e ha portato dal piccolo Hyracotherium con più dita, al grande animale odierno, a cui rimane un unico dito. L'essere umano ha iniziato ad addomesticare i cavalli più tardi rispetto ad altri animali, attorno al 5.000 a.C. nelle steppe orientali dell'Asia (il tarpan), mentre in Europa lo si iniziò ad addomesticare non prima del III millennio a.C. I cavalli della sottospecie caballus sono tutti addomesticati, sebbene alcuni di questi vivano allo stato brado come cavalli inselvatichiti, diversi dai cavalli selvaggi che, invece, non sono mai stati addomesticati. Uno studio del 2018 dell'Università del Kansas ha rivelato che anche i cavalli di Przewalski, precedentemente ritenuti gli ultimi cavalli selvaggi rimasti, sono in realtà i discendenti inselvatichiti di cavalli che erano già stati addomesticati 5500 anni fa nel nord dell'attuale Kazakistan dal popolo Botai. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l'uomo in una notevole varietà di scopi: ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici. Tutte queste attività hanno generato vari modi di cavalcare e guidare i cavalli usando ogni volta i finimenti più appropriati. L'uomo trae dal cavallo anche carne, latte, ossa, pelle e capelli, nonché estratti di urine e sangue per scopi farmaceutici. La femmina del cavallo, chiamata giumenta, ha un periodo di gestazione (gravidanza) dei puledri di circa undici mesi, al termine dei quali il piccolo, una volta partorito, riesce a stare in piedi e a correre da solo dopo pochissimo tempo. Solitamente l'addomesticamento avviene dopo i tre anni di vita dell'animale. A cinque anni è completamente adulto, con una prospettiva di vita che si aggira sui 25-30 anni. Il cavallo presenta un'elevata specializzazione morfologica e funzionale all'ambiente degli spazi aperti come le praterie, in particolare ha sviluppato un efficace apparato locomotore e un apparato digerente adatto all'alimentazione con erbe dure integrate con modeste quantità di foglie, ramoscelli, cortecce e radici. Le razze di cavalli si dividono in base alla corporatura (dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi) e in base al temperamento (a sangue freddo, a sangue caldo e a sangue ardente, come i purosangue). Il tipo brachimorfo comprende i cavalli da tiro (Shire, Vladimir, Gypsy Vanner, ecc.), il tipo dolicomorfo le "razze leggere da sella" (purosangue inglese, arabo, trottatori, ecc.), mentre il tipo mesomorfo comprende le "razze da sella" (inglese e americana, Quarter Horse, trottatori, ecc.). Secondo il Guinness dei primati il cavallo più grande esistito in epoca recente è stato Sampson (poi ribattezzato Mammoth), di razza Shire, alto 2,19 metri e pesante 1525 chili. [1]
Il Museum of Bad Art (MOBA) è un museo privato che si propone di "celebrare la fatica di artisti il cui lavoro non potrà venir apprezzato in nessun'altra tribuna". Esso ha presentato per lungo tempo almeno due sedi parallele in Massachusetts: una a Somerville e l'altra a Brookline, oggi chiusa. La sua collezione permanente include 500 "opere d'arte troppo brutte per essere ignorate".Il MOBA venne fondato nel 1994, quando l'antiquario Scott Wilson mostrò un dipinto, recuperato dall'immondizia, ad un amico che gli suggerì di iniziare una collezione. Durante l'anno seguente, Wilson decise di trasferire le varie opere, che aveva intanto raccolto in casa sua, presso il Dedham Theatre. Il cofondatore Jerry Reilly dichiarò nel 1995: Per appartenere alla collezione del MOBA, le opere devono essere originali, avere finalità serie, e difetti significativi che le rendono divertenti; i curatori del museo non sono infatti interessati alle creazioni volutamente di cattivo gusto. Oltre ad essere stato menzionato in quotidiani internazionali e riviste, Il MOBA ha ispirato numerosi altri collezionisti a raccogliere "atrocità visive". Deborah Solomon del New York Times mise in evidenza che vari musei del mondo iniziarono a seguire le orme del MOBA esponendo "il meglio del peggio nell'arte". Il museo venne accusato da alcuni di essere anti-artistico, ma i suoi fondatori smentirono questo dichiarando che esso era un tributo alla sincerità degli artisti che hanno perseverato con la loro attività, malgrado qualcosa sia andato molto male durante il processo. La cofondatrice Marie Jackson dichiarò:
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