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Autore principale: Busoni, , Jaurès
Pubblicazione: Poggibonsi : Coltellini, 1957
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano si tenne al Teatro Carlo Goldoni di Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921, inserendosi nel generale contesto di scontro in atto all'interno del movimento operaio internazionale tra la corrente riformista e quella rivoluzionaria. Il dibattito, che venne seguito con grande interesse sia in Italia che all'estero, si incentrò sulla richiesta avanzata dall'Internazionale Comunista di espellere dai partiti ad essa aderenti, o intenzionati a farne parte, la componente riformista. Al termine di giornate caratterizzate da un clima particolarmente tumultuoso e turbolento, il congresso fece registrare la scissione della frazione comunista che, di fronte al rifiuto della maggioranza del partito di accogliere la sollecitazione del Comintern ed estromettere i riformisti dal PSI, abbandonò i lavori e diede vita al Partito Comunista d'Italia.
Il Partito Socialista Italiano (PSI) è stato un partito politico italiano di sinistra. A parte la breve esperienza del Partito Socialista Rivoluzionario Italiano, che tenne il suo primo Congresso Nazionale a Forlì nel 1884, è il più antico partito politico in senso moderno e la prima formazione organizzata della sinistra in Italia, oltre ad aver rappresentato anche il prototipo del partito di massa. Alla sua fondazione nel 1892 a Genova nella sala dell'associazione garibaldina Carabinieri genovesi adottò il nome di Partito dei Lavoratori Italiani. Successivamente a Reggio Emilia nel 1893 il nome venne cambiato in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani mentre al congresso di Parma del 1895 assunse il nome definitivo di Partito Socialista Italiano. Durante il regime fascista (in particolare dopo la messa al bando di tutti i partiti tranne il Partito Nazionale Fascista) continuò la sua attività nella clandestinità mentre la direzione del partito in esilio in Francia tentava di mantenere i contatti con i nuclei clandestini e d'influire sulla vita politica italiana, denunciando all'opinione pubblica europea e statunitense i crimini del regime. Partecipò alla guerra civile spagnola con propri esponenti nel Battaglione Garibaldi e durante la seconda guerra mondiale collaborò con il movimento partigiano nella Francia occupata dai nazisti. In Italia dopo la caduta del fascismo il 25 luglio 1943 partecipò al movimento di Resistenza, essendo presente nei Comitati di Liberazione Nazionale centrale e locali e organizzando proprie formazioni partigiane denominate Brigate Matteotti. Dopo la fusione con il Movimento di Unità Proletaria avvenuta nell'agosto 1943 assunse il nome di Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, per poi ritornare al nome precedente nel 1947 a seguito della scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini, dalla quale ebbe origine il Partito Socialista Democratico Italiano. Alle elezioni politiche del 1948 il PSI decise di presentare una lista comune con il Partito Comunista Italiano, costituendo il Fronte Democratico Popolare, che finì in seconda posizione e uscì sconfitto dalla Democrazia Cristiana. Nonostante ciò e la mancata elezione di molti parlamentari socialisti nelle liste frontiste, il partito mantenne l'alleanza con i comunisti ancora per tutti gli anni cinquanta del XX secolo. All'inizio degli anni sessanta, anche a seguito delle aperture di capi politici democristiani come Amintore Fanfani e Aldo Moro, si aprì una stagione di confronto programmatico tra centristi e socialisti che portò alla nascita dei primi governi di centro-sinistra. In polemica con questa decisione della maggioranza del PSI di collaborare con la Democrazia Cristiana nel 1964 la sinistra più radicale e ortodossa interna al partito se ne distaccò per formare una nuova formazione politica che rispolverò il nome di Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Nel 1966 il PSI e il PSDI decisero di riunificarsi nel PSI-PSDI Unificati, noto anche con la denominazione di Partito Socialista Unificato. A causa del cattivo risultato elettorale conseguito alle elezioni politiche del 1968 l'unità socialista durò meno di due anni e il 28 ottobre 1968 riprese la denominazione di PSI mentre la gran parte della componente socialdemocratica diede vita nel luglio 1969 al Partito Socialista Unitario, che nel febbraio 1971 riassunse il nome originario di Partito Socialista Democratico Italiano. L'azione politica del PSI fu basata al momento della sua fondazione su una concezione del socialismo di tipo marxista classico in forte polemica con repubblicani e anarchici. Da una concezione dapprima più ortodossa e schematica si affermò poi un revisionismo del marxismo con una forte componente massimalista contrapposta a una importante componente riformista fortemente presente nel gruppo parlamentare, nel sindacato CGdL e nel movimento delle cooperative e delle società di mutuo soccorso. Nel 1921 al XVII Congresso a Livorno una parte della componente massimalista uscì dal partito e diede vita al Partito Comunista d'Italia in sostegno alla rivoluzione d'ottobre. La questione del rapporto con i comunisti contraddistinse tutto il periodo dagli anni trenta al secondo dopoguerra fino agli anni sessanta, quando il partito si avvicinò sempre più alle posizioni della socialdemocrazia europea, soprattutto con le ridefinizioni ideologiche successive all'affermazione della linea autonomista dopo la denuncia dei crimini di Iosif Stalin durante il XX Congresso del PCUS e i fatti d'Ungheria del 1956. Questa evoluzione ideologica contribuì in campo politico alla creazione di un'alleanza tra il centro egemonizzato dalla DC e la sinistra rappresentata dal PSI, detta centro-sinistra organico, che fu alla base di molti governi della cosiddetta Prima Repubblica. Dopo il fallimento della riunificazione con i socialdemocratici nel 1968 e l'entrata in crisi della formula del centro-sinistra a seguito della nascita della contestazione studentesca e del protagonismo operaio nelle lotte degli anni settanta il PSI con il segretario Francesco De Martino elaborò nel 1974 la strategia della alternativa di sinistra che avrebbe dovuto mandare all'opposizione la DC e portare al governo la sinistra unita. Tale strategia entrò in rotta di collisione con quella del compromesso storico lanciata dal segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer all'indomani del golpe in Cile nel 1973. A partire dagli anni settanta si affermò nel partito una nuova posizione ideologica volta a riscoprire la tradizione socialista non marxista e non bolscevica, culminata con la nomina di Bettino Craxi a segretario nel 1976. A seguito di questa svolta ideologica venne gradualmente modificato il simbolo del PSI, sostituendo alla falce e martello l'immagine ottocentesca del garofano rosso. Successivamente a seguito della caduta del comunismo nei Paesi dell'est europeo nel 1989 venne modificata la denominazione stessa del partito in Unità Socialista – PSI, con ciò auspicando una riunificazione tra i socialisti e la componente riformista dell'ex PCI. A seguito della crisi dei partiti tradizionali conseguente alla vicenda di Tangentopoli che colpì duramente il PSI sia dal punto di vista politico-elettorale sia finanziario il partito venne messo in liquidazione nel 1994, determinando la diaspora socialista con la nascita di varie formazioni politiche, divise circa l'adesione alla coalizione di centro-destra o a quella di centro-sinistra, secondo il nuovo sistema bipolare della cosiddetta Seconda Repubblica, favorito dall'introduzione della nuova legge elettorale maggioritaria del Mattarellum. Dal 1994 al 2009 si sono succeduti nell'ambito del centro-sinistra i Socialisti Italiani e dal 1998 i Socialisti Democratici Italiani, che nel 2005 diedero vita con i radicali alla lista, e ipotizzato futuro partito, della Rosa nel Pugno. Nel 2007 l'SDI promosse insieme ad altre forze politiche a vario titolo collegate con la storia del socialismo italiano ed europeo la Costituente Socialista che diede vita al rinnovato Partito Socialista, che nel 2009 ha ripreso l'originaria denominazione di Partito Socialista Italiano, accordatagli insieme alla proprietà dei vecchi simboli del partito dall'ultimo liquidatore del PSI.
Il Partito Comunista dell'Unione Sovietica, noto anche con l'acronimo PCUS (in russo: Коммунистическая партия Советского Союза, КПСС?, traslitterato: Kommunističeskaja partija Sovetskogo Sojuza, KPSS), è stato un partito politico di orientamento marxista.Nato come corrente bolscevica del Partito Operaio Socialdemocratico Russo nel 1903, si sviluppò successivamente come partito autonomo e fu protagonista dei moti rivoluzionari che interessarono l'Impero russo nella prima parte del XX secolo fino a guidare con successo la Rivoluzione d'ottobre del 1917, a seguito della quale avviò la trasformazione della Russia in uno Stato socialista e diede vita all'Unione Sovietica (dicembre 1922).Considerandosi avanguardia del proletariato nella fase transitoria di costruzione del socialismo prima e del comunismo poi, il partito rivestì il ruolo di guida del Paese, all'interno della base teorica costituita dall'ideologia marxista-leninista, vista come fondamento scientifico della trasformazione rivoluzionaria della società. Fu inoltre punto di riferimento del movimento socialista mondiale nell'ambito dell'Internazionale Comunista (1919-1943) e, dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale, nel contesto della guerra fredda.Il ruolo centrale del partito nella politica dell'URSS venne esplicitato nella Costituzione sovietica del 1936 e in modo ancora più netto in quella del 1977, che pose la descrizione della funzione dirigente del PCUS tra i principi fondamentali. Il partito perse il monopolio del potere politico nel 1990 durante il periodo della perestrojka, quando vennero tentate riforme finalizzate al rafforzamento dell'apparato istituzionale, e cessò la propria attività l'anno successivo nella fase di dissoluzione dell'Unione Sovietica.Il PCUS assunse la propria denominazione definitiva a partire dal 1952, mentre fino al 1918 si chiamò Partito Operaio Socialdemocratico Russo (bolscevico), in sigla POSDR(b); dal 1918 al 1925 Partito Comunista Russo (bolscevico), o PCR(b); e dal 1925 al 1952 Partito Comunista di tutta l'Unione (bolscevico), o PCU(b).
Il Partito Democratico (in inglese: Democratic Party) è un partito politico liberale statunitense, nonché uno dei due principali partiti del sistema politico statunitense insieme al Partito Repubblicano. Nel contesto politico statunitense odierno è considerato come il partito di centro-sinistra e della sinistra liberale (pur con le sue fazioni interne più conservatrici di centro e centro-destra e più socialdemocratiche di sinistra) in contrapposizione al Partito Repubblicano, che è invece diventato il partito della destra conservatrice, un'unione del liberalismo con il conservatorismo sociale e il tradizionalismo. Nel Congresso in carica il Partito Democratico detiene la maggioranza alla Camera dei rappresentanti (riconquistata nel 2018 dopo averla persa nel 2010), avendo perso il controllo del Senato nel 2014 e della presidenza nel 2016. Fondato col nome moderno nel 1828 dai sostenitori di Andrew Jackson, il Partito Democratico è il più antico del mondo tra quelli attivi, originando dal Partito Democratico-Repubblicano fondato da Thomas Jefferson, James Madison e altri influenti anti-Federalisti nel 1792. Dopo la spaccatura dei Democratici-Repubblicani nel 1828 si è posizionato alla destra dei centristi Whig, partito predecessore del Partito Repubblicano di sinistra per quanto riguarda la questione della schiavitù che dominò quegli anni, soprattutto a partire dagli anni 1840 fino agli anni 1860, con i vari compromessi dei Whig che alla fine si sono rivelati inefficaci e che portarono alla fondazione del Partito Repubblicano nel 1854 da ex esponenti dei Whig e del Suolo Libero nonché militanti di preesistenti movimenti antischiavisti per opporre l'allora governo Democratico e contrastare la temuta espansione a ovest del sistema schiavistico degli Stati meridionali dominato dai Democratici. L'elezione del Repubblicano Abraham Lincoln nel 1860 portò a una cruenta guerra civile tra i Democratici secessionisti schiavisti sudisti che formarono gli Stati Confederati d'America e i Repubblicani, che erano a favore dell'Unione. Ciò causò diversi dissidi interni al partito, con fazioni in favore dell'Unione e fazioni schiaviste intransigenti (già alle elezioni presidenziali del 1860 vinte da Lincoln i Democratici proposero due candidati, uno del nord e uno del sud). Il Democratico Andrew Johnson in favore dell'Unione fu scelto come vicepresidente da Lincoln per le elezioni presidenziali del 1864, con i due che si presentarono insieme come il Partito dell'Unione Nazionale così da favorire il consenso dei Democratici che non avrebbero votato per un duo Repubblicano mentre i Democratici presentarono l'intransigente generale filo-sudista George B. McClellan, uscendo sconfitti e poi perdendo definitivamente la guerra di secessione. Il Proclama di emancipazione abolì la schiavitù, ma Lincoln fu assassinato nel 1865 e Johnson prese il suo posto. Ciò causò fastidi ai Repubblicani, soprattutto alla fazione più liberale e radicale in fatto di diritti civili per gli ex schiavi afroamericani, arrivando alla fallita messa in stato di accusa del 1868 per un solo voto. Durante l'era della ricostruzione i Democratici cercarono di bloccare l'emancipazione civile e politica degli afroamericani, soprattutto nel Sud, riuscendoci nel 1877 come parte di un accordo bilaterale per eleggere il Repubblicano Rutherford B. Hayes alla carica di presidente a seguito delle controverse e dibattute elezioni presidenziali del 1876, con le truppe militari che non poterono più sostenere i governi statali Repubblicani nel Sud. Nonostante la questione schiavista, il Partito Democratico proponeva certe politiche egalitarie, era a favore della democrazia e si proclamava partito della gente comune. Si spostò più a sinistra nelle questioni economiche dopo la vittoria dell'ala populista di William Jennings Bryan nel 1896 e con il New Deal («nuovo corso»), sebbene fino agli anni sessanta del Novecento molti Democratici conservatori e populisti degli Stati meridionali erano ancora favorevoli alla segregazione razziale. Di fatto il supporto dei sudisti che erano a favore di politiche economiche di sinistra fu importante nell'attuare la legislazione del New Deal di Franklin Delano Roosevelt. Pur favorendo le politiche sociali del Repubblicano Barry Goldwater, essi rigettarono le sue proposte economiche liberiste e di privatizzazione dello Stato sociale. La filosofia attivista a favore della classe lavoratrice di Roosevelt chiamata liberalismo (un'unione del liberalismo sociale e del progressismo) ha infatti rappresentato gran parte del programma del partito sin dal 1932. A partire dal 1948, con la desegregazione delle Forze armate statunitensi attuata dal presidente Harry S. Truman, i Democratici si sono spostati a sinistra anche sulle questioni sociali. Dagli anni 1970 l'ambientalismo è diventato una importante corrente nel partito. Sulle questioni di politica estera entrambi i partiti, Democratici e Repubblicani, hanno cambiato diverse volte le rispettive politiche. Inizialmente promotori del destino manifesto e dell'espansione a ovest, i Democratici sono diventati anti-imperialisti e isolazionisti sotto la presidenza di Grover Cleveland (liberista) e poi interventisti e internazionalisti a partire dalla presidenza di Thomas Woodrow Wilson (liberal-progressista). Durante la guerra fredda furono promotori dell'anticomunismo, ma avversari dell'ultraconservatore Repubblicano Joseph McCarthy. Molti attivisti Democratici si opposero alla guerra del Vietnam, alienati dal crescente militarismo e promotori della controcultura e della nuova sinistra. Da allora il partito è diventato più pragmatico e aperto al multilateralismo, sebbene la fazione neoconservatrice in politica estera mantenne la presidenza, approvando l'interventismo in Jugoslavia negli anni 1990 e quello in Medio Oriente negli anni 2010, ma rigettando la guerra in Iraq a inizi anni 2000. La fazione opposta in politica estera è rappresentata tra gli altri da Bernie Sanders, Tulsi Gabbard e per certi versi anche da Elizabeth Warren, oltre che dalla cosiddetta Squad (le deputate Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Ayanna Pressley e Rashida Tlaib). La coalizione del New Deal di Roosevelt controllò spesso il governo nazionale fino al 1964 e il movimento per i diritti civili degli anni 1950 e 1960 lo confermò nel centro-sinistra mentre i Repubblicani si spostarono sempre più a destra, facendogli tuttavia perdere parte dei consensi negli Stati meridionali e perdendo le successive due elezioni presidenziali, anche se a livello locale e statale ciò non si realizzò almeno sino agli anni 1980 e 1990 in quanto i sudisti preferivano le politiche economiche Democratiche, ma ciò venne meno quando entrambi i partiti appoggiarono il neoliberismo. A partire dagli anni 1990 i Democratici hanno infatti approvato il programma di Bill Clinton della più centrista terza via, cui anche il presidente Barack Obama ha aderito come Nuovo Democratico, per provare a vincere le elezioni dopo dodici anni, cosa che ha avuto successo con Clinton (1993–2001) e Obama (2009–2017), ma che fallì con Al Gore (2000) e Hillary Clinton (2016).
Il Partito Socialista Italiano (PSI) è un partito politico italiano di ispirazione riformista fondato nel 2007, che si proclama erede dell'omonima formazione sciolta nel 1994. Inizialmente lanciato il 5 ottobre 2007 con il nome di Partito Socialista, il congresso fondativo si è svolto dal 4 al 6 luglio 2008. Il 7 ottobre 2009 è stata assunta l'attuale denominazione.A livello internazionale aderisce all'Internazionale Socialista e al Partito del Socialismo Europeo.
Empoli (pronuncia /ˈempoli/) è un comune italiano di 51,236 in Toscana. È il capoluogo dell'Unione dei comuni dell'empolese valdelsa, di cui fa parte insieme ai comuni di Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Fucecchio, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Vinci.
Le elezioni del Parlamento europeo sono elezioni politiche che nell'Unione europea hanno lo scopo di eleggere i membri del parlamento europeo. Si svolgono ogni cinque anni a suffragio universale e, con oltre 400 milioni di persone eleggibili, è considerata la seconda più grande elezione democratica del mondo.Il Parlamento europeo è l'unica istituzione europea ad essere eletta direttamente: infatti i 751 deputati che vi siedono, vengono eletti in modo diretto dal 1979. In base al risultato delle elezioni, il consiglio europeo sceglie il candidato per la presidenza della commissione europea, che dovrà ottenere la fiducia dalla maggioranza del parlamento; se il candidato ottiene la maggioranza potrà formare la commissione, altrimenti il consiglio dovrà scegliere un altro candidato. Dall'uscita del Regno Unito dall'UE nel 2020, il numero di deputati, incluso il presidente, è 705. Nessun'altra istituzione dell'UE è eletta direttamente, con il Consiglio dell'Unione europea e il Consiglio europeo legittimati solo indirettamente attraverso le elezioni nazionali. Mentre i partiti politici europei hanno il diritto di fare campagna in tutta l'UE per le elezioni europee, campagne si svolgono ancora attraverso campagne elettorali nazionali, pubblicizzando delegati nazionali da partiti nazionali.
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