Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Autore principale: Leospo, Enrichetta; Tosi, Mario, 1926-2014
Con Antico Egitto si intende la civiltà sviluppatasi lungo il fiume Nilo a partire dalle cateratte, a sud e al confine con l’attuale Sudan, alla foce, al delta, nel Mar Mediterraneo, per un’estensione complessiva di circa 1000 km. Benché il territorio fosse molto più vasto, comprendendo gran parte anche del Deserto Libico-Nubiano, gli insediamenti umani, fin dai tempi più remoti, si svilupparono solo nella stretta fascia verdeggiante a ridosso delle rive del fiume larga, in alcuni punti, anche solo poche centinaia di metri. Fin dal 3500 a.C., di pari passo con l'avvento dell'agricoltura, in particolare la coltivazione del grano, dell’orzo e del lino, si ha contezza di insediamenti umani specie lungo le rive del Nilo. Le piene annuali del fiume, infatti, favorivano la coltivazione anche con più raccolti annui grazie ai sedimenti, particolarmente fertili (Limo), che il fiume, nel suo ritirarsi, lasciava sul terreno. Ciò comportò, fin dai tempi più remoti, conseguentemente, la necessità di controllare, incanalare e conservare le acque onde garantire il costante approvvigionamento, vuoi per il sostentamento umano, vuoi per quello del bestiame e delle piantagioni. Non è da escludersi che proprio la complessa necessità di dover far fronte alle esigenze connesse con la gestione dell’agricoltura, e segnatamente, delle acque nilotiche, abbia favorito proprio il formarsi delle prime comunità su territori parziali tuttavia ben differenziati e politicamente e geograficamente individuabili. Tali entità, normalmente individuate con il termine greco di nomi, ben presto si costituirono in due distinte entità geo-politiche più complesse. Tale l’importanza del fiume Nilo, che attraversava tutto il paese, che anche le denominazioni di tali due macro-aree fanno riferimento al fiume: considerando che le sorgenti del Nilo, benché all'epoca non note, dovevano essere a sud, tale sarà l’Alto Egitto, mentre, di converso, l’area del delta, verso il Mediterraneo, sarà indicato come Basso Egitto. Varie culture si susseguirono nella valle nilotica fin dal 3800 a.C. in quello che viene definito Periodo Predinastico. Un’entità embrionale di Stato può riconoscersi, invece, a partire dal 3200-3100 a.C. con la I dinastia e l’unificazione delle due macro-aree che resteranno, tuttavia, sempre distinte tanto che per tutta la storia del Paese i regnanti annovereranno tra i loro titoli quello di Signore delle Due Terre. La storia dell’Antico Egitto copre, complessivamente, circa 4000 anni, dal 3900 a.C. (con il Periodo Predinastico) al 342 a.C. (con il Periodo tardo) e comprende, dal 3200 a.C., trenta dinastie regnanti riconosciute archeo-storicamente. A queste debbono esserne aggiunte altre, dette di comodo, giacché riferite, di fatto, non a governi autoctoni, bensì frutto di invasioni o di raggiungimento del potere da parte di regnanti stranieri. Avremo perciò una XXXI dinastia, costituita da re persiani, una XXXII dinastia macedone, che annovera un solo sovrano, Alessandro Magno, e una XXXIII dinastia, meglio nota come Dinastia tolemaica, nata dallo smembramento dell’impero di Alessandro. Anche molti imperatori romani, occupato l’Egitto, non disdegnarono di assumere il titolo di faraone con titolatura geroglifica.
Le donne nell'antico Egitto possedevano uno status che contrastava in modo significativo con la condizione della donna in molti paesi moderni, in quanto occupavano e veniva assegnata loro una fetta di potere sociale (e, in certi casi, anche politico) che non è consentito loro avere in un buon numero di società dell'età contemporanea. Anche se gli uomini e le donne in terra d'Egitto avevano poteri tradizionalmente distinti all'interno della società civile, non sussisteva alcuna barriera insormontabile - né di tipo culturale né tanto meno religioso - davanti a coloro che volessero deviare da un tale modello di separazione dei ruoli. La società egizia riconosceva non l'uguaglianza sociale dei sessi (nel senso più moderno del termine, o le pari opportunità), bensì la complementarità essenziale nei compiti a cui erano destinati rispettivamente uomini e donne. I doveri a cui era chiamata la popolazione femminile del paese erano soprattutto rivolti alla buona riuscita della vita nell'ambiente familiare, quindi alla prosperità della famiglia e alla buona salute e crescita e dei figli. Un tale rispetto nei confronti della femminilità è espresso chiaramente nell'antica teologia della religione egizia e dalla sua morale, pur rimanendo alquanto difficoltoso stabilire la portata della sua applicazione effettiva nella realtà della vita quotidiana nell'antico Egitto; è stato in ogni caso molto differente per esempio nella società dell'Antica Atene dove le donne erano legalmente considerate come delle "eterne minorenni" e pertanto prive della maggior parte dei diritti civili.
Il ruolo di genere, la condizione femminile e i diritti delle donne in Egitto sono cambiati lungo tutto il corso della storia, dall'antichità all'era moderna. Dalle prime documentazioni archeologiche conservate si rileva che le donne egiziane furono considerate quasi uguali agli uomini all'interno della società, indipendentemente dallo stato civile. Attualmente lo stato dei diritti femminili in Egitto è molto povero, con la presenza di mutilazioni genitali femminili, delitti d'onore, matrimoni forzati e molestie sessuali, i quali rimangono gravi problemi da affrontare per le donne; nel 2013, infatti, l'Egitto è stato classificato come il peggior paese nel mondo arabo per quanto riguardava la condizione delle donne. Nonostante tutto, negli ultimi anni i movimenti femministi stanno provando a spezzare vari tabù e ad affrontare la stigmatizzazione sociale, talvolta anche violenta, che la donna subisce nel Paese, svolgendo lavori "maschili" ostracizzati dalla società patriarcale egiziana (nel 2016 Om Waleed è diventata la prima donna al Cairo a ricoprire il ruolo di tassista). Sempre nel 2015/2016 è stata anche inaugurata la prima stazione di servizio femminile in Egitto. In una società che comunque vive sotto un patriarcato conservatore e fortemente repressivo l'emancipazione femminile rimane conunque abbastanza difficile, in particolar modo nelle zone rurali, dove la maggior parte della popolazione vive in condizioni di estrema povertà e non possiede una sufficiente istruzione: lo dimostra l'attrice Rania Youssef, che sarà processata per "oscenità" dopo aver indossato in una cerimonia, nel dicembre 2018, un abito troppo scollato, rischiando una pena massima di 5 anni di reclusione . Nel novembre 2017 la pop star Shaimaa "Shyma" Ahmed è stata condannata a due anni di reclusione, pena poi commutata in un anno, per aver pubblicato un videoclip considerato immorale e con materiale sessualmente esplicito vestita in abiti intimi (la giovane è intenta a mordere una banana, versandoci sopra delle patatine mentre provoca dei ragazzi) dal titolo "I have Issues" . Le donne presenti nella Camera dei rappresentanti (dati 2015) è pari al 14,9% del totale, le donne nella forza lavoro per il 2014 assommano al 26%, e il Global Gender Gap Report per il 2013 era a 0.5935 (125ª posizione su 144 stati). Nel settembre 2016 Noha Elostaz è stata la prima donna a vincere una causa per molestie e violenze sessuali in Egitto; ciò ha comportato un aumento di denunce all'interno del Paese (tuttavia, molte donne ancora non si sentono sicure di denunciare il proprio aggressore) . Nel febbraio 2017 Abdel Fattah al-Sisi nomina Nadia Abdou come donna governatrice per la prima volta nella storia dell'Egitto moderno. La neogovernatrice punta su turismo e investimenti per rilanciare la zona . Secondo il Gender Gap Report 2019 l'Egitto si classifica 134º su 153 paesi per quanto riguarda i diritti delle donne con un ranking di 0.629 da un punteggio che va da 0 a 1. Punteggio di gran lunga superiore alle statistiche del 2006, ovvero un punteggio di 0,579 su 1. Restano comunque scarse le possibilitò di raggiungere alte cariche statali. La partecipazione economica è salita dallo 0.416 del 2006 allo 0.438 su 1 del 2019. Solo il 24,7% delle donne partecipa alla forza lavorativa nel paese. Solo il 7,1% di loro fa parte dei menager e giudici/legislatori del Paese. Il tasso di alfabetizzazione è del 65,5%, il 98,8% di loro ha concluso gli studi primari, l'83,3% ha concluso gli studi secondari, il 35,8% ha conseguito una laurea. L'aspettativa di vita è di 62,4 anni per le donne. Solo il 14,9% del Parlamento è composto da donne, mentre per quanto riguarda le cariche di ministro, solo il 24,2% è ricoperto da donne. L'età del primo figlio è di 27,6 anni, mentre i figli in media sono 3,33 a donna.
La donna è donna (Une femme est une femme) è un film del 1961 diretto da Jean-Luc Godard, interpretato da Anna Karina, Jean-Paul Belmondo e Jean-Claude Brialy. È un tributo alla commedia musicale americana ed uno dei film più importanti della Nouvelle Vague. È il primo film a colori girato da Jean-Luc Godard.
Record aggiornato il: 2024-06-10T02:53:10.420Z