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Autore principale: Cellerino, Alessandro
Il sesso (dal latino sexum ovvero diviso o separato, questo a significare, in senso comune, la separazione e la distinzione), nella biologia, è il carattere che permette, negli organismi viventi a riproduzione gamica, di distinguere gli individui appartenenti alla stessa specie in generi differenti. In antropologia e in altre scienze sociali, il termine indica anche il complesso delle attività sessuali o della sessualità. Nelle specie che utilizzano la riproduzione sessuata dioica o partenogenetica si distingue fra femmine e maschi. La femmina produce solo gameti femminili. Dal punto di vista morfologico la femmina si differenzia per le caratteristiche tali da consentire lo scambio o la deposizione dei gameti. Le parti anatomiche destinate a questo scopo sono chiamate apparato riproduttivo. Convenzionalmente viene indicata con il simbolo ♀, rappresentazione stilizzata della mano della dea Venere che sorregge uno specchio. Il maschio invece fornisce il gamete maschile. Dal punto di vista morfologico il maschio si differenzia per le caratteristiche tali da consentire lo scambio o la deposizione dei gameti. Le parti anatomiche destinate a questo scopo sono chiamate apparato riproduttivo. Convenzionalmente viene rappresentato con il simbolo ♂, rappresentazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio romano Marte. Non necessariamente ha significato di maschio e femmina. Infatti alcune riproduzioni sono sessuali nel senso di ricongiungimento di corredi genetici separati con gameti di identico tipo (isogamia ad esempio in alcune felci a spore uguali - isosporee), e quindi in tal caso non ha senso definire una parte o l'altra come maschile o femminile. Nella coniugazione dei ciliati, ugualmente, si assiste a fenomeni complessi che in genere portano a definire i diversi organismi coinvolti in termini di polarità piuttosto che suddividendoli nei due generi. Ad ogni modo la specializzazione dei gameti, e di conseguenza la specializzazione degli individui che li recano, è risultata vincente nella evoluzione della maggior parte di tutti i metazoi. La riproduzione sessuale, distinguendola da altre forme come la gemmazione, può essere premiante per il fatto che la separazione in parti e il successivo ricongiungimento del corredo genetico ha favorito enormemente l'evoluzione e lo scambio genetico, aumentando la variabilità.
La preistoria (dal latino præ "prima, innanzi" e historia "storia") è il periodo della storia umana che precede la scrittura, anteriore quindi alla storia documentata e abbracciante l'intervallo temporale, secondo una visione sufficientemente condivisa, che va da circa 2,5-2,6 milioni di anni fa sino (almeno in Eurasia) al 4000 a.C. In alcune discipline e contesti è comprensiva della protostoria, ovvero di quasi tutta l'era quaternaria. Mentre l'inizio del periodo appare relativamente poco problematico, soggetto alla repertazione, e concerne la paleoantropologia e l'antropologia molecolare, la sua conclusione non è univoca e soggiace a variazioni anche notevoli, prevalentemente di ambito geografico. Esistono molte culture non definibili preistoriche, specie nel continente americano e nell'Africa subsahariana, che non hanno o hanno tardivamente introdotto l'uso della scrittura; anche in Europa ed Asia vi sono state rilevanti differenze temporali. Nel 1833 Paul Tournal (1805-1872), fondatore della Commission Archéologique e del museo di Narbonne, aveva utilizzato il temine anté-historique; la prima occorrenza del termine prehistoric è del 1851, nel titolo di un libro di Daniel Wilson (1816-1892); in seguito il termine si è diffuso anche in altre lingue.
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