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Autore principale: Sileo, , Angela
Pubblicazione: Siena: Università degli studi di Siena, 2010
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Con il termine femminismo si indica: la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, in ragion del fatto che le donne siano state e siano, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate; la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona; il movimento politico, culturale e sociale, nato storicamente durante l'Ottocento, che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che, in vari modi, si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.Il femminismo è un movimento complesso ed eterogeneo che si è sviluppato con caratteristiche peculiari in ogni paese ed epoca. Molti fattori contribuiscono a definire e ridefinire il concetto di femminismo e le pratiche politiche ad esso connesse (ad esempio classe, etnia, sessualità). Al suo interno ci sono quindi diverse posizioni e approcci teorici, tant'è che ad oggi alcuni studiosi, teorici e/o militanti femministi parlano di femminismi. In particolare esistono teorie contrastanti riguardo all'origine della subordinazione delle donne ed in merito al tipo di percorso che dovrebbe essere portato avanti per liberarsene: se lottare solo per le pari opportunità tra uomini e donne, se criticare radicalmente le nozioni di "identità sessuale" e "identità di genere", oppure - ancora - se eliminare alla radice i ruoli e quindi tale subordinazione.
Le donne si sono sempre impegnate nella disciplina della filosofia lungo il corso della storia ma poche sono state riconosciute come filosofe e pochissime sono menzionate come autrici di opere filosofiche nel canone Occidentale. Nella filosofia antica in Occidente, mentre la filosofia accademica era un dominio tipicamente maschile (su tutti Platone e Aristotele), sono state attive durante questo periodo pensatrici donne quali Ipparchia (attiva circa nel 325 a.C.), Arete di Cirene (V-IV secolo a.C.) e Aspasia di Mileto (470-400 a.C.). Una donna notevole della filosofia tardo-antica è stata Ipazia, vissuta nel V secolo. Tra gli altri esponenti notevoli della filosofia moderna vi sono Mary Wollstonecraft (1759-97) e Margaret Fuller (1810-50). Donne influenti della filosofia contemporanea comprendono Susanne Langer (1895-1985), Hannah Arendt (1906-75), Simone de Beauvoir (1908-86), Simone Weil (1909-1943), Mary Midgley (nata nel 1919), Mary Warnock (nata nel 1924), Julia Kristeva (nata nel 1941), Patricia Churchland (nata nel 1943) e Susan Haack (nata nel 1945). Nei primi anni del XIX secolo alcuni college ed università del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America hanno incominciato ad ammettere anche le donne, dando così vita a nuove generazioni di studiosi di sesso femminile. Tuttavia il rapporto del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti d'America indica che a partire dal 1990 in poi proprio la filosofia è uno dei campi delle scienze umane meno proporzionato in relazione al genere. Le donne vengono a costituire meno del 17% degli iscritti alle facoltà di filosofia secondo alcuni studi. Nel 2014 "Inside Higher Ed" ha descritto la filosofia come "la lunga storia della misoginia e della molestia sessuale di studentesse e professoresse". Jennifer Saul, insegnante di filosofia del linguaggio all'Università di Sheffield, ha affermato nel 2015 che le donne vengono "costrette a lasciare lo studio della filosofia dopo essere state ripetutamente molestate, assalite o sottoposte a ritorsioni". Già nei primi anni novanta l'associazione canadese di filosofia (ACPA) ha avvertito che effettivamente esiste uno squilibrio di genere e una polarizzazione di genere nel campo accademico filosofico. Nel giugno 2013 un professore statunitense di sociologia ha dichiarato che su tutti i contributi e citazioni presenti nelle quattro più prestigiose riviste del paese, solo il 3,6% del totale era di mano femminile, mentre i redattori della Stanford Encyclopedia of Philosophy hanno sollevato preoccupazioni circa la sotto-rappresentazione delle filosofe e hanno sostenuto di avere bisogno di redattrici e scrittrici per garantire la rappresentazione dei contributi femminili. Secondo Eugene Sun Park i filosofi sono prevalentemente di razza bianca e di sesso maschile, questa omogeneità esiste in quasi tutti gli aspetti e a tutti i livelli della disciplina. Susan Price sostiene che la filosofia accademica rimane una disciplina dominata dai maschi bianchi, il che si uniforma ancora al mito che il "genio" è correlato al genere. Secondo Jennifer Saul la filosofia, in quanto la più antica tra le scienze umane, è anche la più bianca e rimane in realtà appannaggio prevalente del sesso maschile (così come anche la matematica, seppur in misura minore), laddove invece altre aree sono più a zona di parità di genere.
Josephine Elizabeth Butler (Northumberland, 13 aprile 1828 – 30 dicembre 1906) è stata un'attivista britannica, femminista e riformatrice sociale dell'età vittoriana. Sostenne la campagna per il suffragio femminile, il diritto ad un'educazione migliore per le donne e l'abolizione della prostituzione minorile. Josephine crebbe in una famiglia facoltosa, progressista e attiva in politica, che la aiutò a sviluppare una forte coscienza sociale e solidi ideali religiosi. Sposò George Butler, clerico della Chiesa anglicana e insegnante. La coppia ebbe quattro figli. La morte prematura dell'ultima figlia, Eva, rappresentò un momento di svolta per Josephine, che da quel momento cominciò a dedicarsi ad attività di assistenza e di impegno sociale. Nel 1869 prese parte alla campagna per l'abrogazione dei Contagious Diseases Acts, una serie di disposizioni volte a contenere la diffusione di malattie veneree - in particolare nell'esercito e nella marina britannica - attraverso il controllo medico forzato delle prostitute, descritto da Josephine come "stupro d'acciaio". La campagna raggiunse il successo nel 1886 con l'abrogazione delle Leggi. Josephine inoltre fu fra i fondatori dell'International Abolitionist Federation, un'organizzazione presente in tutta Europa con lo scopo di combattere legislazioni simili nel continente. Mentre investigava sugli effetti delle leggi contro le malattie contagiose, Josephine rimase sconvolta nell'apprendere del traffico di donne, anche bambine, dall'Inghilterra verso il continente, per alimentare il mercato della prostituzione. La campagna per fermare questo commercio di vite umane portò all'allontanamento del capo della Police des Moeurs belga e al processo e arresto del vicecapo e di 12 proprietari di bordelli, coinvolti in questo giro d'affari. Josephine combatté la prostituzione minorile con l'aiuto di William Thomas Stead, editore del Pall Mall Gazette, che sconvolse l'opinione pubblica dimostrando di aver potuto comprare una ragazzina di 13 anni per 5 sterline. La protesta che ne seguì portò all'approvazione del Criminal Law Amendment Act nel 1885, che alzò l'età del consenso ai rapporti sessuali da 13 a 16 anni e contribuì a fermare la prostituzione delle bambine. La sua campagna finale si svolse nei tardi anni '90 del 1800, sempre contro i Contagious Diseases Acts, leggi che continuarono ad essere applicate nell'Impero anglo-indiano. Josephine scrisse più di 90 libri e opuscoli durante la sua carriera, la maggior parte dei quali a supporto delle sue campagne. Inoltre scrisse la biografia del padre, del marito e di Caterina da Siena. Il suo femminismo cristiano viene celebrato dalla Chiesa d'Inghilterra con il Lesser Festival; contengono sue immagini le vetrate della Cattedrale Anglicana di Liverpool e della St. Olave's Church nella Città di Londra. Il suo nome appare nel Reformers Memorial nel Kensal Green Cemetery, Londra, e l'Università di Durham le ha intitolato una delle sue università. I suoi metodi di lotta cambiarono il modo in cui femministe e suffragiste condussero le loro campagne e il suo lavoro portò nello scenario politico gruppi di persone che prima non erano mai state attive. Dopo la sua morte del 1906, l'intellettuale femminista Millicent Garrett Fawcett la celebrò come "la più illustre donna inglese del diciannovesimo secolo".
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