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Autore principale: Schnitzler, Arthur
Serie: Piccola Biblioteca Adelphi
Vienna (AFI: /ˈvjɛnna/ o /ˈvjenna/; in tedesco Wien, /vi:n/, in austro-bavarese Wean, in ungherese Bécs, in sloveno Dunaj) è la capitale e allo stesso tempo uno dei nove Stati federali dell'Austria, completamente circondato dalla Bassa Austria, è il settimo comune per abitanti dell'Unione europea. Sede di importanti organizzazioni internazionali tra le quali: l'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), l'agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) con il centro storico della città che è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, è anche un centro industriale con, principalmente, industrie elettroniche, tessili, agroalimentari, siderurgiche, chimiche, meccaniche di precisione. La città, che ha vari esempi d'architettura barocca e può essere indicata come culla dello stile Jugendstil, è rappresentata per oltre la metà da spazi verdi tra parchi, giardini e boschi, che diventano luoghi di svago e di aggregazione sociale. Dopo le gravissime distruzioni subite durante la seconda guerra mondiale, il suo patrimonio edilizio e monumentale è stato degnamente ricostruito e potenziato. Nota per avere ospitato molti tra i maggiori compositori del XVIII e del XIX secolo: Antonio Vivaldi, Niccolò Paganini, Christoph Willibald Gluck, Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Joseph Haydn, Antonio Salieri, Ludwig van Beethoven, Gioachino Rossini, Franz Schubert, gli Strauss, Johannes Brahms, Anton Bruckner, Franz Liszt, Gustav Mahler, Arnold Schönberg e altri ancora, per quattro anni consecutivi (2009-2012) la rivista Mercer ha classificato Vienna al primo posto nella sua classifica delle 100 città con la miglior qualità della vita. Nel 2014, dopo essere stata superata da Melbourne, è ritornata al primo posto.
Il Congresso di Vienna fu una conferenza tenutasi presso il castello di Schönbrunn (in tedesco Schloß Schönbrunn) nell'omonima città, allora capitale dell'Impero austriaco, dal 1º novembre 1814 al 9 giugno 1815 (benché diverse datazioni riportino l'inizio e la fine del Congresso al 18 settembre 1814 e al 9 giugno 1815). Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo gli sconvolgimenti apportati dalla rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Con il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene definita come l'età della Restaurazione in Europa che può considerarsi conclusa con i moti del 1830-1831. Per la prima volta gli stati europei decisero che il modo giusto di mettere fine a una guerra fosse riunire tutti gli stati interessati e discutere una soluzione valida per tutti: un'idea che è sopravvissuta fino ad oggi. L'idea che i grandi conflitti e le questioni internazionali andassero risolte da riunioni a cui partecipavano tutte le nazioni coinvolte era oramai entrata nella cultura della diplomazia europea. Un secolo dopo, questa idea avrebbe assunto la forma della Società delle Nazioni e, a meno di 150 anni dalla chiusura del Congresso, avrebbe portato alla nascita delle Nazioni Unite.
Il volo su Vienna del 9 agosto 1918 fu una trasvolata compiuta da 8 Ansaldo S.V.A. dell'87ª Squadriglia Aeroplani, ideata dal poeta italiano Gabriele D'Annunzio, con la quale vennero lanciati nel cielo di Vienna migliaia di manifestini tricolori contenenti una provocatoria esortazione alla resa e a porre fine alle belligeranze.
L'assedio di Vienna nel 1529, come evento bellico distinto dalla Battaglia di Vienna del 1683, costituì il primo tentativo dei musulmani dell'Impero ottomano, guidato dal Sultano Solimano il Magnifico, di espandersi a settentrione e conquistare la città di Vienna (Austria). L'assedio segnò il punto più elevato raggiunto dall'Impero di Istanbul e la fine della sua espansione nell'Europa centrale, malgrado ad esso seguissero 150 anni di tensione e di incursioni, culminati nella battaglia di Vienna del 1683.Alcuni storici credono che l'obiettivo principale di Solimano nel 1529 fosse quello di ristabilire il controllo ottomano sull'Ungheria, e che la decisione di attaccare Vienna così tardi nella stagione fosse opportunistica.
La battaglia di Vienna (polacco: Bitwa pod Wiedniem; tedesco: Schlacht am Kahlenberg; ucraino: Віденська відсіч, Viděns'ka Vidsič; turco: İkinci Viyana Kuşatması) ebbe luogo l'11 e il 12 settembre 1683 e pose fine a due mesi di assedio posto dall'esercito turco alla città di Vienna. Questa battaglia campale fu combattuta dall'esercito polacco-austro-tedesco comandato dal re polacco Giovanni III Sobieski contro l'esercito dell'Impero ottomano comandato dal Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha, e fu l'evento decisivo della guerra austro-turca (1683-1699), conclusasi definitivamente con la firma del Trattato di Karlowitz. La battaglia vera e propria seguì un lungo assedio di due mesi ad opera degli Ottomani. Si trattava del secondo assedio di Vienna dopo quello del 1529; in entembe le occasioni gli Ottomani vennero respinti, ma in questo caso gli austriaci, con un'abile e pronta controffensiva, privarono i Turchi di gran parte dei territori che aveva conquistato in Europa orientale nei due secoli precedenti, dando inizio al lungo e inesorabile declino dell'Impero Ottomano. L'assedio di Vienna fu posto a partire dal 14 luglio 1683 dall'esercito dell'Impero Ottomano, composto da circa 150 000/300 000 uomini. La battaglia decisiva cominciò l'11 settembre, quando cioè si concluse il raggruppamento dei rinforzi dalla Polonia, comandati da Giovanni III Sobieski stesso, dalla Germania e dal resto dell'Austria, oltre alle forze presenti nella città. L'imperatore Leopoldo I si era rifugiato a Passavia, da cui dirigeva l'attività diplomatica (sostenuto dalla diplomazia del papa Innocenzo XI) indispensabile per tenere unito un esercito variegato in un momento tanto drammatico; di conseguenza i capi militari della città non esitarono a conferire a Sobieski il comando dell'esercito così composto: 30 000 polacchi al comando di Giovanni III Sobieski con cosacchi ucraini (3 000/5 000) e ussari alati, l'élite dell'esercito polacco; 18 500 austriaci, toscani, veneziani e mantovani, al comando di Carlo V duca di Lorena e di Eugenio di Savoia; 19 000 franconi, svevi e bavaresi, al comando di Giorgio Federico di Waldeck; 9 000 sassoni, al comando di Giovanni Giorgio III di Sassonia.In tutto quindi le forze europee contavano su circa 80 000 uomini, contro 150 000/300 000 ottomani che avevano invaso l'Austria. La maggior parte di essi tuttavia non si trovava a Vienna il giorno della battaglia. Le forze cristiane, appena arrivate, conoscevano malissimo il territorio, mentre i soldati all'interno della città erano mal ridotti a causa dei due mesi d'assedio. Buona parte dell'esercito ottomano aveva comunque una scarsissima preparazione militare, e alcuni contingenti ottomani (come i tartari e i magiari) parteciparono solo in maniera indiretta alla battaglia e all'assedio, limitandosi a saccheggiare i territori circostanti e a compiere incursioni. Durante la battaglia l'esercito ottomano non si riunì, ma inviò un corpo ad affrontare i polacco-imperiali, mentre altre truppe continuavano ad assediare la città. In pratica la battaglia fu uno scontro fra i polacchi e la parte militarmente più capace dell'esercito del Gran Visir, che quindi si trovò a combattere in condizioni di rilevante inferiorità e di stanchezza, visto che combatteva da giugno contro la guarnigione di Vienna ed era stato indebolito da diverse epidemie, soprattutto di dissenteria. La maggior parte dell'esercito Ottomano era partita per la guerra nell'autunno dell'anno precedente, con marce che avevano avuto inizio in Crimea, Valacchia, Mesopotamia, Armenia, o dalla stessa Costantinopoli.
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