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Autore principale: Forza, Antonio ; Menegon, Giulia ; Rumiati, Rino
Un errore giudiziario è la sanzione, detentiva o pecuniaria, per una persona che non ha commesso il reato di cui è accusato. Il termine può anche riferirsi a errori in altri contesti come, ad esempio, nei processi in ambito civile. Molti sistemi giudiziari hanno una diversa procedura di archiviazione di un caso. La circostanza estrema per la quale una sentenza, in seguito ad un errore giudiziario, non può più essere modificata, è il decesso dell'imputato. Peraltro l'ordinamento italiano prevede la possibilità di rimediare ad un errore giudiziario anche dopo la morte del condannato: il procedimento di revisione di sentenza di condanna definitiva può essere promosso anche da un erede o da un prossimo congiunto del condannato che sia deceduto (art. 632 codice di procedura penale).
È incerta l'onomastica dei primi giudici di Torres, il cui regno sorse intorno alla metà del secolo XI, ma si presume che, come negli altri tre giudicati, facessero parte della famiglia dei Lacon-Gunale e Lacon-De Thori, tra loro imparentate. I giudici (o re) che regnarono in Torres (il periodo dei regni è assai approssimativo, per mancanza di dati certi) sono stati circa diciannove (non è documentato che Michele Zanche fosse giudice): scelsero come sede di residenza privilegiata prima Torres, poi Ardara (dove fu eretto un grande palazzo giudicale, presso la chiesa palatina di Santa Maria del Regno), dato che la corte era itinerante, ma dimorarono anche nel castello di Burgos (soprattutto Adelasia di Torres) e a Sassari (Enzo di Svevia).
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