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Autore principale: Asor Rosa, Alberto
Per guerra si intende un fenomeno sociale che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati. Nel suo significato tradizionale la guerra è un conflitto fra stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici. Il termine deriverebbe dalla parola werran dell'alto tedesco antico che significa mischia. Nel diritto internazionale, il termine è stato sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall'espressione "conflitto armato", applicabile a scontri di qualsiasi dimensione e tipo. La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume, sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la cambiano nella sua essenza, esaltandola o condannandola. Le testimonianze archeologiche indicano che la guerra fa parte della vita umana da tempo immemorabile: secondo le teorie passate, si presumeva che i primi popoli nomadi (cacciatori-raccoglitori) fossero più pacifici rispetto ai loro omologhi sedentari (coltivatori) degli anni successivi, ma i ritrovamenti dei luoghi di sepoltura di massa in tutto il mondo hanno portato gli studiosi a rivedere questa teoria. Una sepoltura di massa a Jebel Sahaba (nota come Cimitero 117), nel Sudan settentrionale, per esempio, contiene i resti di 61 tra adulti e bambini; circa il 40% dei quali sono deceduti per morte violenta e mostrano gravi ferite o delle punte di freccia incastrate tra le ossa. Questo sito risale all' 11.740 a.C. circa.
Le relazioni internazionali sono una disciplina accademica considerata indipendente o come ramo della scienza politica, riguardante lo studio della politica internazionale sia nella sua dimensione teoretica sia in quella dei rapporti concreti degli Stati fra loro e con altri attori (organizzazioni internazionali, attori non statali).
Il Kosovo o, in italiano, Cossovo (pron. /ˈkɔssovo/; in albanese Kosova; in serbo: Косово и Метохија?, traslitterato Kosovo i Metohija; storicamente Dardania in illirico), ufficialmente Repubblica del Kosovo (in albanese: Republika e Kosovës), è uno Stato a riconoscimento limitato dell'Europa sud-orientale. Autoproclamatosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008; quest'ultima dichiarò immediatamente di non riconoscerne l'indipendenza, accolta invece da numerosi stati, tra cui l'Italia. A distanza di 12 anni dalla sua proclamazione d'indipendenza, al 3 marzo 2020, è riconosciuto da 96 stati membri dell'ONU. Secondo la Corte internazionale di giustizia del 22 luglio 2010, la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo non ha violato né il diritto internazionale generale né la risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza ONU. Il parere non include una presa di posizione sugli effetti della dichiarazione, e cioè sull'acquisto, o no, della qualità di Stato a tutti gli effetti (paragrafo 51). Al centro della penisola balcanica, è delimitato a nord e ad est dalla Serbia, a sud-est dalla Macedonia del Nord, a sud-ovest dall'Albania e ad ovest dal Montenegro. Ha una superficie di 10888 km² e una popolazione di circa 1,8 milioni di abitanti. Abitata da popolazioni illiriche fin dall'antichità, fu parte dell'Impero romano. Invaso a più riprese da popolazioni slave venute dal nord-est dall'VIII secolo, rimase caratterizzato dalle popolazioni proto-albanesi. Divenuta parte dell'Impero bizantino e poi Impero serbo, dopo la battaglia della Piana dei Merli (1389), che vide le forze militari cristiane serbe fronteggiare gli ottomani, il territorio divenne controllo ottomano. Unita alle altre tribù albanesi nella Lega creata nel 1444 da Giorgio Castriota detto "Scanderbeg", dopo una lunga resistenza durata ventiquattro anni, la regione del Kosovo, così come tutta l’Albania, fu divisa in piccoli principati autonomi sottoposti per quattro secoli e mezzo alla sovranità dell'Impero ottomano. Nel XIX secolo si accentuarono rivolte popolari per l'indipendenza, la Lega di Prizren (1878) promosse l'idea di uno stato nazionale albanese, anche in difesa dei confini delle pressioni serbo-montenegrine al nord e greche al sud, e stabilì il moderno alfabeto albanese. Pur non rientrando nei confini decisi nella conferenza di Londra nell'autodichiarata indipendente Albania (1912), l'ideale di unione nazionale fu sempre caratteristica delle popolazioni locali. Durante il secondo conflitto mondiale, con l'occupazione italiana dell'Albania (1939-1943), buona parte dell'attuale Kosovo si unì allo Stato albanese. Con la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, divenne parte dello Stato jugoslavo, mantenendo una certa autonomia amministrativa e culturale a causa della sua diversa identità non slava. Dopo i gravi fatti e la guerra che ne scaturì, il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza ed è una repubblica parlamentare. La capitale è Pristina; la maggioranza degli abitanti sono di lingua albanese e si riconoscono albanesi. Pur non appartenendo all'Unione Europea, utilizza di fatto l'Euro dal 2002.
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