Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Autore principale: Ranzato, Gabriele
Serie: Collana XX secolo [Giunti Casterman]
Serie: 20=ventesimo. secolo ; 20=ventesimo. secolo
La Spagna, ufficialmente Regno di Spagna (in spagnolo e galiziano: Reino de España, in basco: Espainiako Erresuma, in dialetto aranese: Regne d'Espanha, in catalano e valenciano: Regne d'Espanya), è uno Stato membro dell'Unione europea (dal 1º gennaio 1986) e della NATO (dal 1982). Organizzata sotto forma di monarchia parlamentare, la Spagna è situata nell'Europa sud-occidentale e ha una superficie di 505 514 km², conta 47 431 256 abitanti (dati del 2020) e occupa l'84,5% del territorio della penisola iberica, condivisa con Portogallo, Andorra e Gibilterra. Confina a nord-est con la Francia (da cui è separata dalla catena dei Pirenei) e Andorra, a sud con il mar Mediterraneo e con Gibilterra (piccolo possedimento del Regno Unito), a ovest con il Portogallo e con il Marocco (tramite le città autonome di Ceuta e Melilla, sue exclavi). Ha dei contenziosi con il Portogallo per la cittadina di Olivenza e per le isole Selvagge, situate tra Madera e le Canarie, con il Regno Unito per Gibilterra, e con il Marocco per Ceuta e Melilla. Alla Spagna appartiene infine l'exclave di Llívia, così come l'isola dei Fagiani nel fiume Bidasoa (in codominio con la Francia). Dal 1561, eccetto che per un breve periodo tra il 1601 e il 1606, la capitale è Madrid, che con più di tre milioni di abitanti (circa sei milioni nell'area metropolitana) è anche la città più popolosa. La lingua ufficiale dello Stato è lo spagnolo. A livello locale il catalano, il valenciano, l'aranese (un dialetto guascone dell'occitano) in una valle della Catalogna, il galiziano e il basco, godono tutti di uno status di coufficialità, garantito dalla Costituzione spagnola e dalle legislazioni autonomiche nei rispettivi territori di diffusione nelle comunità autonome. Anche l'asturiano, il leonese e l'aragonese, pur non godendo rispettivamente nelle Asturie, in Castiglia e León e in Aragona di un regime di coufficialità con lo spagnolo sono oggetto di una particolare protezione da parte delle autorità locali. Altre lingue parlate nel paese non hanno riconoscimento ufficiale. In alcune fasi importanti della storia europea la Spagna ha detenuto un ruolo significativo, come nel periodo della Reconquista, nel quale i regni cristiani delle regioni interne della Penisola iberica hanno progressivamente respinto dal territorio l'occupante arabo-berbero che, insediatosi con il califfato e con le successive dinastie, era stato presente nel sud di Iberia dall'VIII secolo d.C., sino al definitivo allontanamento nel 1492, a opera di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. Dagli inizi del XVI secolo fino al secondo decennio del XIX secolo circa, la monarchia spagnola è stata a capo di un vasto impero coloniale, che si estendeva in tutti e 5 i continenti. Ridottosi drasticamente in estensione e popolazione, tale impero riuscì tuttavia a sopravvivere fino alla fine del XIX secolo (guerra ispano-americana) e oltre. Tra il 1808 e il 1812 la vittoriosa ribellione del popolo spagnolo contro Giuseppe Bonaparte, che Napoleone aveva insediato sul trono di Spagna per annettersi di fatto anche la penisola iberica, pose le basi per l'avvio della lenta rinascita e modernizzazione della Spagna, processo ultimatosi con l'entrata del Paese nella Comunità europea nel 1986.
La storia della Spagna è stata studiata da quando l'Homo Sapiens arrivò nella penisola iberica, ossia oltre 35 000 anni fa. Nei secoli successivi, popoli di origine diversa, tra cui celti, fenici, greci, romani e germanici si stabilirono in Spagna. Agli inizi dell'Ottavo secolo un esercito di popolazioni arabe e berbere conquistò quasi l'intera penisola. Nei 750 anni successivi, si formarono stati musulmani indipendenti, così tutta l'area sotto dominazione araba era conosciuta come Al-Andalus. Intanto i piccoli regni cristiani del nord riuscirono lentamente a riconquistare l'intera penisola iberica. Questo processo, chiamato Reconquista durò per oltre cinque secoli. Nel 1492 Cristoforo Colombo, grazie all'aiuto dei re spagnoli, intraprese il primo viaggio verso il Nuovo Mondo. Intanto veniva instaurata l'Inquisizione spagnola; gli ebrei e i musulmani furono espulsi dai regni iberici. Nei tre secoli successivi la Spagna fu la più grande potenza coloniale, fondando un impero che si estendeva dalla California alla Patagonia e dai Caraibi alle Filippine. Fu anche il più potente stato del periodo rinascimentale. In questo periodo fiorirono le arti e la letteratura spagnola. Tra il Cinquecento e il Seicento la Spagna si trovò imbrigliata in molti conflitti europei. Le guerre portarono a un forte dissesto finanziario, così nel Seicento la potenza spagnola andò verso il declino. Con la guerra di successione spagnola venne confermato il ridimensionamento della Spagna nel teatro europeo. Nel Settecento si instaurò la dinastia dei Borbone, la quale fece notevoli sforzi per rinnovare le istituzioni statali. Agli inizi dell'Ottocento la Spagna venne invasa dalle truppe napoleoniche. Questo evento portò ad una vittoriosa ma devastante guerra d'indipendenza, che indebolì fortemente la Spagna e creò le premesse per l'emancipazione delle colonie americane. Nel corso dell'Ottocento, esausta dalle guerre di inizio secolo, la Spagna fu destabilizzata dalla nascita di varie formazioni politiche, liberali, reazionari ed altri gruppi. Alla fine dell'Ottocento, dopo una guerra contro gli Stati Uniti, la Spagna perse le ultime reliquie dell'antico impero, ossia Cuba, Porto Rico e Filippine. Rimasta neutrale durante la Grande guerra, la Spagna scivolò nel 1923 in una dittatura di stampo reazionario sostenuta dal Sovrano e con a capo il generale Miguel Primo de Rivera, terminata nel 1930. Appena un anno dopo, la monarchia, ormai screditata, cadde cosicché venne proclamata la repubblica. Dopo un periodo di forte instabilità, nel 1936 scoppiò la guerra civile spagnola. La guerra terminò con l'instaurazione di una dittatura di stampo fascista. La Spagna fu neutrale nella seconda guerra mondiale, però ci furono volontari che combatterono per conto di entrambi i fronti. I decenni del dopoguerra, con Francisco Franco al comando, fino al 1975, furono relativamente stabili e, dagli anni sessanta la Spagna sperimentò una certa crescita economica. La morte di Franco nel 1975 portò al ritorno della monarchia borbonica. Sebbene rimangano alcune tensioni, specie nei Paesi Baschi e in Catalogna, la Spagna contemporanea ha visto irrobustirsi le sue istituzioni democratiche.
Lo stemma della Spagna è lo stemma ufficiale di stato del Regno di Spagna. Lo stemma attuale è stato istituito dalla legge 33/1981 in sostituzione dello stemma precedente, che risaliva al 1977. Le sei parti che compongono lo scudo ripercorrono oltre mille anni di storia della Spagna.
Il regno visigoto fu un regno dell'Europa occidentale tra il V e l'VIII secolo, uno degli stati successori dell'Impero romano, originariamente creato dall'insediamento dei Visigoti in Aquitania (Gallia meridionale). I Visigoti si stabilirono qui su decisione del governo romano, per poi espandersi conquistando la penisola iberica. Il regno rimase indipendente dall'Impero bizantino, il cui tentativo di ristabilire l'autorità romana in Iberia (Spagna) fallì. All'inizio del VI secolo, i Franchi conquistarono tutta la porzione gallica del regno tranne la Settimania. L'intero regno collassò durante l'invasione musulmana proveniente dal Marocco, e alla fine il Regno delle Asturie assunse l'eredità del regno visigoto. Il regno era condotto da un monarca eletto, obbligatoriamente di stirpe gota, tramite i consigli datogli dal Senato formato da vescovi e magnati laici. Nonostante numerosi re abbiano tentato di stabilire delle linee ereditarie, nessuno ci riuscì. I primi re furono ariani e si scontrarono con la Chiesa Romana, ma dopo la conversione dei Visigoti avvenuta al Concilio di Toledo la Chiesa esercitò un'enorme influenza sulle questioni secolari. I Visigoti svilupparono la più ampia legislazione secolare dell'Europa occidentale, la Liber Iudiciorum, che fornì le basi del diritto spagnolo medievale.
La storia del Portogallo, come nazione europea e atlantica, ha le sue origini nell'alto Medioevo. Tra il Quattrocento e il Cinquecento il Portogallo diventò una potenza mondiale, poiché riuscì a formare un vasto impero marittimo che andava dal Sudamerica, all'Africa e all'Australasia. Nei due secoli successivi il Portogallo perse la maggior parte della sua ricchezza e delle sue colonie in favore degli olandesi, degli americani e dei francesi. I primi segni della decadenza portoghese si videro con l'incorporazione del Portogallo nell'Unione iberica alla fine del XVI secolo. Nel 1755 a Lisbona ci fu un grave terremoto che causò un maremoto e un incendio che distrussero quasi completamente la città.. Agli inizi dell'Ottocento il Portogallo fu invaso dalle truppe napoleoniche. Nel 1822 il Brasile ottenne l'indipendenza. Tra l'Ottocento e il Novecento più di due milioni di portoghesi emigrarono all'estero; le destinazioni preferite furono il Brasile e il Nordamerica. Nel 1910 ci fu una rivoluzione che depose il monarca ed instaurò una repubblica. Tuttavia il nuovo regime repubblicano fu molto instabile, così si arrivò a un colpo di Stato militare nel 1926, che insediò al potere António de Oliveira Salazar. La dittatura rimase al potere fino al 1974 quando venne rovesciata da un nuovo colpo di Stato dei militari, ad orientamento socialdemocratico. Il nuovo governo promosse riforme democratiche e concesse l'indipendenza alle colonie africane. Il Portogallo è membro fondatore della NATO, dell'OECD e dell'EFTA. Nel 1986 entrò a far parte della Comunità europea.
La guerra civile spagnola (in spagnolo Guerra civil española, nota in Italia anche come guerra di Spagna) fu un conflitto armato nato in conseguenza al colpo di Stato del 17 luglio 1936, che vide contrapposte le forze nazionaliste guidate da una giunta militare, contro le forze del governo legittimo della Repubblica spagnola, sostenuta dal Fronte popolare, una coalizione di partiti democratici che aveva vinto le elezioni nel febbraio precedente. Obbedendo a un piano prestabilito, la guarnigione militare di stanza nel Marocco spagnolo si era ribellata al governo della Repubblica, e nei tre giorni successivi un gran numero di unità militari al comando di cospiratori si sollevarono anche sul territorio metropolitano, cercando di assumere il controllo di più vaste aree del paese e di saldarsi le une con le altre. Il capo del governo, Santiago Casares Quiroga, incapace di trovare una soluzione alla crisi, si dimise due giorni dopo l'inizio del colpo di Stato a favore di Diego Martínez Barrio. Questi messosi in contatto con il generale Emilio Mola, il principale artefice del golpe, fu informato dallo stesso che i cospiratori non intendevano neppure parlare di una soluzione pacifica, manifestando così la volontà di dare inizio a una spietata guerra civile se il golpe non avesse avuto pieno successo. Martínez Barrio si dimise quello stesso 19 luglio, ma il colpo di Stato non ebbe l'esito sperato; Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia e Malaga - nonché le aree più industrializzate e ricche della Spagna - i Paesi Baschi, la Catalogna e le Asturie, rimasero sotto controllo delle forze fedeli al governo, mentre le forze nazionaliste controllavano le zone rurali della Castiglia, le zone montuose della Navarra e gran parte dell'Andalusia con la sua capitale Siviglia, unica grande città caduta nelle mani degli insorti grazie all'azione del generale Gonzalo Queipo de Llano. Il nuovo governo di José Giral si decise così di distribuire le armi al popolo, che in diverse località combatté efficacemente contro gli insorti, mentre sotto il profilo militare la sollevazione (alzamiento nel lessico militare spagnolo) delle forze nazionaliste presentava molte problematiche legate al mancato appoggio di buona parte dell'esercito metropolitano che continuò a rimanere fedele alla Repubblica, privando i ribelli della superiorità numerica che avrebbe loro consentito di avere ragione delle forze popolari. Sulla carta dunque le forze contrapposte erano più o meno della stessa proporzione, tuttavia le forze nazionaliste potevano contare sulla decisiva totalità dell'Armata d'Africa - il fulcro dell'esercito spagnolo - integrata dai regulares, le temibili truppe marocchine comandate dai migliori ufficiali spagnoli - gli africanistas - tra i quali emerse rapidamente il generale Francisco Franco. Ma l'armata stanziata in Africa ebbe bisogno di alcune settimane per trasferirsi sul territorio spagnolo, tempo in cui le forze repubblicane poterono coordinarsi e rinforzarsi; in tal modo l'alzamiento si trasformò in una logorante guerra civile che sconvolse il paese per quasi tre anni, fino al marzo 1939, quando Francisco Franco - che nel frattempo assunse la guida politica e militare di tutte le forze nazionaliste - entrò nella capitale Madrid, sancendo la fine della guerra civile e dando inizio a una feroce repressione politica che insanguinò la Spagna per molti anni. La fine del conflitto contemporaneamente sancì l'inizio della lunga dittatura oppressiva di stampo fascista del generale Franco, che durò fino al 1975, durante la quale i sindacati furono distrutti; venne attuata una dura divisione classista dove braccianti e operai furono ridotti in condizioni miserevoli a favore dei ricchi possidenti terrieri e dei dirigenti d'industria; gli scioperi furono vietati; migliaia di repubblicani furono imprigionati e costretti ai lavori forzati, mentre nelle campagne il regime di Franco si impegnò a restaurare la struttura sociale tipica dell'ancien régime, dove il potere era in mano all'aristocrazia terriera e alla Chiesa. A livello internazionale la guerra civile spagnola riuscì a catalizzare all'istante le simpatie della sinistra e della destra in Europa e nelle Americhe, nonostante la storia della Spagna fosse rimasta costantemente slegata dal quella del continente nei secoli precedenti, per poi tornare una nazione periferica e isolata per tutta la durata del regime franchista. Dal 1936 al 1939 però la Spagna divenne il simbolo di una lotta globale dove da una parte vi era la democrazia e la giustizia sociale, e dall'altro lo schieramento della controrivoluzione e della reazione, ispirato dalla Chiesa cattolica, dalle forze monarchiche e di estrema destra, che rifiutavano nel modo più categorico ogni progresso in ambito sociale. Questo conflitto mise la Spagna temporaneamente al centro del mondo, coinvolgendo vecchie e nuove potenze internazionali, soprattutto Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Unione Sovietica, che direttamente o indirettamente si confrontarono nelle vicende spagnole, sia a livello diplomatico, sia con un sostegno concreto in uomini e armi alle due fazioni. Nonostante la politica di appeasement proposta da Francia e Gran Bretagna che si proponeva di evitare qualsiasi ingerenza nel conflitto - ma che di fatto favorì le forze nazionaliste - le altre tre potenze fornirono grossi quantitativi di armi e uomini alle parti in lotta: l'Italia fascista e la Germania nazista ebbero un peso determinante a favore della causa nazionalista mentre l'Unione Sovietica si impegnò a rifornire armi alla Repubblica. Allo stesso tempo migliaia di volontari spinti dagli ideali di libertà e democrazia, si recarono a combattere in Spagna nelle file dei repubblicani, dando vita alle Brigate internazionali, che comprendevano uomini di almeno cinquanta nazionalità diverse, i quali diedero un importante contributo militare e morale alle forze armate repubblicane, ottenendo allo stesso tempo un grosso risalto internazionale dovuto alla militanza e all'appoggio dato loro da decine e decine di intellettuali antifascisti.
Record aggiornato il: 2025-09-15T02:50:35.821Z