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Autore principale: L'Abate, Alberto
Pubblicazione: Firenze : Forum dei problemi della pace e della guerra, 1998
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La guerra del Kosovo fu un conflitto armato, svoltosi tra il febbraio 1998 e l'11 giugno 1999, riguardante lo status del Kosovo, allora compreso nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001. Influenti anche le motivazioni economiche, culturali, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e musulmani), fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija, SFRJ) fu la forma istituzionale assunta dalla Jugoslavia dal 1945 al 1992, anno della sua dissoluzione a seguito delle guerre jugoslave: in ambito locale ci si riferisce anche come «Druga Jugoslavija» («Seconda Iugoslavia») o anche «Bivša Jugoslavija» («Ex Iugoslavia»). Confinava a nord con l'Austria e l'Ungheria, a est con la Romania e la Bulgaria, a sud con l'Albania e la Grecia e ad ovest con l'Italia e il mare Adriatico. Durante la Guerra fredda fu un importante membro dei paesi non allineati.
Con dissoluzione della Jugoslavia si identificano diversi eventi che nei primi anni '90 hanno portato alla fine della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e alla nascita della Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia e Macedonia, oggi Macedonia del Nord. La RSF Jugoslavia si formò all'indomani della vittoria alleata durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) ed era formata da sei stati federati: la Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina, la Repubblica Socialista di Croazia, la Repubblica Socialista di Macedonia, la Repubblica Socialista di Montenegro, la Repubblica Socialista di Serbia, la Provincia Socialista Autonoma della Voivodina, la Provincia Socialista Autonoma del Kosovo e la Repubblica Socialista di Slovenia. Questo modello rappresentò una "via di mezzo" tra l'economia pianificata e quella liberale, garantendo un periodo di forte crescita economica e stabilità politica sotto la guida di Josip Broz Tito. Alla morte del maresciallo Tito nel 1980, il governo federale si indebolì considerevolmente, lasciando spazio, tra le Repubbliche costituenti, a sentimenti nazionalistici e indipendentistici. Nei primi anni '90, lo scontro tra le Repubbliche si acuì con l'elezione in Serbia di Slobodan Milošević, più concentrato sull'espansione del dominio serbo che sulla conservazione dell'unità jugoslava. Nel 1990, la Lega dei Comunisti di Jugoslavia si sciolse e i socialisti iniziarono a cedere il passo ai separatisti, fino alla dichiarazione d'indipendenza di quattro delle sei Repubbliche socialiste, mentre Serbia e Montenegro rimasero federate. Le crescenti tensioni etniche tra i popoli sparsi in Jugoslavia, principalmente serbi, croati e bosgnacchi, portò allo scoppio delle guerre jugoslave, dapprima in Slovenia, poi in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e infine in Macedonia. Questi conflitti furono segnati da diversi eccidi qualificabili come tentativi di pulizia etnica, e considerati pertanto sia crimini di guerra che crimini contro l'umanità.
Il Kosovo o, in italiano, Cossovo (pron. /ˈkɔssovo/; in albanese Kosova; in serbo: Косово и Метохија?, traslitterato Kosovo i Metohija; storicamente Dardania in illirico), ufficialmente Repubblica del Kosovo (in albanese: Republika e Kosovës), è uno Stato a riconoscimento limitato dell'Europa sud-orientale. Autoproclamatosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008; quest'ultima dichiarò immediatamente di non riconoscerne l'indipendenza, accolta invece da numerosi stati, tra cui l'Italia. A distanza di 12 anni dalla sua proclamazione d'indipendenza, al 3 marzo 2020, è riconosciuto da 96 stati membri dell'ONU. Secondo la Corte internazionale di giustizia del 22 luglio 2010, la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo non ha violato né il diritto internazionale generale né la risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza ONU. Il parere non include una presa di posizione sugli effetti della dichiarazione, e cioè sull'acquisto, o no, della qualità di Stato a tutti gli effetti (paragrafo 51). Al centro della penisola balcanica, è delimitato a nord e ad est dalla Serbia, a sud-est dalla Macedonia del Nord, a sud-ovest dall'Albania e ad ovest dal Montenegro. Ha una superficie di 10888 km² e una popolazione di circa 1,8 milioni di abitanti. Abitata da popolazioni illiriche fin dall'antichità, fu parte dell'Impero romano. Invaso a più riprese da popolazioni slave venute dal nord-est dall'VIII secolo, rimase caratterizzato dalle popolazioni proto-albanesi. Divenuta parte dell'Impero bizantino e poi Impero serbo, dopo la battaglia della Piana dei Merli (1389), che vide le forze militari cristiane serbe fronteggiare gli ottomani, il territorio divenne controllo ottomano. Unita alle altre tribù albanesi nella Lega creata nel 1444 da Giorgio Castriota detto "Scanderbeg", dopo una lunga resistenza durata ventiquattro anni, la regione del Kosovo, così come tutta l’Albania, fu divisa in piccoli principati autonomi sottoposti per quattro secoli e mezzo alla sovranità dell'Impero ottomano. Nel XIX secolo si accentuarono rivolte popolari per l'indipendenza, la Lega di Prizren (1878) promosse l'idea di uno stato nazionale albanese, anche in difesa dei confini delle pressioni serbo-montenegrine al nord e greche al sud, e stabilì il moderno alfabeto albanese. Pur non rientrando nei confini decisi nella conferenza di Londra nell'autodichiarata indipendente Albania (1912), l'ideale di unione nazionale fu sempre caratteristica delle popolazioni locali. Durante il secondo conflitto mondiale, con l'occupazione italiana dell'Albania (1939-1943), buona parte dell'attuale Kosovo si unì allo Stato albanese. Con la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, divenne parte dello Stato jugoslavo, mantenendo una certa autonomia amministrativa e culturale a causa della sua diversa identità non slava. Dopo i gravi fatti e la guerra che ne scaturì, il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza ed è una repubblica parlamentare. La capitale è Pristina; la maggioranza degli abitanti sono di lingua albanese e si riconoscono albanesi. Pur non appartenendo all'Unione Europea, utilizza di fatto l'Euro dal 2002.
La guerra del Kosovo fu un conflitto armato, svoltosi tra il febbraio 1998 e l'11 giugno 1999, riguardante lo status del Kosovo, allora compreso nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
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