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Autore principale: Desiderio, Alfonso
Le guerre d'indipendenza italiane furono tre conflitti che ebbero come esito l'estensione territoriale del Regno di Sardegna e la proclamazione del Regno d'Italia. Tali eventi furono gli episodi cardine del Risorgimento e furono il punto di arrivo della politica del Regno di Sardegna, guidato dal primo ministro conte di Cavour, e dei vari movimenti e gruppi (fra cui quelli ispirati da Giuseppe Mazzini) che a partire dalla fine delle guerre napoleoniche propugnavano l'unificazione delle terre abitate da italiani. Tale unificazione si realizzò come un'espansione, sancita da plebisciti, dello Stato sabaudo, sostenuto politicamente dall'Inghilterra liberale e dall'alleanza militare con l'Impero francese retto da Napoleone III prima e con la Prussia di Otto von Bismarck poi, ai danni dei preesistenti Stati formatisi nella penisola a seguito del Congresso di Vienna e dei possedimenti della Casa d'Asburgo.
Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001. Influenti anche le motivazioni economiche, culturali, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e musulmani), fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Le guerre puniche furono tre guerre combattute fra Roma e Cartagine tra il III e II secolo a.C., che si risolsero con la totale supremazia di Roma sul mar Mediterraneo; supremazia diretta nella parte occidentale e controllo per mezzo di regni a sovranità limitata nell'Egeo e nel mar Nero. Sono conosciute come puniche in quanto i romani chiamavano punici i Cartaginesi. A sua volta il termine punico è una corruzione di fenicio, come Cartagine è una corruzione del fenicio Qart Hadash (città nuova).
Con la comune espressione di Guerre civili si intendono, nella Storia romana, i conflitti che videro contrapposti eserciti e condottieri romani dall'ultimo periodo della Repubblica fino al tardo periodo imperiale: la guerra civile tra Mario e Silla combattuta tra l'86 e 82 a.C. tra Lucio Cornelio Silla, Gaio Mario ed i mariani; la guerra sertoriana combattuta tra Silla e le rimanenti forze mariane in Spagna, guidate dall'abile condottiero Quinto Sertorio, in cui fu protagonista con la sua prima impresa militare Pompeo. la guerra civile combattuta nel 49-44 a.C. tra Cesare e Pompeo e descritta nel De bello civili di Cesare; le guerre combattute tra il 44 a.C. e il 31 a.C. prima contro i Cesaricidi e poi tra Ottaviano e Marco Antonio. l'anno dei quattro imperatori del 69, nel quale si scontrarono Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano per la conquista del potere imperiale alla morte di Nerone. la guerra civile romana (193-197), scoppiata in seguito alla morte di Pertinace (193), tra i pretendenti al trono Didio Giuliano, Pescennio Nigro, Clodio Albino e Settimio Severo, che vide alla fine la vittoria di quest'ultimo. la battaglia di Antiochia (218), in cui l'esercito dell'imperatore Macrino venne sconfitto dalle legioni del pretendente al trono Eliogabalo. il periodo dell'anarchia militare (235-284) dove si susseguirono quasi cinquanta tra imperatori legittimi ed usurpatori provinciali. la rivolta di Carausio, combattuta tra il 286 e il 296, in cui l'usurpatore Carausio, autoproclamatosi imperatore della Gallia e della Britannia, sfidò l'imperatore legittimo Massimiano. la guerra civile romana (306-324), che scoppiò in seguito all'abbandono del potere da parte di Diocleziano nel 305 cessò con la riunificazione dell'Impero romano da parte di Costantino I nel 324. la guerra civile romana (350-353), combattuta tra il 350 e il 353, scoppiata in seguito alla rivolta del generale Magnenzio, che uccise l'imperatore Costante e venne battuto dall'imperatore Costanzo. la Battaglia del Frigido, combattuta nel 394, che vide il conflitto tra l'imperatore Teodosio I e l'usurpatore Flavio Eugenio, eletto dal generale franco Arbogaste in seguito alla morte in circostanze sospette del giovane cognato di Teodosio, Valentiniano II.
Guerre napoleoniche è il termine usato per definire l'insieme delle guerre combattute in Europa nel periodo in cui Napoleone Bonaparte governò la Francia, in parte estensione delle guerre rivoluzionarie innescate dalla rivoluzione francese e perduranti poi durante tutto il Primo Impero francese. Non esiste un consenso unanime nello stabilire quando si possano ritenere concluse le guerre rivoluzionarie francesi e cominciate quelle riconducibili a Napoleone: una data possibile di inizio di queste ultime è il 9 novembre 1799, giorno in cui Bonaparte salì al potere in Francia con il colpo di Stato del 18 brumaio. La data di inizio usata più comunemente è il 18 maggio 1803, in occasione della rinnovata dichiarazione di guerra tra Gran Bretagna e Francia, dopo le reciproche accuse di violazione degli accordi sanciti con il trattato di Amiens, evento che pose termine all'unico periodo di pace generalizzata in Europa tra il 1792 e il 1814. Un'ultima data di inizio proposta è il 2 dicembre 1804, giorno nel quale Napoleone si incoronò imperatore. Le guerre napoleoniche ebbero termine dopo la disfatta finale di Napoleone nella battaglia di Waterloo il 18 giugno 1815 e il secondo Trattato di Parigi. Il periodo che va dal 20 aprile del 1792 al 20 novembre 1815 viene anche indicato con il termine di "grande guerra francese". Le guerre napoleoniche provocarono circa un milione e mezzo di vittime civili e oltre tre milioni di combattenti caduti.
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