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Autore principale: Dinucci, Manlio
Pubblicazione: S. Domenico, Fiesole : Cultura della pace, [1991]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il teatro dell'Africa e del Medio Oriente della seconda guerra mondiale comprende l'insieme delle campagne terrestri e navali combattute nell'Africa subsahariana e nel Medio Oriente, dal giugno del 1940 al novembre del 1941. Il grosso dei combattimenti venne sostenuto dalle forze italo - tedesche e dei governi a queste allineati (la Francia di Vichy, l'Iraq e l'Iran), e le forze del Regno Unito e dei paesi del Commonwealth, supportate da altri contingenti delle nazioni Alleate come Etiopia, Francia libera, ed Unione Sovietica.
Le donne di conforto furono persone costrette a far parte di gruppi creati dalle forze militari dell'Impero Giapponese, composti da donne e ragazze schiavizzate per fungere da prostitute. La locuzione italiana, al pari di quella inglese comfort women, è una traduzione del termine giapponese ianfu (慰安婦). Ianfu è un eufemismo che sta per shōfu (娼婦) che significa "prostituta/e". I documenti relativi alla Corea del Sud affermano che non fosse una forza volontaria e dal 1989 diverse donne si sono fatte avanti, testimoniando che i soldati giapponesi le avevano rapite. Storici come Lee Yeong-Hun e Ikuhiko Hata affermano che le donne di conforto reclutate fossero volontarie. Altri storici invece, basandosi sulle testimonianze di ex-reclutate e dei soldati giapponesi ancora in vita, sostennero che l'esercito e la marina giapponese furono entrambe coinvolte, direttamente o indirettamente, nella coercizione, nell'inganno e talvolta nel sequestro di giovani donne nei territori occupati dalle loro forze.La stima del numero di donne coinvolte varia, da un minimo di 20 000, citato dagli accademici giapponesi, ad un massimo di 410 000 donne, citato dagli studiosi cinesi; il numero esatto, tuttavia, è ancora argomento di ricerca e dibattito. Ciò di cui si è certi è che esse provenissero dalla Corea, dalla Cina, dal Giappone e dalle Filippine; si sa anche che nei "centri di conforto" si sfruttassero donne provenienti anche dalla Thailandia, dal Vietnam, dalla Malesia, da Taiwan, dall'Indonesia e da altri territori occupati. Questi "centri" si trovavano in Giappone, in Cina, nelle Filippine, in Indonesia, nella Malesia Britannica, in Thailandia, in Birmania, in Nuova Guinea, a Hong Kong, a Macao e nell'Indocina Francese.Secondo varie testimonianze, le giovani donne dei paesi sotto il controllo imperiale giapponese venivano prelevate dalle loro case e, in molti casi, ingannate con promesse di lavoro in fabbriche o nell'ambiente della ristorazione. Una volta reclutate, venivano incarcerate nei "centri di conforto" e deportate in paesi a loro stranieri. Uno studio del governo olandese descrive come i militari giapponesi stessi reclutassero con la forza le donne nelle Indie Orientali Olandesi. Lo studio rivelò che 300 donne olandesi finirono per essere schiave sessuali dei militari giapponesi.
Il Teatro del sud-est asiatico della Seconda guerra mondiale è l'insieme delle campagne e delle operazioni militari svoltesi durante la Guerra del Pacifico nei territori della Birmania, nella porzione orientale dell'India, nell'Indocina, in Malaysia, nella città di Singapore, e in Thailandia, affiancate da combattimenti aeronavali che coinvolsero anche le isole di Sri Lanka e del Madagascar. Le battaglie videro da una parte il Giappone, stato firmatario del Patto Tripartito, contro il Regno Unito, il Regno dei Paesi Bassi e il dominion dell'Australia, coadiuvati da truppe e comandanti statunitensi. Anche la Repubblica di Cina guidata dal Governo nazionalista di Chiang Kai-shek fornì supporto in termini di uomini, riorganizzati e riequipaggiati dagli americani. Il teatro operativo si aprì l'8 dicembre 1941 quando l'Impero giapponese, a seguito del devastante attacco di Pearl Harbor, si lanciò alla conquista del Sud-Est asiatico colonizzato da Regno Unito e Paesi Bassi cogliendo ovunque successi e schiantando le successive e disorganizzate resistenze degli Alleati. Alla data del 15 maggio 1942, il Giappone si era impossessato di vastissime distese, ricche giacimenti di petrolio, minerali e altre risorse necessarie alla sua industria bellica; si impegnò dunque a rafforzare le posizioni raggiunte per condurre una guerra di logorio contro gli Alleati, ma i tentativi di sfondare in India o in Cina fallirono. L'anno 1942 vedeva inoltre il crollo delle ambizioni nipponiche con la disfatta a Midway e il passaggio dell'iniziativa in mano alleata. Già nella prima metà del 1943 il potenziale militare giapponese si era ridotto nell'Oceano Indiano, mentre in Birmania i nipponici subivano un continuo stillicidio di uomini e mezzi e venivano respinti dalle frontiere indiane. Il deteriorarsi del conflitto nel Pacifico, che vedeva catastrofi sempre più gravi abbattersi sulle forze armate imperiali, causò il trasferimento di alcune unità in quel teatro. Il 1944 vedeva i giapponesi in lenta ritirata dalla Birmania, premuti dalle forze anglo-cino-indiane, che nell'aprile dell'anno successivo liberavano il paese: in contemporanea venivano progettate operazioni anfibie da condursi contro Singapore. Ormai le forze militari giapponesi erano in totale stato di disorganizzazione e a corto di ogni risorsa: ciononostante, anche dopo l'annuncio della resa senza condizioni firmata il 2 settembre 1945, continuarono sporadici combattimenti. Le operazioni nel sud-est asiatico si conclusero definitivamente il 9 settembre 1945.
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