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Autore principale: Ballerini, Carlo
Pubblicazione: [Prato] : Studio bibliografico pratese, 1998
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Giovanni Papini (Firenze, 9 gennaio 1881 – Firenze, 8 luglio 1956) è stato uno scrittore, poeta, saggista e terziario francescano italiano, noto anche col nome religioso di fra' Bonaventura. Intellettuale controverso e discusso, ma anche ammirato per il suo stile di scrittura, fu studioso di filosofia, di religione, critico letterario e acceso polemista, narratore e poeta, divulgatore del pragmatismo e delle avanguardie storiche come il futurismo e il post-decadentismo. Passò da una posizione all'altra su più fronti, sempre insoddisfatto e inquieto: si convertì dall'anticlericalismo e dall'ateismo accesi al cattolicesimo con punte di eterodossia e intransigenza; passò dal maledettismo e dall'interventismo convinto (prima del 1915) all'avversione verso la guerra. Negli anni trenta, dopo essere passato dall'individualismo al conservatorismo, aderisce infine al fascismo, mantenendo comunque un'avversione verso il nazismo e pentendosi poi del razzismo. Morì nel 1956 di malattia del motoneurone (sclerosi laterale amiotrofica di tipo bulbare), che lo affliggeva dal 1952. Pressoché rimosso dalla grande letteratura dopo la scomparsa principalmente per le sue scelte ideologiche, fu apprezzato e rivalutato in seguito; nel 1975, lo scrittore argentino Jorge Luis Borges lo definì un autore "immeritatamente dimenticato".
Storia di Cristo è un saggio dello scrittore italiano Giovanni Papini.
La storia della letteratura italiana inizia nel XII secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie. Il Ritmo laurenziano è la prima testimonianza di una letteratura in lingua italiana. Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario di cui sia noto l'autore è considerato il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale. Queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita da Dante nel suo “De vulgari Eloquentia”). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale. Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua che pur nata verso il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nel XIII secolo.
Un uomo finito è un'opera di Giovanni Papini, pubblicata per i tipi della Libreria della Voce nel 1913. L'opera costituisce un'autobiografia intellettuale scritta all'età di 30 anni. In una lettera all'amico pittore Ardengo Soffici lo stesso Papini scriveva, a proposito del libro: «Ho cominciato ieri una specie di romanzo tratto dalla mia vita, e sento d'esser così pieno di cose e di ricordi poetici che verrà certo una bella cosa». Papini si definisce uno spirito «nato con la malattia della grandezza». Nelle parole dello stesso autore: «Qui dentro c'è un uomo disposto a vender cara la sua pelle e che vuol finire più tardi che sia possibile». Il libro è diviso in sei movimenti e 50 capitoli. Dopo aver rievocato l'infanzia e la formazione, vi vengono ricordate l'amicizia con Giuseppe Prezzolini e l'avventura della rivista "Leonardo", le riunioni intellettuali a casa di Adolfo De Carolis e in una stanzetta di Palazzo Davanzati. In quest'opera è stato individuato l'inizio di quel percorso che lo avrebbe portato alla conversione al cattolicesimo, primo passo di un percorso esistenziale che si apre con Un uomo finito e si chiude con Storia di Cristo. Il romanzo ebbe successo tra i giovani degli anni '20 e anni '30. Nel corso degli anni l'opera è stata tradotta in varie lingue, tra le quali il russo, il tedesco, l'inglese, il francese, il romeno e il turco. Tra gli altri, il giovane Mircea Eliade fu profondamente impressionato dal testo di Papini, e a esso dedicò un capitolo del romanzo giovanile pubblicato postumo Il romanzo dell'adolescente miope.
Il Dizionario dell'omo salvatico è un'opera letteraria degli scrittori italiani Giovanni Papini e Domenico Giuliotti. Pubblicata per i tipi di Vallecchi nel 1923, l'opera è una sorta di contro-enciclopedia della cultura, del pensiero e della letteratura europea. Il progetto iniziale si interruppe alle lettere A-B e l'opera non venne mai completata.
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