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Autore principale: Borgogni, Massimo
Pubblicazione: Siena : Nuova immagine, 1994
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
L'espressione potenze dell'Asse, o semplicemente Asse, è usata per indicare l'insieme delle nazioni che parteciparono alla seconda guerra mondiale in opposizione agli Alleati. A dare popolarità al termine fu Benito Mussolini che, durante un discorso tenuto a Milano il 1º novembre 1936, definì «asse» l'intesa stipulata il precedente 24 ottobre tra la Germania e il Regno d'Italia, chiamata per questo motivo «Asse Roma-Berlino». Il successivo Patto d'Acciaio, stipulato dalle due potenze il 22 maggio 1939, rappresentò il primo nucleo dell'alleanza militare, poi estesa anche al Giappone con il Patto tripartito del 27 settembre 1940 (detto anche «Asse Roma-Berlino-Tokyo»). Successivamente anche altri stati entrarono a far parte della coalizione aderendo al Patto Tripartito. L'Asse, formato soprattutto dalle nazioni insoddisfatte dell'assetto geopolitico venutosi a creare in seguito alla prima guerra mondiale, era cementato dalle affinità ideologiche dei regimi autoritari che le governavano, e mirava a costituire un «Nuovo Ordine» che avrebbe visto la supremazia della Germania nell'Europa continentale, dell'Italia nel Mediterraneo, e del Giappone nell'Estremo Oriente. Sul piano politico mirava a contrastare il capitalismo delle democrazie occidentali (Regno Unito, Francia e Stati Uniti) e il bolscevismo dell'Unione Sovietica.
L'occupazione italiana della Francia meridionale si ebbe tra il 1940 e il 1943, nel corso dei primi anni della seconda guerra mondiale. Il regio esercito italiano ebbe modo di occupare militarmente alcune parti del suolo francese. Tale occupazione avvenne in due fasi: la prima nel giugno del 1940 a seguito della capitolazione francese dopo la vittoriosa offensiva tedesca; la seconda nel novembre 1942, quando Hitler decise di occupare militarmente il suolo della Francia di Vichy (Operazione Anton). A seguito dell'armistizio di Cassibile con gli Alleati, le truppe del Regio Esercito in suolo francese abbandonarono le zone, ponendo così termine all'occupazione italiana.
Il 1º settembre 1939, a seguito dell'attacco tedesco contro la Polonia, il capo del governo Benito Mussolini, nonostante un patto di alleanza con la Germania, dichiarò la non belligeranza italiana. L'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale avvenne con una serie di atti formali e diplomatici solo dopo nove mesi, il 10 giugno 1940, e fu annunciata da Mussolini stesso con un celebre discorso dal balcone di Palazzo Venezia. Durante i nove mesi di incertezza operativa, il Duce, impressionato dalle folgoranti vittorie tedesche, ma conscio della grave impreparazione militare italiana, restò a lungo dubbioso fra diverse alternative, a volte contrastanti fra loro, oscillando tra la fedeltà all'amicizia con Adolf Hitler, l'impulso a rinnegarne la soffocante alleanza, la voglia di indipendenza tattica e strategica, il desiderio di facili vittorie sul campo di battaglia e la brama di essere ago della bilancia nello scacchiere della diplomazia europea.
La battaglia di Berlino (in tedesco: Schlacht um Berlin; in russo: Берлинская наступательная операция, Berlinskaja nastupatel'naja operacija) fu l'ultima grande offensiva del teatro europeo della seconda guerra mondiale e segnò la sconfitta definitiva della Germania nazista. L'Armata Rossa sovietica prima travolse, nonostante l'accanita resistenza, il precario fronte tedesco sul fiume Oder, quindi accerchiò e attaccò direttamente la capitale del Terzo Reich, disperatamente difesa da reparti raccogliticci della Wehrmacht, delle Waffen-SS (comprese unità di volontari stranieri), della Hitlerjugend e del Volkssturm. I sovietici, in netta superiorità numerica e di mezzi terrestri e aerei, riuscirono, al comando del maresciallo Georgij Žukov e del maresciallo Ivan Konev, a portare a termine la loro missione, a distruggere o catturare il grosso delle forze nemiche e a ottenere la resa di Berlino (2 maggio 1945). I combattimenti sulla linea del fiume Oder e soprattutto all'interno dell'area urbana di Berlino, violenti e prolungati, costarono pesanti perdite di uomini e mezzi a entrambe le parti. Durante la battaglia Adolf Hitler, che aveva deciso di rimanere nella capitale accerchiata per organizzare l'ultima resistenza, si tolse la vita per non cadere in mano sovietica. Il Terzo Reich si arrese ufficialmente l'8 maggio 1945, sei giorni dopo la fine della battaglia.
La Spagna nella seconda guerra mondiale mantenne un atteggiamento diplomatico ambivalente: benché ideologicamente legato ai regimi nazifascisti di Germania e Italia, allo scoppio delle ostilità nel settembre del 1939 il paese si dichiarò neutrale, anche per via dell'appena avviato processo di ricostruzione seguente la precedente guerra civile spagnola conclusasi solo da pochi mesi; con l'entrata in guerra dell'Italia e con la caduta della Francia nel giugno del 1940, tuttavia, lo status diplomatico della Spagna fu cambiato in "non belligeranza", mantenendosi formalmente fuori dalle ostilità ma parteggiando esplicitamente per le Potenze dell'Asse e fornendo loro assistenza militare indiretta ed appoggio economico. Sebbene si sviluppassero trattative per far entrare in guerra la Spagna a fianco dell'Asse, il dittatore Francisco Franco non optò mai per questa soluzione, conscio del pessimo stato in cui versavano le forze armate spagnole e l'economia nazionale dopo la fine del conflitto civile. Con il declino delle fortune dell'Asse e su pressione degli Alleati, nel corso del 1943 la Spagna ritornò poi formalmente a un atteggiamento di neutralità assoluta, troncando progressivamente le relazioni con la Germania e migliorando quelle con gli Alleati. Benché la Spagna non fosse formalmente coinvolta nelle operazioni belliche, volontari di nazionalità spagnola presero parte al conflitto militando in entrambi gli schieramenti: una divisione di volontari spagnoli ("División Azul") organizzata dal governo di Madrid fu inserita all'interno della Wehrmacht tedesca e combatté sul fronte orientale contro l'Unione Sovietica prima di essere ritirata nel 1943. Piccoli gruppi di cittadini spagnoli invece, tra cui molti espatriati della Seconda repubblica spagnola veterani della guerra civile, militarono nel campo degli Alleati in particolare all'interno delle formazioni (regolari e partigiane) della Francia libera e dell'Unione Sovietica.
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