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Autore principale: Granzotto, Paolo; Uboldi, Raffaello
Pubblicazione: Pistoia : Fondazione Turati, 1982
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La storia della Polonia dal 1945 al 1989 abbraccia il periodo successivo alla seconda guerra mondiale in cui il comunismo sovietico dominava sulla Repubblica Popolare di Polonia. Questi anni, anche se con molti miglioramenti negli standard di vita in Polonia, furono funestati da disordini sociali e dalla depressione economica. Verso la fine della seconda guerra mondiale, l'avanzata sovietica dell'Armata Rossa spinse fuori dalla Polonia occupata le forze naziste tedesche. Su insistenza di Stalin, la Conferenza di Jalta sancì la formazione di una nuova coalizione polacca e filo-comunista di governo a Mosca, che ignorò il Governo in esilio della Polonia situato a Londra. Questo è stato descritto come un tradimento occidentale nei confronti della Polonia da parte degli Alleati per guadagnarsi il favore del leader sovietico, ed evitare un conflitto diretto. Gli Accordi di Potsdam del 1945 sancirono lo spostamento verso ovest dei confini polacchi e approvò il nuovo territorio polacco compreso tra la linea Oder-Neisse e la linea Curzon. La Polonia per la prima volta nella storia divenne uno Stato nazionale etnicamente omogeneo in conseguenza della Shoah, l'espulsione dei tedeschi ad ovest, il reinsediamento degli ucraini ad est ed il rimpatrio dei polacchi da Kresy. Il nuovo governo comunista di Varsavia incrementò il proprio potere politico e nei due anni successivi il Partito Operaio Unificato Polacco (POUP), sotto Bolesław Bierut acquisì il controllo del paese, che nel Dopoguerra sarebbe diventato parte dell'area di influenza Sovietica. Dopo la morte di Stalin, nel 1953, un riallineamento politico nell'Europa Orientale portò al potere una fazione più liberale dei Comunisti polacchi, guidata da Władysław Gomułka. Entrò la metà del 1960, in conseguenza all'ingente influenza dei produttori agricoli privati e ad una serie di errori di valutazione dirigenziali, la Polonia iniziò a trovarsi in sempre più maggiori difficoltà economiche e politiche. Nel dicembre 1970, un aumento dei prezzi provocò un'ondata di scioperi. Il governo introdusse un nuovo programma economico basato su larga-scala su prestiti derivanti dall'Occidente, che come risultato ebbe un aumento immediato del tenore di vita e delle aspettative, ma il programma vacillò a causa della crisi petrolifera del 1973. Nella seconda metà degli anni 1970, a causa dell'aumento dei tassi d'interesse dei prestiti operato dal governo statunitense, il governo di Edward Gierek fu costretto ad innalzare i prezzi, causando una nuova ondata di proteste pubbliche. Il circolo vizioso venne interrotto nel 1978 con l'elezione al papato di Karol Wojtyła con il nome di Giovanni Paolo II, che portò al rafforzamento dell'opposizione in Polonia al comunismo. Nell'agosto del 1980 venne fondato il sindacato indipendente Solidarność (Solidarietà); una delle figure prominenti al movimento fu l'elettricista Lech Wałęsa. Il crescente rafforzamento dei movimenti d'opposizione portarono il governo di Wojciech Jaruzelski a dichiarare l'instaurazione della legge marziale nel dicembre 1981. Tuttavia con le riforme promosse da Mikhail Gorbachev, le pressioni da parte occidentale e le continue inquietudini della società polacca, i comunisti furono costretti a negoziare con i dissidenti. Con gli Accordi della Tavola Rotonda del 1989 il movimento Solidarność venne ammesso a partecipare alle elezioni politiche. Il notevole successo di Solidarność che ne derivò diede impulso alle rivoluzioni del 1989, tra cui anche la caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro. Nel 1990 Jaruzelski si dimise dalla carica presidenziale e al suo posto subentrò Wałęsa.
Nel vocabolario della politica internazionale, la distensione (détente in lingua francese) è generalmente la cessazione di una situazione di tensione militare nei rapporti tra stati e l'avvio di relazioni bilaterali amichevoli.Nel contesto della Guerra Fredda, con “distensione” si intende, in senso ampio, quel periodo che va dalla seconda metà degli anni sessanta alla fine degli anni settanta, durante il quale si riconobbe che esisteva un’interdipendenza strategica tra le due superpotenze, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, le quali, facendo uso della diplomazia, limitarono consensualmente gli armamenti nucleari a loro disposizione. I due paesi non si impegnarono a porre fine alla rivalità bipolare ma a regolamentarla tramite un equilibrio di potenza, aprendo un dialogo sul regime della deterrenza nucleare. Negli anni dal 1969 al 1973, vi fu il culmine della politica di distensione, durante la presidenza degli Stati Uniti di Richard M. Nixon.
Con il termine Ostpolitik (pronuncia ‹òstpolitik›, di etimologia ted., composto da Ost «est, oriente» e Politik «politica») si definisce la politica di normalizzazione dei rapporti con la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e con gli altri paesi del blocco orientale perseguita da parte di Willy Brandt, cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, a partire dall'inizio degli anni settanta e per la quale Brandt ottenne il Premio Nobel per la Pace nel 1971.
Con l'espressione "guerra fredda" si indica la contrapposizione politica, ideologica e militare che venne a crearsi intorno al 1947, tra le due potenze principali emerse vincitrici dalla seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Ben presto si giunse alla divisione dell'Europa in sfere di influenza e alla formazione di blocchi internazionali ostili, denominati comunemente come Occidente (gli Stati Uniti e gli altri membri della NATO), Oriente, (l'Unione Sovietica e i membri del Patto di Varsavia), e in seguito il terzo blocco dei Paesi non allineati Si trattò sostanzialmente della contrapposizione tra due grandi ideologie politico-economiche: la democrazia-capitalista da una parte e il socialismo reale-comunismo dall'altro. Questa contrapposizione influenzò fortemente per decenni l'opinione pubblica mondiale ed ebbe il suo concreto emblema nella divisione della Germania in Germania Ovest e Germania Est, della città di Berlino tramite l'omonimo muro e nella figura retorica della cosiddetta "cortina di ferro", coniata per la prima volta da Winston Churchill nel 1946, volta a definire la netta distinzione territoriale e ideologica che si stava venendo a creare tra i due blocchi socioeconomici dominanti. La tensione che ne risultò, durata circa mezzo secolo, non si concretizzò mai in un conflitto militare diretto, da cui il termine "fredda" usato per descrivere un'ostilità che non sembrava più risolvibile attraverso una guerra frontale tra le due superpotenze, dato il pericolo per la sopravvivenza dell'umanità rappresentato da un eventuale ricorso alle armi nucleari, si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi sulla competizione in vari campi (militare, spaziale, tecnologico, ideologico, psicologico, sportivo) contribuendo almeno in parte allo sviluppo ed evoluzione della società stessa con l'avvento della terza rivoluzione industriale. L'espressione era stata usata già nel 1945 da George Orwell che riflettendo sulla bomba atomica preconizzava uno scenario in cui le due grandi potenze, non potendo affrontarsi direttamente per il rischio di distruzione mutua assicurata avrebbero finito per dominare e opprimere tutti gli altri. Nel 1947 fu ripresa dal consigliere presidenziale statunitense Bernard Baruch e dal giornalista Walter Lippmann per descrivere l'emergere delle tensioni tra i due Alleati della seconda guerra mondiale.Le fasi più critiche e potenzialmente pericolose della guerra fredda furono due: la prima, compresa fra gli anni cinquanta e gli sessanta, e la seconda, circoscritta alla prima metà degli anni ottanta. La fine della guerra fredda viene convenzionalmente fatta coincidere con la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), e la successiva dissoluzione dell'Unione Sovietica (26 dicembre 1991).
Le relazioni tra Lituania e Russia sono quelle intrecciate a livello estero dalla Repubblica di Lituania e dalla Federazione Russa. Il Paese baltico conta un'ambasciata a Mosca e alcuni consolati a San Pietroburgo, Kaliningrad e Sovetsk, mentre la Russia ha un'ambasciata a Vilnius e un consolato a Klaipėda. I due paesi condividono un confine comune che separa l'Oblast di Kaliningrad dalle contee di Klaipéda, di Tauragė e di Marijampolė.
La Polonia, ufficialmente Repubblica di Polonia, (in polacco: Rzeczpospolita Polska, nel linguaggio comune Polska) è uno Stato situato nell'Europa centrale, membro dell'Unione europea, della NATO e dell'ONU. La Polonia ha una popolazione di 38 485 779 abitanti e una superficie di 312696 km². La città principale, nonché capitale, è Varsavia (in polacco: Warszawa). Confina a ovest con la Germania, a sud con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, a est con l'Ucraina e la Bielorussia, a nordest con la Lituania e con l'exclave russa di Kaliningrad, e a nord è bagnata dal mar Baltico. Lo stato polacco ha una storia lunga più di un millennio; nel XVI secolo, sotto la dinastia dei Jagelloni, e specialmente sotto Giovanni III Sobieski, era uno dei paesi europei più potenti e influenti, per poi cessare di esistere per 123 anni, in quanto spartita tra Impero russo, Impero austro-ungarico e Prussia. L'indipendenza venne riguadagnata nel 1918, in seguito alla prima guerra mondiale, come Seconda Repubblica di Polonia. Dopo la seconda guerra mondiale, divenne uno stato satellite dell'Unione Sovietica, conosciuto come Repubblica Popolare Polacca (Polska Rzeczpospolita Ludowa o PRL). Nel 1989 le prime elezioni libere dopo la seconda guerra mondiale si conclusero con il movimento per la libertà che vinse contro il partito comunista. Facente parte degli Accordi di Schengen, il 12 marzo 1999 la Polonia è stata ammessa alla NATO, mentre l'ingresso nell'Unione europea è avvenuto il 1º maggio 2004. La Polonia è un paese sviluppato con un'economia avanzata e alti standard di vita. Dalla fine del periodo comunista, la Polonia ha raggiunto un alto tasso di sviluppo e un aumento dell'economia, tuttora in crescita.
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