Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Autore principale: Dini, Pietro U.
Serie: Biblioteca di cultura ; 223
L'italiano ([itaˈljaːno] ) è una lingua romanza parlata principalmente in Italia. È classificato al 27º posto tra le lingue per numero di parlanti nel mondo e, in Italia, è utilizzato da circa 58 milioni di residenti. Nel 2015 era la lingua materna del 90,4% dei residenti in Italia, che spesso lo acquisiscono e lo usano insieme alle varianti regionali dell'italiano, alle lingue regionali e ai dialetti. In Italia viene ampiamente usato per tutti i tipi di comunicazione della vita quotidiana ed è largamente prevalente nei mezzi di comunicazione nazionali, nell'amministrazione pubblica dello Stato italiano e nell'editoria. Oltre ad essere la lingua ufficiale dell'Italia, è anche una delle lingue ufficiali dell'Unione europea, di San Marino, della Svizzera, della Città del Vaticano e del Sovrano militare ordine di Malta. È inoltre riconosciuto e tutelato come "lingua della minoranza nazionale italiana" dalla Costituzione slovena e croata nei territori in cui vivono popolazioni di dialetto istriano. È diffuso nelle comunità di emigrazione italiana, è ampiamente noto anche per ragioni pratiche in diverse aree geografiche ed è una delle lingue straniere più studiate nel mondo.Dal punto di vista storico l'italiano è una lingua basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento.
Il greco (in greco moderno: ελληνικά, elliniká; ελληνική γλώσσα, ellinikí glóssa, "lingua greca") è un ramo indipendente della famiglia delle lingue indoeuropee, nativa della Grecia ed altre parti del Mediterraneo dell'est e del Mar Nero. Ha la più lunga storia documentata di ogni altra lingua indoeuropea vivente, attraversando 34 secoli (3400 anni) di documenti scritti. Il suo sistema di scrittura è stato l'alfabeto greco per la maggior parte della sua storia; altri sistemi, come la lineare B e il sillabario cipriota sono stati usati precedentemente. L'alfabeto nacque dalla scrittura fenicia, e fu a sua volta la base degli alfabeti latino, copto, cirillico, gotico (per tramite dell'alf. latino) e molti altri sistemi di scrittura, oltre ad aver esercitato influenza su altri, quale armeno.Occupa un posto importante nella storia del mondo occidentale e del Cristianesimo; il canone della letteratura greca antica include opere nel canone occidentale, come i poemi epici Iliade e Odissea. Il greco è anche la lingua nella quale sono composti molti dei testi fondamentali della scienza, specialmente astronomia, matematica e la logica, e la filosofia occidentale, come i dialoghi platonici e le opere di Aristotele. Il Nuovo Testamento della Bibbia cristiana è stato scritto in koinè. In alcune scuole secondarie di secondo grado in Occidente, soprattutto il liceo classico in Italia, il greco antico rappresenta un'importante materia di studi insieme al latino. Durante l'antichità, il greco era una lingua franca ampiamente diffusa nel mondo mediterraneo, nell'Asia occidentale e in molti altri luoghi. Sarebbe quindi diventata la lingua ufficiale dell'Impero bizantino sviluppandosi nel greco medievale. Nella sua forma moderna, la lingua greca è la lingua ufficiale in due paesi, Grecia e Cipro, una minoranza linguistica riconosciuta in altri 7 paesi, ed è una delle 24 lingue ufficiali dell'Unione Europea. La lingua è parlata da almeno 13.1 milioni di madrelingua (2019) in Grecia, Cipro, Italia, Albania, Turchia e la diaspora greca. Le radici greche sono spesso usate per coniare nuove parole per altre lingue; greco e latino sono le fonti predominanti del vocabolario scientifico internazionale.
Con lingue indoeuropee in linguistica si intende quella famiglia linguistica, cioè quella serie di lingue aventi un'origine comune (il protoindoeuropeo), che comprende la maggior parte delle lingue d'Europa vive ed estinte che attraverso il Caucaso e il Medio Oriente da un lato, e la Siberia occidentale e parte dell'Asia Centrale dall'altro, sono arrivate a coinvolgere l'Asia meridionale e in tempi antichi persino l'attuale Turkestan cinese (odierno Xinjiang). Nel corso dell'età moderna, in seguito alle esplorazioni geografiche, alle migrazioni e alla colonizzazione che hanno fatto dilagare i popoli europei in gran parte del globo, si è diffusa in tutti i continenti, divenendo la famiglia dominante nelle Americhe, in Australia, in Nuova Zelanda, in gran parte della Siberia e in singole regioni dell'Africa. Oggi le lingue della famiglia linguistica indoeuropea hanno nel globo il maggior numero relativo di parlanti, rispetto alle altre famiglie linguistiche. La famiglia linguistica indoeuropea si divide a sua volta in grandi sottofamiglie (gruppi o rami di lingue), sulla cui esatta composizione e sulle cui relazioni è in corso un vivace dibattito scientifico.
Le lingue romanze, lingue latine o lingue neolatine sono le lingue derivate dal latino. Esse sono l'evoluzione diretta non già del latino classico, bensì di quello volgare ossia "popolare" (dal latino vulgus 'popolo'), costituito dalle varietà linguistiche sviluppatesi a seguito dell'espansione dell'Impero romano. Più di un miliardo di persone ha come lingua madre una lingua romanza, un miliardo e mezzo di individui (oltre un sesto dell'umanità) ne parlano una almeno come seconda o altra lingua. L'area in cui queste lingue si sono sviluppate, e sono ancora parlate nelle loro versioni contemporanee, viene chiamata Romània e corrisponde alla parte europea occidentale dell'impero romano, esclusa la Britannia, con l'aggiunta di altre isole linguistiche neolatine minori diffuse nei Balcani (lingue romanze orientali). Nel Nordafrica l'invasione araba (VIII secolo) ha cancellato ogni volgare latino che vi si era sviluppato, mentre la persistenza dell'impero nella sua porzione orientale, con l'impiego prevalente della lingua greca a livello ufficiale, ha impedito la diffusione popolare del latino, prevenendo sviluppi linguistici analoghi a quelli occorsi nella porzione occidentale. Le lingue romanze, come il latino classico e i latini volgari, vengono classificate nelle ramificazioni delle lingue italiche, nell'albero delle lingue indoeuropee; esse formano quello che in dialettologia viene chiamato continuum romanzo. Il termine romanzo deriva dall'avverbio latino romanice (a sua volta dall'aggettivo romanicus) riferito al parlare vernacolo (romanice loqui) rispetto al parlare in latino (latine loqui). Da romanicus e romanice deriva la forma francese romanz, da cui l'italiano romanzo.
La lingua nota oggi come spagnolo deriva da un dialetto del latino parlato sviluppatosi nella parte centro-settentrionale della Penisola iberica, in quella che adesso è la Spagna settentrionale. Nel corso degli ultimi mille anni, la lingua si diffuse a sud verso il Mar Mediterraneo, e successivamente viene esportata nell'impero coloniale spagnolo, in particolare nelle Americhe. Oggi è la lingua ufficiale di 21 nazioni e di numerose organizzazioni internazionali, ed è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Lo sviluppo della fonologia spagnola risulta distinto da quello delle altre lingue romanze per diverse caratteristiche: dittongazione della E e O breve accentate latine in sillaba chiusa come pure aperta (tiempo, puerta); palatalizzazione dei gruppi latini -NN- e -LL- (año, silla); la fusione fonemica di /b/ e /v/, rendendo, per esempio, il nome tubo e il verbo tuvo foneticamente equivalenti (in tutti i contesti tranne quelli di ipercorrezione o pronuncia ortografica). spirantizzazione di /b/, /d/, e /g/ — non solo dal latino originario B, D, e G (come nello sp. probar, sudar, legumbre), ma anche dal latino P, T, e C (come nello sp. sabe, vida, lago); desonorizzazione e ulteriore sviluppo delle sibilanti spagnole medievali, producendo (1) la velare fricativa [x] in parole come caja, hijo, gente, e (2) — in molti dialetti della Spagna, comprese le varietà prestigiose di Madrid, Toledo, ecc. — la interdentale [θ] in parole come cinco, hacer, e lazo; e aspirazione ed eventuale perdita della F latina, segnata nella grafia moderna dalla ‹h› muta in parole come hablar, hilo, hoja.Il sistema latino delle quattro coniugazioni del verbo nello spagnolo viene ridotto a tre. Gli infiniti latini con le terminazioni -ĀRE, -ĒRE, e -ĪRE diventano rispettivamente gli infiniti spagnoli in -ar, -er, e -ir. La terza coniugazione latina — infiniti terminanti in -ĔRE — viene ridistribuita tra quelle in -er e -ir (per es. FACĔRE > hacer, DICĔRE > decir) La morfologia verbale spagnola continua a usare alcune forme sintetiche latine, sostituite da quelle analitiche in francese e italiano (cfr. sp. lavó, fr. il a lavé, it. lavò), e il modo congiuntivo spagnolo mantiene separate le forme del presente e del passato. La sintassi spagnola fornisce una traccia evidente di alcuni oggetti diretti: il cosiddetto a "personale". Lo spagnolo, unico tra le lingue romanze, mantiene l'uso di un "ridondante" pronome oggetto indiretto (le, les), anche in presenza di un sintagma nominale oggetto indiretto. In merito ai pronomi soggetto, lo spagnolo (come l'italiano) è una lingua pro-drop, vale a dire che il sintagma verbale può spesso stare da solo senza l'uso di un pronome soggetto (o sintagma nominale soggetto). Confrontata ad altre lingue romanze, lo spagnolo ha una sintassi alquanto più libera, con restrizioni relativamente minori per quanto concerne l'ordine dei costituenti della frase soggetto-verbo-oggetto. A causa del prolungato contatto linguistico con altre lingue, il lessico spagnolo contiene prestiti dal basco, dall'arabo e dalle lingue indigene delle Americhe. Gli accenti (acuti) — usati nello spagnolo moderno per marcare la vocale della sillaba tonica in parole dove l'accento non è previsto di norma — entra in uso in modo sporadico nel XV secolo, e più massicciamente nel XVI secolo. Il loro uso inizia ad essere standardizzato nel XVIII secolo con l'avvento della Accademia Reale Spagnola.
Record aggiornato il: 2021-11-25T02:33:34.499Z