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Autore principale: Armeni, Elisa
Pubblicazione: Firenze : Unione francescana, stampa 1942
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ITA, Paese: IT
Filippo Francesco Maria Ferrero della Marmora (Torino, 22 aprile 1719 – Torino, 22 gennaio 1789) è stato un politico e militare italiano, ufficiale veterano della guerra di successione polacca e austriaca. Fu Ambasciatore del Regno di Sardegna a Parigi, dove contrattò il matrimonio di tre figlie del Re Vittorio Amedeo III di Savoia rispettivamente con il conte di Provenza, nipote di Luigi XV, con il conte di Artois, futuro e con il principe Antonio Clemente Teodoro di Sassonia, mentre Clotilde di Francia andò in sposa al principe ereditario di Piemonte. Tra il 1773 e il 1777 ricoprì la carica di Vicerè di Sardegna e Capitano generale del Regno di Sardegna. Insignito del Collare dell'Annunziata, fu grande amico di Vittorio Alfieri.
L'Alleanza sardo-francese (o Alleanza franco-piemontese) fu un patto militare stipulato dal Regno di Sardegna e dalla Francia nel gennaio del 1859. Confermò nella sostanza e modificò nei dettagli gli accordi di Plombières conclusi dal Presidente del Consiglio piemontese Cavour e da Napoleone III di Francia nel luglio del 1858. L'alleanza stabilì l'aiuto militare della Francia al Regno di Sardegna in caso di aggressione austriaca e, nell'eventualità di una vittoria, la cessione al Regno di Sardegna del Lombardo Veneto austriaco. In cambio dispose la cessione dal Regno di Sardegna alla Francia della Savoia e di Nizza. Pose i presupposti per la seconda guerra di indipendenza.
Umberto I di Savoia (Umberto Rainerio Carlo Vittorio Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia; Torino, 14 marzo 1844 – Monza, 29 luglio 1900) è stato Re d'Italia dal 1878 al 1900. Figlio di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, e di Maria Adelaide d'Austria, regina del Regno di Sardegna, morta nel 1855, il suo regno fu contrassegnato da diversi eventi, che produssero opinioni e sentimenti opposti. Il monarca viene ricordato positivamente da alcuni per il suo atteggiamento dimostrato nel fronteggiare sciagure come l'epidemia di colera a Napoli del 1884, prodigandosi personalmente nei soccorsi (perciò fu soprannominato "Re Buono"), e per la promulgazione del cosiddetto codice Zanardelli, che apportò alcune innovazioni nel codice penale, come l'abolizione della pena di morte. Da altri fu duramente avversato per il suo rigido conservatorismo (inaspritosi negli ultimi anni del regno), il suo indiretto coinvolgimento nello scandalo della Banca Romana, l'avallo alle repressioni dei moti popolari del 1898 e l'onorificenza concessa al generale Fiorenzo Bava Beccaris per la sanguinosa azione di soffocamento delle manifestazioni del maggio dello stesso anno a Milano, azioni e condotte politiche che gli costarono almeno tre attentati nell'arco di 22 anni, fino a quello che a Monza, il 29 luglio 1900, per mano dell'anarchico Gaetano Bresci, gli sarà fatale. Proprio dagli anarchici, Umberto I ricevette il soprannome di "Re Mitraglia". Fu anche il destinatario di uno dei biglietti della follia di Friedrich Nietzsche. Da Umberto I prende il nome l'omonimo stile artistico e architettonico.
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