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Autore principale: Albertini, , Valentina ; Capitani, , Giulia
Fa parte di: I Quaderni
Fa parte di: I Quaderni
Serie: Quaderni Cesvot ; 47
Unione (in inglese Union) fu la denominazione a cui ci si riferiva per indicare gli Stati Uniti d'America, durante la guerra di secessione americana, ed in particolare il governo federale della Presidenza di Abraham Lincoln composto dai 20 "Stati liberi" e dai primi 5 "Stati cuscinetto" di frontiera rimasti ancora schiavisti (alcuni con amministrazioni locali divise e truppe inviate da entrambi i contendenti) che lo sostenevano. L'Unione verrà contrastata da 11 Stati Uniti meridionali schiavisti (o da 13, se vi si aggiungono anche il Territorio indiano e il Territorio Confederato dell'Arizona) che formarono gli Stati Confederati d'America, o anche meglio conosciuti come "la Confederazione". Dal momento che l'espressione era stata usata prima della guerra per riferirsi agli interi Stati Uniti (una "unione di Stati") il seguitare ad usarla da parte degli Stati non-secessionisti volle suggerire un principio di legalità, in quanto continuazione di una preesistente entità politica. Del pari nella terminologia pubblica degli Stati Uniti i nuovi Stati vengono "ammessi nell'Unione" e il discorso annuale rivolto dal Presidente degli Stati Uniti d'America ai membri del Congresso statunitense e al popolo è indicato come "discorso sullo stato dell'Unione". Durante la guerra civile i lealisti che vivevano sia negli "Stati cuscinetto" fra Unione e Confederazione che negli Stati Confederati vennero chiamati "unionisti"; circa 120.000 di loro servirono nell'Union Army durante il conflitto e tutti gli Stati del Sud, tranne la Carolina del Sud, armarono dei propri reggimenti "unionisti". Gli unionisti del Sud furono usati ampiamente come forze anti-guerriglia e come truppe d'occupazione nelle aree della Confederazione occupate dall'Unione. Tutti gli Stati dell'Unione fornirono dei soldati per l'esercito e per l'Union Navy, anche se le zone di confine inviarono anche decine di migliaia di soldati all'interno della Confederazione. Gli Stati di frontiera erano essenziali come base di rifornimento per l'invasione del profondo Sud e Abraham Lincoln si rese conto che non avrebbe mai potuto vincere senza il loro pieno controllo, in special modo il Maryland, che si trovava a Nord della capitale nazionale di Washington. Gli Stati Uniti d'America medio-occidentali forniranno le risorse industriali per una guerra meccanizzata che produceva grandi quantità di munizioni e forniture, oltre a consistenti finanziamenti; il "Midwest" forniva soldati, cibo, cavalli, sostegno finanziario e campi di addestramento. Gli ospedali dell'esercito saranno istituiti in tutta l'Unione. La maggior parte degli Stati aveva governatori del Partito Repubblicano che sostenevano con energia lo sforzo bellico e soppressero la sovversione contro la guerra nel 1863 e 1864. Il Partito Democratico sostenne fortemente la guerra all'inizio, ma già nel 1862 rimase diviso tra i cosiddetti "War Democrat" e l'elemento pacifista guidato dai "Copperheads"; questi ottennero importanti risultati alle elezioni di metà mandato nel 1862, in particolare nello Stato di New York. Persero terreno nel 1863, specialmente nell'Ohio. Nel corso della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 1864 i Repubblicani si associarono sotto la bandiera del "National Union Party", che attirò molti War Democrat e soldati ed ottenne una schiacciante vittoria per Lincoln contro il candidato dell'opposizione George McClellan, ex comandante generale dell'esercito statunitense e della sua Armata del Potomac attestata sul Teatro Orientale. Gli anni della guerra saranno piuttosto prosperi, tranne là dove si svolgevano i più gravi combattimenti e dove operava la guerriglia lungo il confine meridionale; la crescita economica venne anche stimolata dalle pesanti spese governative e dalla creazione di un sistema bancario nazionale completamente nuovo. Gli stati dell'Unione investirono una grande quantità di denaro e sforzi nell'organizzare il sostegno psicologico e sociale per le mogli dei soldati, le vedove e gli orfani e per i soldati stessi. La maggior parte degli arruolati furono dei volontari, anche se dopo il 1862 in molti lo faranno per sfuggire al sorteggio di leva e approfittare dei generosi doni in denaro offerti dalle amministrazioni locali. La resistenza al tentativo di coscrizione sarà notevole in alcune grandi città, un esempio per tutti i massicci disordini di New York del luglio 1863, ed in alcuni distretti remoti come le aree minerarie del carbone della Pennsylvania.
Le relazioni bilaterali tra Stati Uniti d'America e Israele rappresentano un fattore decisamente importante nella politica generale assunta dal governo federale statunitense in tutto il Medio Oriente e lo stesso Congresso USA ha posto una notevole importanza sul mantenimento di una relazione stretta e solidale. L'espressione principale del supporto congressuale ad Israele è stato fin dall'inizio l'aiuto esterno. A partire dal 1985 esso ha fornito difatti quasi 3 miliardi di dollari statunitensi annuali da devolvere in borse di studio, facendo così di Israele il maggior beneficiario annuale degli aiuti americani dal 1976 al 2004 e il più grande beneficiario di aiuti cumulativi (121 miliardi, non aggiustati ai livelli d'inflazione) dal 1945 in poi. Il 74% di questi fondi dev'essere speso per acquistare beni e servizi statunitensi. Più recentemente, nell'anno fiscale del 2014, gli USA hanno fornito 3,1 miliardi di aiuti militari stranieri; Israele beneficia anche di 8 miliardi di garanzie sui prestiti concessi. L'Assemblea congressuale ha monitorato la continuità degli aiuti da vicino, assieme ad altre questioni inerenti alle relazioni bilaterali, tanto che le sue preoccupazioni hanno influenzato le politiche prese dalle diverse Amministrazioni presidenziali, i Dipartimenti esecutivi e il Gabinetti federali che si sono susseguite nel tempo. Quasi tutti gli aiuti americani sono - all'avvio del XXI secolo - sotto forma di assistenza e finanziamento militare, quando invece in precedenza Israele ricevette anche una significativa assistenza in campo economico. Il forte e costante sostegno parlamentare ha portato Israele a ricevere benefici non disponibili per altri paesi. Oltre agli aiuti finanziari e militari gli Stati Uniti forniscono anche un cospicuo sostegno politico, avendo ripetutamente utilizzato il proprio diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per 42 volte nei confronti di risoluzioni concernenti Israele; questo su un totale di 83 volte in cui il veto è stato espresso a partire dal 1946. Tra il 1991 e il 2011 sono stati usati 15 veti (su 24 totale) a protezione di Israele. L'accordo bilaterale ha subito un'evoluzione, da un'iniziale politica americana di solidarietà e sostegno alla creazione di una patria ebraica nel 1948 ad un quantomai insolito partenariato il quale collega uno Stato relativamente piccolo ma militarmente potente - dipendente in larga parte dagli USA per il mantenimento della sua forza economico-militare - con la superpotenza Americana che cerca di bilanciare altri interessi in competizione nella regione, comprese le intenzioni e i propositi della Russia. Per lo più viene sostenuto che Israele sia un alleato strategico e che le relative relazioni bilaterali rafforzino la presenza effettiva degli USA nello scacchiere Mediorientale. Israele è inoltre dal 1989 uno dei due alleati maggiori non-NATO originari di quella regione geopolitica (l'altro essendo l'Egitto). A tutto il 2015 vi sono sette principali alleati non-NATO nel Grande Medio Oriente: oltre a Israele ed Egitto anche Bahrein, Giordania, Kuwait, Marocco e Tunisia. Il membro anziano del Senato per il Partito Repubblicano Jesse Helms definiva con estrema chiarezza Israele come la "portaerei dell'America in Medio Oriente", spiegando così il perché gli USA continuavano a considerarlo un alleato strategico di questo tipo, asserendo che il punto d'appoggio militare nella regione offerto dallo Stato ebraico giustificava da solo la totalità degli aiuti concessi annualmente.
Record aggiornato il: 2021-05-26T01:37:55.374Z