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Autore principale: Cox, Michael
Un paio di scarpe è un dipinto a olio su tela (37,5x45,5 cm) realizzato nel 1886 dal pittore Vincent van Gogh. È conservato nel Van Gogh Museum di Amsterdam. Picasso, prendendo spunto da questa e da altre opere di analogo soggetto, dirà che «van Gogh è immenso perché capace di nobilitare col suo pennello anche un paio di vecchie scarpe».
Abbigliamento indica sia gli indumenti veri e propri indossati da qualcuno, che in generale il modo di vestire che combina questi ultimi con altri elementi (trucco, capigliatura, accessori) definendo l'aspetto esteriore di una persona o di un insieme di persone. Gli esseri umani sono i soli tra i mammiferi che indossano vestiario, a eccezione degli animali domestici, talvolta vestiti dai loro proprietari. Ciascun articolo d'abbigliamento ha un significato culturale e sociale(marcatore sociale) . In esso si condensano alcune funzioni tramandate o evolutesi nel tempo: quella pratica legata alla vestibilità; quella estetica legata al gusto dell'epoca e a canoni specifici delle diverse comunità; quella simbolica grazie alla quale l'abito può definire l'appartenenza ad una particolare comunità e nello specifico identificare lo status sociale, civile e religioso. La storia dell'abbigliamento, ovvero degli indumenti e accessori che hanno vestito la persona umana nel corso dei secoli, può essere inquadrata sia da un punto di vista antropologico-etnografico, dal momento che documenta l'evoluzione del costume, sia da un punto di vista socio-economico come prodotto dell'industria tessile, legato allo sviluppo tecnologico, della moda e del consumo. Degli abiti si possono quindi studiare le materie prime impiegate, le tecniche di realizzazione, gli aspetti estetici e quelli simbolici, i fattori economici e le gerarchie sociali.
Il termine moda indica uno o più comportamenti collettivi con criteri differenti. Questo termine è spesso correlato al modo di abbigliarsi. La moda — detta anche, storicamente, costume — nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. Dopo la preistoria l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
Il romano medio sino al V secolo a.C. non dedicava particolare cura alle acconciature e usava portare i capelli sciolti: gli incompti capilli (i capelli non pettinati). Quando forse nel 300 a.C. fu aperta a Roma la prima bottega di barbiere, i romani cominciarono a frequentarla per tenere a posto i capelli con un taglio semplice e corto.I rimproveri che infatti Seneca rivolgeva a «questi giovani bellimbusti con barba e capelli luccicanti d'olio, che sembravano sempre appena usciti da un salotto alla moda...» che chiedevano consigli al tonsor «su ogni singolo capello» riguardavano una minoranza dei romani; la gran parte non aveva da sprecare né tempo né denaro per queste mode che venivano giudicate anche poco virili come insegnava Ovidio nella sua ars amatoria
Cappelli fu all'inizio una tipografia, sorta a Rocca San Casciano attorno al 1850 ad opera di Federigo Cappelli (1822-1880), un barbiere fiorentino. L'attività, rilevata in giovane età dal figlio Licinio Cappelli (Rocca San Casciano 1864 - Bologna 1952) nel 1880, fu da questi successivamente trasformata in casa editrice con sede a Bologna nel 1914 e in seguito gestita dai suoi figli, in particolare da Carlo Alberto (Rocca San Casciano 1907 - Verona 1982).Nel 1977 l'azienda cambiò nome in Nuova Cappelli, passando sotto la Gem (Gruppo Editoriale Milano) di Nicola Milano. Dal 2000 l'editore Cappelli viene acquisito dal gruppo editoriale che fa capo alla casa Editrice La Scuola. Nel 2016 il marchio torna a Bologna, dove continua l’attività esclusivamente nella pubblicazione di testi scolastici.
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