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Autore principale: Scuglia, , Antonio
Pubblicazione: Firenze : Ordine dei giornalisti della Toscana, 2008
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il diritto di cronaca, o diritto d'informare, consiste nel diritto a pubblicare tutto ciò che è collegato a fatti e avvenimenti di interesse pubblico o che accadono in pubblico. Il diritto di cronaca è incluso nell'ordinamento italiano tra le libertà di manifestazione del pensiero.
Con la locuzione "diritto all'oblio" si intende, in diritto, una particolare forma di garanzia che prevede la non diffusione, senza particolari motivi, di informazioni che possono costituire un precedente pregiudizievole dell'onore di una persona, per tali intendendosi principalmente i precedenti giudiziari di una persona. In base a questo principio non è legittimo, ad esempio, diffondere informazioni relative a condanne ricevute o, comunque, altri dati sensibili di analogo argomento, salvo che si tratti di casi particolari ricollegabili a fatti di cronaca. Anche in tali casi la pubblicità del fatto deve essere proporzionata all'importanza dell'evento ed al tempo trascorso dall'accaduto. Le leggi che regolamentano il diritto all'oblio si applicano esclusivamente alle persone fisiche e non alle aziende.
Corrado Carnevale (Licata, 9 maggio 1930) è un magistrato italiano, che fu Presidente della prima sezione penale della Corte suprema di cassazione dal 1985 al 1993. Soprannominato dai giornali «l'ammazzasentenze» per le numerose sentenze d'appello e provvedimenti (circa 500, per reati che andavano dall'associazione mafiosa al terrorismo) da lui annullate, fu al centro di un controverso caso giudiziario in cui venne accusato di aver favorito, durante la presidenza della prima sezione penale della Cassazione, alcuni imputati eccellenti in processi di Mafia, annullando talvolta le condanne per vizi di forma (solitamente vizi procedurali, inosservanza delle norme di legge o difetto di motivazione). In seguito ad accuse di Gaspare Mutolo che lo coinvolse nel processo Andreotti, fu sospeso dal servizio nel 1993 e dopo essere stato condannato in appello nel 2001 per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, fu definitivamente assolto nel 2002 nel processo in Cassazione, in quanto il fatto non sussisteva. Nel 2007 tornò in servizio, vista la richiesta volontaria di trasferimento, a una sezione civile della Cassazione, e fu quindi bloccato il procedimento di inchiesta interna a cui era stato sottoposto.È in pensione dal 2013.
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