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Autore principale: Nafie, Ibrahim
Serie: Le vie della storia. Sezione contemporanea ; 2
Serie: Le vie della storia. Sezionre contemporanea ; 2
La guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991), detta anche prima guerra del Golfo in relazione alla cosiddetta seconda guerra del Golfo, è il conflitto che oppose l'Iraq ad una coalizione composta da 35 stati formatasi sotto l'egida dell'ONU e guidata dagli Stati Uniti, che si proponeva di restaurare la sovranità del piccolo emirato del Kuwait, dopo che questo era stato invaso e annesso dall'Iraq. Fu anche un evento mediatico che segnò uno spartiacque nella storia dei media: fu infatti definita la prima guerra del villaggio globale.
La guerra d'Iraq (o seconda guerra del Golfo) è stato un conflitto bellico iniziato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d'America, e terminato il 18 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene insediate dall'esercito americano su delega governativa statunitense. L'obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, già da tempo visto con ostilità dagli Stati Uniti per vari motivi: timori (poi rivelatisi infondati) su un suo ipotetico tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa, il suo presunto appoggio al terrorismo islamista, il volersi appropriare delle ricchezze petrolifere e l'oppressione dei cittadini iracheni da parte di una dittatura sanguinaria. Questo obiettivo di invadere l'Iraq fu raggiunto rapidamente: il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione, e il 1º maggio il presidente statunitense George W. Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia il conflitto si tramutò abbastanza presto in una resistenza e in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da molti gruppi armati arabi sunniti e sciiti, per sfociare infine in una guerra civile fra le varie fazioni, causata da una squilibrata gestione del potere (che agevolò le componenti sciite maggioritarie). I costi umani della guerra non sono ben definibili, e sono spesso oggetto di dibattito. Più in generale, il bilancio dell'intera guerra risulta difficile in quanto, a fronte della deposizione di Saddam e dell'instaurazione di una democrazia formale, si è avuto un netto aumento delle violenze settarie in Iraq, una penetrazione di al-Qāʿida nel Paese e, in generale, un calo della sicurezza dei cittadini. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 22 maggio 2003 approvò la Risoluzione n. 1483 con la quale sollecitava la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità ed alla sicurezza del Paese iracheno. Il 15 luglio 2003 iniziò la missione italiana denominata «Antica Babilonia» alle dipendenze delle forze britanniche nel sud del Paese nella regione di Dhi Qar. Il 16 ottobre 2003, il Consiglio di Sicurezza approvò all'unanimità, ai sensi del capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, la risoluzione nº 1511 del 16 ottobre 2003 sull'Iraq che gettava le basi per una partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e al mantenimento della sicurezza. Fin da prima dell'inizio della guerra, l'ipotesi di un'invasione dell'Iraq scatenò malumori in tutto il mondo, contrapponendo chi la riteneva necessaria e chi la considerava un crimine ingiustificabile. Oltre all'opinione pubblica, le polemiche si svilupparono anche sul piano internazionale: in Europa, la Francia e la Germania si opposero fin dall'inizio all'intervento, mentre Italia e Gran Bretagna offrirono (con modalità e tempistiche differenti) il loro supporto politico e militare. L'Italia, dislocò i suoi reparti nel sud del Paese, con base principale a Nāṣiriya, sotto la guida inglese. Questa partecipazione suscitò forti polemiche. La guerra è proseguita a fasi alterne durante l'occupazione e anche dopo il ritiro americano nel 2011 fino a culminare nel 2014 in una nuova guerra civile in Iraq che ha portato alla creazione dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.
La sindrome della guerra del Golfo, GWS (Gulf War Syndrome) o GWI (Gulf War Illness), è un disordine cronico e multi-sintomatico che colpisce i veterani militari di ritorno dalla Guerra del Golfo. Una vasta gamma di sintomi acuti e cronici è stata collegata ad essa, tra cui affaticamento, dolore muscolare, problemi cognitivi, insonnia, eruzioni cutanee e diarrea. Circa 250.000 dei 697.000 veterani statunitensi che hanno prestato servizio nella Guerra del Golfo del 1991 sono affetti da patologie croniche a più sintomi, una condizione con gravi conseguenze. Dal 1995 al 2005, la salute dei veterani di combattimento è peggiorata rispetto ai veterani non impiegati, con l'insorgenza di più nuove malattie croniche, compromissione funzionale, visite e ricoveri ospedalieri ripetuti, malattia simile alla sindrome da affaticamento cronico, disturbo post traumatico da stress e maggiore persistenza di incidenti sanitari avversi.Il Governo degli Stati Uniti ha riconosciuto la causa di servizio ai veterani statunitensi che ne sono affetti, i quali, ai fini del conseguimento dell'invalidità, non hanno più bisogno di dimostrare una connessione tra l'impiego militare in Iraq e le seguenti affezioni croniche: CFS, fibromialgia, sindrome dell'intestino irritabile, dispepsia funzionale o altri disordini funzionali dell'apparato gastroenterico.È stato scoperto che l'esposizione a pesticidi e pillole contenenti piridostigmina bromuro (usato come pretrattamento per proteggere dagli effetti degli agenti nervini) è associata agli effetti neurologici osservati nella sindrome della guerra del Golfo. Altre cause che sono state studiate sono il sarin, la ciclosarina e le emissioni di fuoco dei pozzi di petrolio, ma il loro rapporto con la malattia non è molto chiaro.Gli studi hanno costantemente indicato che la sindrome della Guerra del Golfo non è il risultato di combattimenti o altri fattori di stress e che i veterani della Guerra del Golfo hanno tassi più bassi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) rispetto ai veterani di altre guerre.Il Veterans Affairs Department del Governo Usa, attualmente preferisce non servirsi più della dizione di "sindrome della guerra del Golfo", ma riferirsi alle sue varie manifestazioni col nome di "malattia cronica multisintomo" (CMI), per il cui trattamento nel 2014 ha pubblicato le linee guida.
La guerra delle Falkland o guerra delle Malvine (in inglese Falklands War; in spagnolo Guerra de las Malvinas) fu un conflitto militare combattuto tra aprile e giugno 1982 tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland e della Georgia del Sud e Isole Sandwich Australi. Alla vigilia della guerra l'Argentina si trovava nel pieno di una devastante crisi economica e di una contestazione civile su larga scala contro la giunta militare che governava il Paese. Il governo, guidato dal generale Leopoldo Galtieri, l'allora presidente, decise di giocare la carta del sentimento nazionalistico lanciando quella che considerava una guerra facile e veloce per reclamare le Falkland, su cui l'Argentina (che le chiama Malvinas, Malvine) rivendicava la sovranità. Sebbene colto di sorpresa dall'attacco, il Regno Unito organizzò una task force navale per respingere le forze argentine che avevano occupato gli arcipelaghi. Dopo pesanti combattimenti, i britannici prevalsero e le isole tornarono sotto il controllo del Regno Unito. Le conseguenze politiche della guerra furono profonde: in Argentina crebbero dissenso e proteste contro il governo militare, avviandolo alla caduta definitiva, mentre un'ondata di patriottismo si diffuse nel Regno Unito, ridando forza al governo del primo ministro Margaret Thatcher. Il vittorioso conflitto diede fiato alle ambizioni britanniche di potenza post imperiale (dopo la grave delusione seguita alla decolonizzazione e alla sconfitta nel conflitto di Suez), dimostrando che il Regno Unito aveva ancora la capacità di proiettare con successo la propria potenza militare anche in una guerra a enorme distanza dalla madrepatria.
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