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Autore principale: Campanella, Tommaso <1568-1639>
Serie: Nuova universale Einaudi
Serie: Nuova universale Einaudi ; 227
Serie: Classici della letteratura europea
Don Giovanni Tenorio (in spagnolo Don Juan Tenorio) è un personaggio del teatro e della letteratura europea. Comparso per la prima volta nel 1632 nella commedia di Tirso de Molina L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra (titolo originale El Burlador de Sevilla y convidado de piedra), è stato poi ripreso da Molière nel 1665 con la tragicommedia Don Giovanni o Il convitato di pietra alla quale si è ispirato il coreografo Gasparo Angiolini per realizzare nel 1761 il balletto pantomimo Don Juan ou Le festin de pierre, in collaborazione con Christoph Willibald Gluck per la musica e Ranieri de' Calzabigi per il libretto. Il personaggio è stato poi reso celebre dall'opera lirica Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart (1787) e in seguito riutilizzato da vari autori nel teatro e nella letteratura: Carlo Goldoni, Lord Byron, Aleksandr Sergeevič Puškin, José Zorrilla, José de Espronceda o ancora José Saramago e Jacinto Grau Delgado. In italiano e in spagnolo il termine dongiovanni è usato oggi come sinonimo di donnaiolo, sciupafemmine, con la stessa accezione del termine Casanova.
Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912) è stato un poeta, accademico e critico letterario italiano, figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento, considerato insieme a Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano, nonostante la sua formazione principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico.
Il corvo è una poesia scritta da Edgar Allan Poe nel 1845, la principale pubblicata nella raccolta Il corvo e altre poesie del 1845. Fu pubblicata per la prima volta il 29 gennaio 1845, sul giornale New York Evening Mirror. Famoso per la sua musicalità e l'atmosfera sovrannaturale, narra la cupa vicenda di un amante ancora in pena per la sua amata morta, che, mentre medita su un grande volume, a mezzanotte "con grande strepitio d'ali" riceve la visita di un corvo che non farà altro che ripetere monotonamente "Nevermore" (Mai più), tracciando, verso le ultime strofe, l'apice del dolore nell'amante.
San Martino è una poesia di Giosuè Carducci. Fa parte della raccolta Rime nuove del 1887, che raccoglie liriche scritte dal 1861 al 1887. «L'autografo reca il titolo Autunno e in calce la data "8 decembre 1883: finito ore 3 pomeridiane"». La poesia, con il titolo San Martino (in maremma pisana), fu pubblicata per la prima volta nel supplemento Natale e capo d'anno dell'«Illustrazione Italiana» del dicembre 1883. È inserita nel volume III dell'edizione nazionale delle Opere.Due liriche di Ippolito Nievo, composte nello stesso metro di quella del Carducci e pubblicate venticinque anni prima nel 1858, contengono alcune parole e immagini (pensier, rosseggiar, vespro, mar, nebbie, colli, sàle) presenti anche in San Martino. Ciò ha indotto un critico ad avanzare l'ipotesi che Carducci, che aveva viaggiato in Toscana dal 17 al 26 settembre 1883 diretto a Roma e che era tornato a Bologna alla fine di ottobre, si sia ispirato proprio alle poesie di Nievo, trasfigurandole secondo la sua sensibilità.
Giovanni della Croce, al secolo Juan de Yepes Álvarez (in spagnolo: Juan de la Cruz; Fontiveros, 24 giugno 1542 – Úbeda, 14 dicembre 1591), è stato un presbitero e santo spagnolo, confondatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. I suoi scritti furono pubblicati per la prima volta nel 1618. Fu beatificato nel 1675 da Clemente X, proclamato santo da Benedetto XIII nel 1726 e dichiarato dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926. La sua memoria liturgica è celebrata il 14 dicembre o il 24 novembre. La Chiesa cattolica lo ha definito doctor mysticus ("dottore mistico, maestro della mistica"), mentre la Chiesa anglicana lo venera come un "maestro della fede".
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