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Autore principale: Carandell, Jose M.
Serie: Grandi temi
La contestazione è un termine entrato nel linguaggio comune alla fine degli anni sessanta che viene messo in relazione ad un fenomeno che ha preso le mosse sul finire degli anni sessanta, ricordati appunto come gli anni della contestazione. Il termine denota specificatamente l'azione del criticare determinate idee, istituzioni e norme, di farlo in modo aperto e visibile esternamente, e di passare ad azioni dirette conseguenti: rifiuto collettivo di obblighi, messa in atto di comportamenti proibiti per rifiuto di certe regole, occupazione illegale di spazi e altro. Storicamente - e su un piano prettamente sociale e politico - la contestazione ha investito molte nazioni, inclusa l'Italia, in coincidenza con la nascita dei primi movimenti giovanili ed in linea con quanto accadeva contemporaneamente - anche se con motivazioni differenti - in paesi quali gli Stati Uniti (Guerra del Vietnam e battaglie per i diritti civili), la Francia, la Germania e i Paesi Bassi (rivendicazioni studentesche).
Giovani turchi (turco ottomano ژون تركلر turco Genç Türkler o Yeni Türkler o Jön Türkler) è la denominazione con cui la storiografia fa riferimento agli appartenenti a un movimento politico della fine del XIX secolo (prima noti col nome di Giovani ottomani) affermatosi nell'Impero ottomano, ispirato dalla mazziniana Giovine Italia, costituito allo scopo di trasformare l'impero, allora autocratico e inefficiente, in una monarchia costituzionale, con un esercito modernamente addestrato ed equipaggiato. Essi raccoglievano inoltre l'eredità dei Giovani ottomani, movimento semi-clandestino della seconda metà dell'Ottocento che si proponeva obiettivi liberali e costituzionali, contribuendo alla costituzione (Kanun-i Esasi) del 1876. Nel 1915 furono i responsabili del genocidio del popolo armeno, di quello dei greci del Ponto e di quello degli assiri.
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