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Autore principale: Toscana <Granducato>
Pubblicazione: In Fiorenza : appresso Giorgio Marescotti, 1575
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La bistecca alla fiorentina, chiamata anche semplicemente fiorentina, è un taglio di carne di vitellone o di scottona che, unito alla specifica preparazione, ne fa uno dei piatti più conosciuti della cucina toscana. Si tratta di un taglio alto comprensivo dell'osso, da cuocersi sulla brace o sulla griglia, con grado di cottura "al sangue".
La cucina toscana è costituita, principalmente, di piatti e dolci tradizionali che mantengono inalterata la loro preparazione da molti anni. Il pane senza sale è un'usanza che poche altre regioni hanno adottato (come l'Umbria). Pare che l'usanza risalga al XII secolo quando, al culmine della rivalità fra Pisa e Firenze, i pisani misero in pratica prezzi elevatissimi al prezioso cloruro di sodio. Esiste poi anche un'ipotesi che dice fossero gli stessi signori di Firenze ad imporre tasse particolarmente esose per l'uso del sale.In Toscana, la sacralità del pane, ovvero l'importanza di non buttarlo via ma di utilizzarlo anche quando è raffermo, è testimoniata da una lunga serie di antiche ricette ancora molto diffuse: la panzanella, la panata, la ribollita, l'acquacotta, la pappa al pomodoro, la fettunta, la zuppa di verdura, la farinata la minestra di cavolo nero o il Pan co' santi. Altra caratteristica della cucina toscana per eccellenza è l'uso di carni bianche e di selvaggina. I prodotti dell'aia del podere, dove pascolano liberamente polli, tacchini, oche, faraone e piccioni insieme coi conigli e la selvaggina come la lepre e il cinghiale, il fagiano e l'istrice costituiscono da sempre il menu delle grandi feste. Il maiale anch'esso è molto usato, basti pensare al famoso salame toscano, alla finocchiona, al prosciutto conservato sotto sale, al lardo di Colonnata alle salsicce e ai prodotti particolari come il buristo anch'esso frutto dell'ingegnosità della povera gente. Tra i formaggi la tradizione si concentra sul pecorino toscano, come prodotto da conservare: i più famosi quello di Pienza e quello maremmano; mentre troviamo la ricotta e il raveggiolo tra i formaggi molli. Infine grande spazio ai dolci, dove spiccano il panforte, i ricciarelli, i cavallucci, la zuppa del duca, la torta di cecco, i migliacci, i cantuccini di Prato. Nell'ottobre 2008, per promuovere la tradizione toscana, la Regione ha pubblicato la piramide alimentare toscana.
La rosticciana o rostinciana è un piatto tipico toscano e dell'Alto Lazio, a base di carne suina cucinata alla griglia su un fuoco di carbone o braci di legna. È costituita da costine di maiale insaporite con spezie varie (o solo con pepe e sale) distribuite sulla carne prima o dopo la cottura. In Toscana è una carne talmente comune da aver cambiato il nome del taglio di carne.
Il peposo è un piatto tipico toscano, originario dell'Impruneta. La dizione corretta è "peposo all'imprunetina" ma talvolta viene chiamato anche "peposo alla fornacina" . Ricerche storiche fanno risalire la preparazione di questo piatto all'epoca di Messer Filippo di Brunellesco Lapi (1377 - 1446). Durante la costruzione della famosa cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore sembra, infatti, che i fornacini addetti alla cottura dei mattoni facessero largo uso di questa pietanza. I prodotti in cotto dell'Impruneta (giare, orci, anfore, mattoni e tegole) sono molto famosi. Nei forni dell'Impruneta sono stati cotti anche i mattoni per la cupola del Duomo di Firenze del Brunelleschi. La tradizione culinaria e l'antica manualità artigiana della lavorazione del cotto. l fornacini usavano cuocere la carne in contenitori di coccio, posti all'imboccatura del forno, mentre preparavano i mattoni. Per coprire l'odore di una materia prima non sempre freschissima, veniva aggiunta una dose generosa di vino rosso e di pepe in grani. La lunga cottura avrebbe ammorbidito anche la carne più coriacea, che sarebbe diventata una sorta di crema, da gustare accompagnata da razioni abbondanti di pane. La denominazione della preparazione del "peposo all'imprunetina", il cui marchio è depositato presso l'Ufficio Marchi e Brevetti della Camera di Commercio di Firenze, è riservata al prodotto ottenuto in conformità al disciplinare di produzione. Per la preparazione del piatto si utilizzano esclusivamente i seguenti ingredienti: 1. Carne di manzo allevato in Toscana, taglio muscolo o guancia 2. Pepe in grani 3. Aglio (opzionale) 4. Vino Chianti 5. Sale Per la preparazione del "peposo all'imprunetina" a marchio registrato non è ammesso l'utilizzo di nessun altro ingrediente ed in particolare di pomodori, pomodori pelati o concentrato di pomodoro. Il processo di produzione del "peposo all'imprunetina" a marchio registrato prevede le seguenti fasi di lavorazione: a) Riscaldamento del forno b) Rosolatura della carne c) Aggiunta del vino d) Aggiunta del pepe in grani ed eventualmente dell'aglio e) Cottura prolungata f) Presentazione su fette di pane abbrustolito Il forno va scaldato diverse ore prima, ma è ammessa anche la preparazione nel tegame di coccio, sul fornello: in questo caso si taglia la carne a tocchetti della grandezza di una noce e si pone nel tegame rosolandola appena nel suo grasso. Quando la carne sarà rosolata, si aggiunge il vino rosso, in quantità tale da coprirla abbondantemente, e il pepe in grani, in un piccolo sacchetto di garza(opzionale), così da poterlo eventualmente eliminare prima della presentazione e l'aglio. Successivamente si aggiusta di sale. La cottura, che potrà avvenire in forno o su fornello a fuoco bassissimo con spargifiamma, e dovrà protrarsi per almeno tre ore, finché la carne sia quasi completamente macerata. Al termine della preparazione, la carne dovrà apparire come una crema da "spalmare" su fette di pane toscano abbrustolito. La possibilità di conservare la carne per tempi più lunghi, l'introduzione del pomodoro, il miglioramento dei tagli, l'accessibilità economica di pepe e spezie, l'innalzamento generale del tenore di vita hanno inevitabilmente modificato la preparazione, con una serie di varianti, che lo hanno reso più simile a uno spezzatino pepato, da servire come pietanza, rispetto all'originale piatto unico, costituito da una fetta di pane abbrustolito su cui veniva "spalmata" la carne, di taglio povero, lungamente cotta approfittando del calore della fornace, insaporita dal pepe in grani, quindi recuperabile, e dal vino. Qualunque preparazione in ambito domestico o di ristorazione, che voglia denominarsi comunque "peposo", non deve prescindere dal rispetto delle sue caratteristiche fondamentali, quali l'uso del pepe in grani, l'aglio, il vino rosso, la lunga cottura. Il pomodoro deve comunque essere evitato, insieme ad ogni altro aroma aggiunto.
Il capocollo è una parte del maiale compresa tra la testa e il lombo (lonza nel caso del suino). Viene chiamata anche scamerita (in Toscana), o coppa (nell'Italia settentrionale), o locena (in alcune zone dell'Italia meridionale).
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Record aggiornato il: 2021-11-25T02:52:55.793Z