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Autore principale: Raspanti, Ezio
Pubblicazione: Foiano della Chiana (Ar) : Anpi, Sez. Licio Nencetti, 1994
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Per guerra si intende un fenomeno sociale che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati. Nel suo significato tradizionale la guerra è un conflitto fra stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici. Il termine deriverebbe dalla parola werran dell'alto tedesco antico che significa mischia. Nel diritto internazionale, il termine è stato sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall'espressione "conflitto armato", applicabile a scontri di qualsiasi dimensione e tipo. La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume, sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la cambiano nella sua essenza, esaltandola o condannandola. Le testimonianze archeologiche indicano che la guerra fa parte della vita umana da tempo immemorabile: secondo le teorie passate, si presumeva che i primi popoli nomadi (cacciatori-raccoglitori) fossero più pacifici rispetto ai loro omologhi sedentari (coltivatori) degli anni successivi, ma i ritrovamenti dei luoghi di sepoltura di massa in tutto il mondo hanno portato gli studiosi a rivedere questa teoria. Una sepoltura di massa a Jebel Sahaba (nota come Cimitero 117), nel Sudan settentrionale, per esempio, contiene i resti di 61 tra adulti e bambini; circa il 40% dei quali sono deceduti per morte violenta e mostrano gravi ferite o delle punte di freccia incastrate tra le ossa. Questo sito risale all' 11.740 a.C. circa.
La guerra delle Falkland o guerra delle Malvine (in inglese Falklands War; in spagnolo Guerra de las Malvinas) fu un conflitto militare combattuto tra aprile e giugno 1982 tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland e della Georgia del Sud e Isole Sandwich Australi. Alla vigilia della guerra l'Argentina si trovava nel pieno di una devastante crisi economica e di una contestazione civile su larga scala contro la giunta militare che governava il Paese. Il governo, guidato dal generale Leopoldo Galtieri, l'allora presidente, decise di giocare la carta del sentimento nazionalistico lanciando quella che considerava una guerra facile e veloce per reclamare le Falkland, su cui l'Argentina (che le chiama Malvinas, Malvine) rivendicava la sovranità. Sebbene colto di sorpresa dall'attacco, il Regno Unito organizzò una task force navale per respingere le forze argentine che avevano occupato gli arcipelaghi. Dopo pesanti combattimenti, i britannici prevalsero e le isole tornarono sotto il controllo del Regno Unito. Le conseguenze politiche della guerra furono profonde: in Argentina crebbero dissenso e proteste contro il governo militare, avviandolo alla caduta definitiva, mentre un'ondata di patriottismo si diffuse nel Regno Unito, ridando forza al governo del primo ministro Margaret Thatcher. Il vittorioso conflitto diede fiato alle ambizioni britanniche di potenza post imperiale (dopo la grave delusione seguita alla decolonizzazione e alla sconfitta nel conflitto di Suez), dimostrando che il Regno Unito aveva ancora la capacità di proiettare con successo la propria potenza militare anche in una guerra a enorme distanza dalla madrepatria.
La prima guerra mondiale fu un conflitto mondiale che coinvolse le principali potenze e molte di quelle minori tra il 28 luglio 1914 e l'11 novembre 1918. Chiamata inizialmente dai contemporanei "guerra europea", con il coinvolgimento successivo delle colonie dell'Impero britannico e di altri paesi extraeuropei tra cui gli Stati Uniti d'America e l'Impero giapponese prese il nome di guerra mondiale o Grande Guerra: fu infatti il più grande conflitto armato mai combattuto fino alla successiva seconda guerra mondiale. Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo da Gavrilo Princip A causa del gioco di alleanze formatesi negli ultimi decenni del XIX secolo, la guerra vide schierarsi le maggiori potenze mondiali, e rispettive colonie, in due blocchi contrapposti: da una parte gli Imperi centrali (Germania, Impero austro-ungarico e Impero ottomano), dall'altra gli Alleati rappresentati principalmente da Francia, Regno Unito, Impero russo, Impero giapponese e, dal 1915, Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa) di cui oltre 9 milioni non tornarono più a casa; si dovettero registrare anche circa 7 milioni di vittime civili, non solo per i diretti effetti delle operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie. Le prime operazioni militari del conflitto videro la fulminea avanzata dell'esercito tedesco in Belgio e nel nord della Francia, azione fermata però dagli anglo-francesi nel corso della prima battaglia della Marna nel settembre 1914; il contemporaneo attacco dei russi da est infranse le speranze tedesche in una guerra breve e vittoriosa, e il conflitto degenerò in una logorante guerra di trincea che si replicò su tutti i fronti e perdurò fino al termine delle ostilità. A mano a mano che procedeva, la guerra raggiunse una scala mondiale con la partecipazione di molte altre nazioni, come Bulgaria, Persia, Romania, Portogallo, Brasile, Cina, Siam e Grecia; determinante per l'esito finale fu, nel 1917, l'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America a fianco degli Alleati. La guerra si concluse definitivamente l'11 novembre 1918 quando la Germania, ultimo degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio imposto dagli Alleati. Alcuni dei maggiori imperi esistenti al mondo – tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo – si estinsero, generando diversi stati nazionali che ridisegnarono completamente la geografia politica dell'Europa.
La seconda guerra mondiale vide contrapporsi, tra il 1939 e il 1945, le cosiddette potenze dell'Asse e gli Alleati che, come già accaduto ai belligeranti della prima guerra mondiale, si combatterono su gran parte del pianeta; il conflitto ebbe inizio il 1º settembre 1939 con l'attacco della Germania nazista alla Polonia e terminò, nel teatro europeo, l'8 maggio 1945 con la resa tedesca e, in quello asiatico, il successivo 2 settembre con la resa dell'Impero giapponese dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Considerato il più grande conflitto armato della storia, costò all'umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri, con una stima totale di morti che oscilla tra i 55 e i 60 milioni di individui; le popolazioni civili si trovarono coinvolte nelle operazioni in una misura sino ad allora sconosciuta, e furono anzi bersaglio dichiarato di bombardamenti, rappresaglie, persecuzioni, deportazioni e stermini. In particolare, il Terzo Reich portò avanti con metodi ingegneristici l'Olocausto per annientare, tra gli altri, le popolazioni di origine o etnia ebraica, perseguendo anche una politica di riorganizzazione etnico-politica dell'Europa centro-orientale che prevedeva la distruzione o deportazione di intere popolazioni slave, degli zingari e di tutti coloro che il regime nazista riteneva "indesiderabili" o nemici della razza ariana. Al termine della guerra, l'Europa, ridotta a un cumulo di macerie, completò il processo di involuzione iniziato con la prima guerra mondiale e perse definitivamente il primato politico-economico mondiale, che fu assunto in buona parte dagli Stati Uniti d'America. Ad essi si contrappose l'Unione Sovietica, l'altra grande superpotenza forgiata dal conflitto, in un teso equilibrio geopolitico internazionale che fu definito poi guerra fredda. Le immani distruzioni della guerra portarono alla nascita dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), avvenuta al termine della Conferenza di San Francisco il 26 giugno 1945.
La guerra di secessione americana, nota anche come guerra civile americana, fu combattuta dal 12 aprile 1861 al 23 giugno 1865 (l'ultima battaglia terminò il 13 maggio 1865) fra gli Stati Uniti d'America e gli Stati Confederati d'America, entità politica sorta dalla riunione confederale di Stati secessionisti dall'Unione. Nelle elezioni presidenziali del 1860 i repubblicani guidati da Abraham Lincoln sostennero la proibizione della schiavitù in tutti i territori degli Stati Uniti, una proposta che gli Stati del sud accolsero come una violazione dei loro diritti costituzionali. Il Partito Repubblicano, che era dominante nel nord, si assicurò la maggioranza dei voti elettorali e Lincoln divenne il primo presidente degli Stati Uniti repubblicano. Prima del suo insediamento sette Stati del sud, la cui economia si basava sulle piantagioni di cotone e sulla mano d'opera a bassissimo costo costituita dagli schiavi che vi lavoravano, nel febbraio 1861 formarono la cosiddetta Confederazione, separandosi dall'Unione. Nei sei mesi antecedenti alla secessione la popolazione di questi Stati aveva la più alta percentuale di schiavi per un totale del 48,8%.Il 4 marzo 1861 Lincoln dichiarò nel suo discorso iniziale che la sua amministrazione non avrebbe iniziato una guerra civile. Parlando direttamente agli Stati del sud ribadì: «Io non ho intenzione, direttamente o indirettamente, di interferire con l'istituzione della schiavitù negli Stati Uniti, dove esiste. Credo di avere il diritto legale di farlo e non ho volontà di farlo». Le forze confederate presero numerosi forti federali all'interno dei territori da loro reclamati. Gli sforzi per trovare un compromesso fallirono ed entrambe le parti si prepararono alla guerra. I confederati presumevano che i Paesi europei fossero così dipendenti dal cotone da loro esportato che sarebbero intervenuti, ma nessuno lo fece e nessuno riconobbe i nuovi Stati Confederati d'America. Le ostilità iniziarono il 12 aprile 1861, quando le forze confederate attaccarono Fort Sumter. Mentre nel teatro occidentale l'Unione faceva importanti conquiste permanenti, nel teatro orientale le battaglie dei primi anni si dimostrarono inconcludenti. Le campagne confederate dell'autunno 1862 nel Maryland e nel Kentucky fallirono. Lincoln promosse il Proclama di emancipazione, che fece divenire l'abolizione della schiavitù un obiettivo della guerra. A ovest, nell'estate del 1862, l'Unione distrusse la marina fluviale della Confederazione, bloccando quindi gran parte dei loro eserciti occidentali e conquistando New Orleans. Nello stesso anno l'assedio di Vicksburg divise i confederati in due parti separate dal fiume Mississippi e un'incursione del generale confederato Robert Edward Lee a nord si concluse con una disfatta nella battaglia di Gettysburg. I successi occidentali portarono nel 1864 Ulysses Grant al comando di tutti gli eserciti dell'Unione. Le ultime battaglie significative della guerra vennero combattute nel contesto dell'assedio di Petersburg. Il tentativo di fuga di Lee si concluse con la sua resa ad Appomattox il 9 aprile 1865. Mentre le azioni militari volgevano al termine, iniziò l'era della ricostruzione in cui si tentò di recuperare l'integrazione nazionale. La guerra civile americana è stata una delle prime guerre industriali. Le ferrovie, il telegrafo, le navi a vapore e le armi prodotte in serie furono elementi ampiamente impiegati. La mobilitazione delle fabbriche civili, delle miniere, dei cantieri navali, delle banche, dei trasporti e dei fornitori di alimenti dimostrò l'impatto dell'industrializzazione nella guerra, tutti elementi che si sarebbero poi riscontrati anche nella prima guerra mondiale. Tradizionalmente si stima che tra il 1861 e il 1865 vi furono almeno 620.000 morti, ma studi recenti sostengono che 750.000 soldati siano caduti, con un numero imprecisato di civili. Secondo una stima la guerra causò la morte del 10% di tutti i maschi degli Stati del nord tra i venti e i quarantacinque anni e il 30% di tutti i maschi del sud tra i diciotto e i quarant'anni.
Il diritto di ribellione (o diritto alla ribellione), noto anche come diritto alla resistenza, (o diritto di resistenza) è la prerogativa concessa a un popolo dalla sua costituzione di opporsi all'ingiusto esercizio del potere o al potere illegittimo.
La B Italia è la rappresentativa calcistica Under-21 dei giocatori italiani in squadre di Serie B ed è posta sotto l'egida della Lega Nazionale Professionisti B. Precedentemente nota come Rappresentativa della Lega Nazionale Professionisti B, ha adottato la nuova denominazione nel 2011.
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